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Noemi's pov

"scusami anna.." le dico mentre le lacrime mi inondano viso, il dispiacere mi toglie il fiato e il senso di colpa mi straccia il cuore.
Lei mi guarda e non dice niente, ancora perplessa per ciò che stava succedendo.
Niccolò ancora lì, sul ciglio della porta, che mi guarda mentre la frustrazione lo sta divorando.
Niccolò e i suoi attacchi di rabbia incontrollabili mi fanno paura, so che non mi farebbe mai de male ma mi spaventa, mi mette in panico.
Non sono la sua ragazza, non sono la sua donna, non sono la sua lei, non può trattarmi come tale.
Avrei tanto voluto baciarlo, rassicurarlo e scacciare quei mostri di rabbia ed ansia che vivono in lui da anni, sentirlo mio nel momento del bisogno ma il senso di colpa di tradimento, la vigliaccheria nei confronti di Federica mi stava divorando. Perché mi sento in colpa per lei?
Per lei che me lo ha portato via, per lei che ha rubato il mio peter e l'ha reso suo.
Perché sono preoccupata per la sua lei, quando la sua lei sarei dovuta essere io.
Non riuscivo a controllarmi, solo lacrime salate mi rigavano il viso e una leggera forza per respingerlo sul letto. Dopo le scuse a sua madre non ho il coraggio di guardarlo, non riesco più a vederlo dopo avermi oltraggiato.
Ma come cazzo si permette?
Ansia, pianti, colpa, dispiacere, rabbia e tanti sentimenti contrastanti che gironzolavano nel mio corpicino.
I pensieri mi divorano, mi fa male dover vedere Niccolò come una persona cattiva, come una persona spregevole. Io gli voglio bene, so che è una brava persona ma le immagini di prima continuano a gironzolarmi nella mente, non riesco a spegnerle, a fuggire come faccio sempre.
Esco da casa sua mentre i pensieri mi annebbiano la vista, sbatto la porta mentre frustrazione e delusione mi lasciano senza fiato. Appena sento la porta chiudersi riprendo fiato, e scoppio un in un pianto incontrollabile.
Ho perso anche Niccolò?
Ho perso anche la fiducia in lui?
E adesso chi mi è rimasto?
Ombrato, vedo solo nube intorno a me. Non c'è più nulla, più nessuno. Rimango sul ciglio della porta accasciandomi per terra, il fiato comincia a mancarmi di nuovo.
La speranza di vedere Niccolò arrivare, porgermi la mano in segno di dispiacere e poterlo abbracciare, cercando di dimenticare ciò che successo prima.
Le ginocchia che ribattono sul mio petto e la schiena che aderisce al legno della porta di casa sua.
Perché a me?
Cosa ho sbagliato?
Cosa ho di sbagliato?
Sento una melodia, suoni di pianoforte e parole vaghe che riconosco a tratti. È lui, si sta rifugiando in quel maledetto pianoforte. Niccolò ti sto aspettando più di chiunque altro, voglio essere la tua donna, colei con il quale potresti confidarti, la quale ti capirebbe. Decido di alzarmi, mi sto facendo male da sola nel sentire le parole che escono dalla sua bocca in forma di canzone, di andare a casa, sparendo nella mia cameretta, scappando dalle cattiverie di questo mondo. Entro nell'ascensore di casa sua e dopo qualche minuto sono a casa mia.

Appena entrata mi ritrovo mia madre seduta sul divano, preoccupata come non mai. Davvero mia madre è preoccupata per me?
Davvero lei si ricorda di avere una figlia?
Non ricordo come sono finita a casa di Niccolò, nel suo letto, con lui a fianco.
Ricordo solo le sue mani, i suoi occhi scuri bellissimi e il suo sorrisetto da bambino sincero, da innocente.
Ricordo solo il suo calore, il suo amore e la sua forza nel potermi trattenere con lui.
Mi ricordo solo del suo sguardo su di me, delle sue pupille che mi scrutano dalla testa ai piedi, del suo amichetto che cercavo di non guardare.
Vedo mia madre avvicinarsi a me con lacrime che le rigano il viso.
Sta piangendo?
L'ho fatta preoccupare veramente?
Quante domande, poche risposte.
"Sei un'ingrata!" Mi dice guardandomi dritto negli occhi tirandomi uno schiaffo, uno schiaffo così forte che mi lascia a bocca aperta.
Non mi ha mai dato uno schiaffo, ma in quella mano sentivo tutto il suo dispiacere provato nei miei confronti. Come se io le avessi rovinato la vita, come se fossi la rovina della sua stupida famiglia. Come se fossi la rovina di mio fratello, quel ragazzino preferito da tutti, o la rovina di mio padre, un uomo che non mi guarda da anni, un uomo che cena al mio fianco senza vedermi.
La mia famiglia, come se si fossero dimenticati di me.
La guardo mentre lacrime premono sul mio sguardo, pronte ad uscire. Non le darò la soddisfazione di vedermi fragile, dispiaciuta per quella donna che non riesco più a chiamare mamma, perché non c'è mai stata.
Dovrà vedermi forte, non dispiaciuta per lei, come se tutte le cattiverie che mi sta rinfacciando non mi tocchino.
Mentendo di nuovo a me stessa.
"VAFFANCULO" le grido lasciandola a bocca aperta, come se non riconoscesse più sua figlia. Mamma, come pretendi di conoscermi se non mi guardi da anni, se non mi parli sinceramente da tempo?
Mi rifugio nel mio dolore scappando nella mia immensa camera. Sento lei borbottare, rinfacciarmi tutto il dolore che le ho fatto provare, tutto il dispiacere. Batte i pugni sulla porta che ci separa, vuole farsi sentire potente, vuole farmi sentire schifosa, sporca, macchiarmi di vergogna.
Io ricordo quando chiamava le baby sitter per potermi levare dai piedi, quando voleva farmi sparire per poter stare sola con mio fratello.
"Vorrei una baby sitter per una bimba di 9 anni, non dà fastidio ma io non posso seguirla" ascoltavo le sue parole dalla mia camera, seduta al di fianco del mio letto, confusa.
La me bambina che si chiedeva come mai mia madre non mi volesse, il motivo per il quale quella donna non volesse più a guardarmi.
Se fossi io l'errore, se avessi io qualcosa di sbagliato.
In quei momenti dove l'unica persona a volermi vedere era solo Niccolò. Quando Matilde non mi lasciava sola con le mie paure in classe. Adesso dove sono?

Sono stata uno sbaglio per i miei genitori, una delusione immensa nel vedermi.
Riportatemi tra le braccia di Niccolò, nel cuore di Matilde perché ne ho un bisogno immenso.
Il battito cardiaco comincia ad accelerare, le parole di mia madre mi stanno avvelenando, il respiro fatica e capisco che l'attacco di panico è di nuovo presente, di nuovo al mio fianco.
Lui è l'unico a non abbandonarmi, a rimanere in me, nel mio cervello.

<Sei cambiata, sei una delusione> continuo a sentire da fuori la porta, lei che continua a parlare io che mi accascio sul letto mentre la mia camera si innonda di lacrime.
Indosso un altra felpa, diversa da quella arancione ma sempre di Niccolò.
Sempre con il suo odore, sempre con la sua presenza.
Mi stringo più che posso, per non sentire il dolore, per poter scappare da ciò che ho intorno, per poterlo sentire vicino, per poterlo perdonare.
Per poter scappare dalle parole che mi stanno divorando.
Odio la mia vita, io non ce la faccio più.
Prendo il telefono e apro Spotify, Fabrizio mi capisce, mi comprende, mi rapisce. Mi riporta a ricordi che rendono gioiosa la mia vita, che mi fanno la forza per continuare. Mi riporta a Niccolò, io l'ho sempre amato ma me ne sono accorta troppo tardi.
Troppo tardi perché lui aveva già trovato un altra. Niccolò, le tue parole che continuano a rimbombare nella mia testa, le tue labbra che mi fanno agitare, che mi fanno innamorare. Quanto vorrei che fossi mio, il bisogno di sentirti nel mio letto, qualsiasi cosa accada, nascondendoci dai nostri genitori.
Alzo il volume il più possibile, per poter coprire le parole di mia madre che continua a rinfacciarmi tutto. Mi addormento con la musica alta, con la musica che mi riporta a pensieri, al momento, indesiderati ma che allo stesso tempo li alleggerisce.
Mi addormento sperando di sognare la vita che vorrei, con le persone che vorrei.

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Non ho niente da dirvi oltre, abbiate pazienza!

VVB💗

Il moro dell'elementariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora