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Noemi's pov

Mi mostro fragile ai suoi occhi, una bambina incapace di saper trattenere le proprie emozioni, che non riesce ad accettare le dure difficoltà. Mi odio per il mio carattere, un carattere infantile.
Io che non riesco ad accettare le realtà.
Realtà che possono mostrarsi faticose, paurose e bastarde.
Cerchiamo ogni giorno di superare le difficoltà che la vita ci pone d'avanti. Ci si prova continuamente, ci ripetono di non mollare, facile a dirsi.
Quando bisogna scontrarsi con ciò che fa male, quando bisogna guardare la realtà in faccia, negli occhi con tutti i pregi e i difetti che possiede.
Quando bisogna farci i conti senza apparire, senza sembrare, essendo semplicemente se stessi senza filtri, senza inganni.
Quando avresti bisogno di un aiuto, quell'aiuto che non arriva perché sta a te lottare per riuscire ad arrivare in fondo, per poterla contrastare. Ti senti solo, vulnerabile e fragile.
La realtà, continuiamo a rincorrerla cercando di batterla in uno scontro ad armi pare, fino a quando ci rendiamo conto che per sconfiggerla c'è bisogno solo di tempo. Solo il tempo sistema le cose.
Niccolò, le sue mani calde sul mio volto freddo, bagnato. I suoi occhi immensi, le sue iridi che esprimono il suo essere bisognoso, la sua voglia di starmi vicino che mi comunicano con parole chiare e coincise. Quelle iridi che esprimono sincerità, pronte ad accogliere le mie paure, pronte ad ascoltare. Il suo odore che mi fa sprofondare nella verità, che mi fa ammettere di non riuscire a vivere lontano da lui, che portava luce nei miei giorni, che viveva i miei momenti.
Quante volte mi ero ripromessa di non guardarlo, di non scivolare più nel suo sguardo vicino a lui, tante volte quante, invece ero precipitata tra le sue braccia, sempre pronte ad accogliermi. Mai tirate indietro.

Lo guardai, occhi stanchi, marchiati dalle lacrime pesanti, rossi come se mi fossi fatta di qualsiasi sostanza stupefacente.
Mi sento debole, mi sento fragile.
Dovetti alzare lo sguardo, inarcare verso l'alto il viso il più possibile per arrivare al suo color marroncino che tanto mi spaventava, ma che altrettanto mi alleviava dal dolore, per poter incastrare i nostri occhi in una costellazione di luci immense ed infinite.
"Va tutto bene?" dice lui interrompendo il silenzio assordante, che non faceva altro che mettermi in allarme, che continuava a farmi tremare come una foglia in pieno autunno.
Stagioni in contrasto, lui con la faccia da bugiardo, ma con il cuore di un bambino. Cercavo il suo conforto in tutti i modi, desideravo le sue labbra e me ne vergognavo. Una bambina bisognosa, una bambina desiderosa di qualcosa per me innarivabile.
Lui innamorato, io fidanzata con una persona che so di non conoscere, che non sento davvero mia.
I pensieri su di lui che cercano di sovrastare la paura che mi bagna gli occhi senza successo, combino sempre casini.
"si.." mento spudoratamente, adesso ho solo bisogno di andar via senza dire nulla, ho bisogno di andare da Matilde, di starle vicino come merita. Ho bisogno di darle affetto, quello che mi pento di non essere mai riuscita a darle. Lei che è la mia migliore amica, lei che avevo ignorato a lungo pensando solo ai miei problemi. Lei che avevo trascurato, ma che adesso non trascurerò.
"Cosa succede?"
"io-" non riesco a pronunciare nulla, la rabbia che provo per me stessa, mi detesto così tanto da volermi annientare, da potermi zittire una volta per tutte. Mi ripudio da sola per ciò che ho commesso, per essere stata egoista. Singhiozzo ancora, il fiato rubato dal mostro d'ansia ormai mio coinquilino che bussa alla mia porta in maniera costante, ogni giorno.
"io devo andare" dico muovendo il viso tra le sue mani, bisognosa di liberarmi, come se fossi in gabbia, come se non potessi urlare il dolore che mi affligge, che la affligge per colpa mia.
Cerco di mutare ogni volta il nostro grande e grosso seduto sulla mia mente, mento a Niccolò dicendogli di non avere bisogno di lui solo per non immischiarlo in problemi, solo per non fargli provare ciò che sento davvero.
Sento le sue mani stringere sempre più, non ha intenzione di mollarmi,
ma perché?
Perché io?
Perché non è con Federica?
Sento le sue mani scendere bloccandomi alle spalle, ho un muro d'avanti, non ho via d'uscita. Lui impassibile, irremovibile dalla sua decisione come se fosse questione di vita o di morte. Come se volesse farmi ragionare, calmarmi.
"Io non ti lascio, non più"
Rimango spiazzata nell'udire quelle parole uscite con tono dolce e delicato, ma coinciso e convincente allo stesso modo. Parole che odorano di menta e sincerità, non l'ho mai sentito più sincero di ora, più vero.
Parole dette da Niccolò, colui che ha scelto un altra ragazza dimenticandosi di me, dimenticandosi di noi e di quello che avevano vissuto, di quello che avevamo condiviso.
Il rancore che porto dentro, questo maledetto rancore che vorrei zittire ma che mi provoca solo più domande. Un piccolo corpo pieno di domande a cui risposta non c'è, sono una ragazza che vive in una bolla di menzogne e risposte date in modo superficiale.
La mia vita difficile, i miei pensieri turbati.
Ancora non mi conosco, ho quasi 15 anni ed ancora non mi capisco, ancora non mi so descrivere.
Mi sento una persona in un corpo sbagliato, con una mente diversa.
Mi sento un fantasma intrappolato in un corpo che non desidera, che non vorrebbe.
Prima o poi perdo il controllo, ma situazione che cerco di equilibrare di giorno in giorno.
Il filo della mia vita teso da anni nella mia mente che sta per cedere per colpa del moro posto difronte a me, questo ragazzo che mi fa perdere la ragione ogni volta che mi fissa con quei suoi occhi magnifici.
"Devo andare via!" Ribatto con sicurezza nel tono, con occhi fissi. Lo guardo promettendomi di non sprofondare di nuovo nel suo sguardo, voglio prendere il controllo della situazione. Voglio fargli capire una volta per tutte che sono io a comandare il suo pensiero, il suo cuore. Voglio fargli capire che non sempre l'uomo ha la meglio. Voglio sentirmi potente.
Lo guardo dritto negli occhi, ci vedo riflessa me stessa, niente altro. Sguardo di rabbia, sguardo di pressione, sguardo di tristezza e malinconia riflesso nelle sue iridi. I miei occhi piantati nei suoi, che non cadono più, che rimangono indifferenti allo sguardo che prima tanto mi sovrastava.
"Allora ti accompagno" ribatte lui, sfidandomi, facendomi capire che ormai ero io il suo posto. Lui che cerca di essere più forte di me, che non si arrende facilmente. Noi due teste calde.
Due anime differenti, due caratteri uguali. Fragili entrambi a modo diverso, per motivi diversi, entrambi testardi, entrambi rancorosi.
Sbuffo, sto perdendo solo tempo, tempo che potrei non poter più recuperare, perciò annuisco ed abbasso lo sguardo, cercando una tregua, momentanea.
Non hai vinto ancora Moriconi, questa deve essere una battaglia ad armi pari, non puoi sfruttare la mia fragilità che rifletto adesso per poter vincere facile. Io non te la do vinta!
Sento il suo bicipite, colui che mi tratteneva da troppo tempo, rilassarsi. Rilascia la presa liberando le mie spalle dopo svariati minuti.
Non lo guardo più, accendo il telefono, metto la posizione su <mappe> ed incomincio ad avviarmi. Non l'ho più guardato da quel momento, ma sento il suo passo, il suo fiato sul collo, capisco che mi sta seguendo.

Il moro dell'elementariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora