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Infilai di corsa le scarpe, presi il borsone preparato il giorno prima e corsi fuori con il telefono e il libro della lettura corrente in mano. Cammino da giorni d'avanti quella stanza che ogni giorno diventa sempre più scura, sempre più gelida ed ordinata. Sembrava che non ci vivesse più un bambino, ma neanche un uomo, sembrava che non ci vivesse più nessuno. In effetti non guardavo più mio fratello da anni, alle volte mi passava anche d'avanti ma la mia mente rimuoveva istantaneamente la sua figura, quindi adesso non ho propio idea di dove possa essere, continuo a far finta di fregarmene, ma c'è sempre quella piccola ebrezza mista a preoccupazione che mi fa venire i brividi. Chiusila porta, scesi e infilai le cuffie mentre aprii il portone.
"Ao buongiorno"
Urlai, sobbalzai ed alzai istantaneamente lo sguardo, era quel cretino di Niccolò che non la smette più di farmi spaventare, è diventato un maledetto, ma a me piace principalmente per questo suo caratterino infantile.
"Tu sei pazzo"
"Io sono Niccolò, piacere" mi allungò la mano come se si stesse presentando veramente.
"Ma smettila cretino" ribattei io incominciando ad incamminarmi alla fermata, azione che lui ripetè subito dopo, silenziosa poiché travolta dalla depressione del lunedì mattina. La mia scuola mi piaceva, ma il pensiero di dover fare storia con una delle professoresse più stronze dell'istituto mi faceva voltare lo stomaco. Che poi ero sicura che lei ce l'avesse con me, era più che ovvio agli occhi delle mie poche compagne di classe. Incominciai a sbuffare, e a farfugliare parole non molto amichevoli nei confronti di quella donna che tanto povera non si può definire visto che ha un diavolo incarnato in se.
"Quella stronza che sta alla prima ora veramente io non la sopporto" mi voltai verso di Niccolò che mi stava guardando in modo quasi attento, ma ero sicura che fingesse di interessarsi "TI GIURO LEI CE L'HA CON ME, che poi mi stressa come mai nessuno ha fatto e..." continuai a parlare distogliendo lo sguardo da lui solo per poter guardare avanti ma riportarlo sempre verso il suo viso per vedere se mi stava ascoltando per davvero. Menomale che c'era lui, era l'unico con Matilde pronto ad ascoltarmi davvero, in qualsiasi momento della mia vita.
"Che poi oggi deve interrogare e..." mi bloccai, poi mi guardai dietro stranita non vedendolo più al mio fianco. "Perché ti sei fermato?!" Domandai incalcando il sopracciglio.
"Saremmo arrivati" disse lui accennando un sorriso divertito dalla mia goffaggine, dovuta dal periodo pieno di impegni che stavo attraversando. Ero sempre stata una ragazza ordinata, con tutto ciò che doveva fare scritto, un programma che gestiva ogni mio impegno e che mi organizzava persino i pensieri. La mia routine era sempre stata così prima che i miei uscissero dalla mia vita, per loro scelta.
Mi portai una mano alla fronte ed abbassai lo sguardo imbarazzata mentre il mio viso andava letteralmente a fuoco.
"AHHAHAHAHHA"
"Cosa ridi?!" Risposi alla sua risata incontrollabile con un faccino visibilmente in imbarazzo, stringendo le braccia al petto e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sei sciocca" si avvicinò a me entrando nuovamente nella mia bolla, contaminando la mia aria con il suo odore di menta che mi pervadeva, ma ciò non mi dispiaceva.
"Tu sei cattivo invece"
"Nono bimba, io sono realista"
"Va bene Moriconi, rimani con la tua realtà" risposi facendo finta di essere arrabbiata, come toccata da quelle stupide parole che mi espose. Dovevo ammettere che non mi dispiacevano le sue scuse, mi facevano sentire davvero importante per la sua persona.
"Dai cretina" mi prese per il braccio e portò la sua mano calda sulla mia guancia. Quel momento in cui il cuore ha dei soffi immensi, in cui senti le palpitazioni accelerare e il fiato mancare. Era passata una settimana ormai, ma lui mi faceva lo stesso effetto di quel giorno in ascensore, lui era bello da morire da 8 anni. Mi baciò le labbra in modo delicato ma deciso, poi mi spostò i capelli dietro le orecchie. "Ecco, adesso sei bellina ed ordinata" sussurrò
"Tu invece sei bello e disordinato" risposi in modo immediato guardandolo negli occhi scuri come la pece ma immensi come il cielo blu che ci faceva da soffitto. Alla fine era vero, mi ero sempre persa in quegli occhioni tanto da averli studiati anno per anno, tanto da essere riuscita a comprenderli ogni volta senza scambiarci una minima parola, tanto da essere diventati la mia casa e il mio rifugio personale. Ma lui era immenso, tutto questo sei tu.
"Lo so, io sono disordinato.." abbassò improvvisamente lo sguardo cadendo dai miei occhi, spegnendo la luce che aveva nei suoi. Erano le sue insicurezze e le sue paure interne che qualche volta uscivano fuori in maniera vaga, in modo da non farsi comprendere a pieno per rimanere nascoste dentro il suo corpo. Non esponeva mai i suoi dolori se non in maniera leggera senza dar peso a ciò che lasciava trasparire, in modo da poterli avvertire senza studiarli. Gli posai una mano sul volto "ma bellissimo" risposi alzandogli lo sguardo ricevendo un mezzo sorriso in segno di comprensione. Lo abbracciai per farmi il bagno nel suo calore e per macchiarmi del suo odore che avrei continuato ad annusare per secoli, senza che mi mettesse mai un senso di nausea.
Fu il bus a fermarci, salimmo e non ci volle molto a capire che quel giorno eravamo costretti a rimanere in piedi, ad un passo dalla porta per l'immensità della gente che ci si trovava dentro. Si aggrappò con la mano sopra alla presa, si guardava intorno dandomi la favolosa visione del suo bellissimo profilo tanto che rimasi estasiata anche a quella semplice figura, tanto bello che sembrava un modello. Lui se ne accorse, sorrise e mise una mano intorno alla mia vita, spingendomi contro di lui in modo da poter appoggiare il viso sulla sua clavicola tanto accentata, abbastanza calda da potermi assicurare protezione. Chiusi gli occhi e pensai tra le sue braccia. Io e Niccolò eravamo diventati tutto quello che volevamo in questi 8 anni in poco più di unal settimana, o forse quasi tutto. Non sapevo bene cosa eravamo, non sapevo se io e lui stessimo insieme come una coppia o se semplicemente ci stavamo trasmettendo calore con il nostro contatto. Non sapevo cosa lui provasse per me, ero sicura solo io di ciò che provassi davvero per lui. Tutto era esploso, come quando si formò la terra. Il big bang che diede inizio alla nostra avventura, che mi fece passare d'avanti tutti i momenti belli della settimana. Lo sognavo da giorni, da anni ed adesso ero finalmente tra le sue braccia inconsapevole di quanto sarebbe durata, ma felice del momento che mi riempiva il cuore. Lui era la mia gioia momentanea, lui mi aveva insegnato che tutto va vissuto come se fosse l'ultimo momento e io lo stavo vivendo come se tutto potesse improvvisamente cambiare.
Lo avevo incontrato a scuola, adesso mi stava accompagnando a scuola e tutto sembrava come se fosse la prima volta, tutto ritornava come un flashback immenso.

Il moro dell'elementariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora