Surreale

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La prima cosa che feci appena entrata in casa fu dirigermi in camera e buttarmi di traverso sul letto a pancia in su, fissando il soffitto. Mattia aveva deciso di rientrare con me e trascorrere quel giorno insieme, prima di tornare in Veneto. Mi aveva seguita, fermandosi sotto la porta. Non aveva parlato per quasi tutto il tragitto di rientro, ma ero certa che avesse capito che c'era qualcosa che mi stava torturando, ma di cui non ero ancora in grado di parlare, attendeva solo che fossi stata pronta a farlo.

Restai immobile in quella posizione per parecchi minuti, mantenendola anche quando porsi al mio amico la domanda che mi martellava la testa da settimane ormai.

-Mattia, ti sei mai chiesto chi saresti diventato se non avessi amato le moto?-

-Beh, ora che mi ci fai pensare, credo di non essermela mai posta una domanda del genere.- rispose, lasciando lo stipite sul quale era appoggiato con la spalla e prendendo posto al mio fianco.

-Tu te lo sei mai chiesto prima?- Domandò, prendendo ad osservare il soffitto insieme a me.

-Sono giorni che me lo chiedo.-

-E cosa hai concluso?-

-Che non somiglierei affatto a ciò che sono e la cosa, probabilmente, sarebbe positiva perché... Chi sono io? Che genere di vita ho a parte quella lavorativa?-

Mattia voltò il capo per osservarmi.

-Forse il problema non è chi sei, ma dove hai focalizzato tutte le tue energie, tralasciando il resto. Basta impegnarsi un tantino di più per recuperare quello che manca.-

-Recuperare? Ho trentatré anni e al di fuori dei circuiti non ho una vita, non ho una casa mia, non ho nessuno che mi aspetti quando ritorno. Mi sembra di vivere solo per presentarmi alla prossima gara.-

-Forse perché è così.- affermò risoluto, abbozzando un mezzo sorriso.

-Hai avuto qualche contatto con Ernandez, per caso?- Domandò infine.

-Abbiamo fatto l'amore a Misano, ma è successo dopo che avevo creduto di avergli fatto intendere che doveva starmi lontano.-

-Un bel modo per essere convincente!- esclamò, con un sorrisetto che dimostrava di aver compreso cosa intendessi con il prologo di quella conversazione.

-Dafne- proseguì con calma -è questo il problema. Ami due cose che vanno in conflitto reciprocamente.-

-Sì... lo so... - feci una lunga pausa prima di ammettere quella cosa ad alta voce - probabilmente amo più lui del mio lavoro, ma non riesco ad immaginarmi diversa da quella che sono, né riesco a farlo accanto a lui!-

-E perché?- Domandò Mattia, perplesso.

-Perché??? Guardami!! Non somiglio affatto a nessuna delle compagne degli altri piloti! Sono bassa...-

-Già perché Ernandez è un gigante!- obbiettò.

-Sono insulsa e ...-

-Sei zoppa certe volte, giusto?- incalzò prima che potessi proseguire, cosciente che non avrei mai ammesso che quello era il primo dei miei problemi.

-Sì.- annuì mestamente.

-E tu credi che lui questo particolare non lo conosca o che faccia finta di non conoscerlo? Sai che ogni volta che sale su quella moto rischia di diventare anche lui come te? Se non peggio?-

-Oh, non dire queste cose, ti prego!- obbiettai, preoccupata al solo pensiero che potesse accadere una cosa del genere.

-Invece è una possibilità! E sono convinto che Ernandez abbia considerato la cosa ancora prima di noi due!-

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