La gara decisiva

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Una sola gara. Mancava una sola gara alla chiusura del campionato di quell'anno e per la prima volta nella mia carriera mi giocavo il tutto per tutto all'ultima spiaggia. Mi ero sempre guadagnato i campionati con un paio di gare d'anticipo, ma quell'anno tutto sembrava più complicato ed io non ero certamente in forma, mentalmente parlando, come lo ero stato gli anni precedenti.

Faticavo a concentrarmi, faticavo ad allenarmi perché ero quasi costantemente di cattivo umore da Misano e faticavo a stare ad ascoltare le chiacchiere altrui, anche se si trattava delle riunioni con il team. L'unica cosa che volevo era stare in silenzio o in sella, il che alle volte, significa la stessa cosa. Ci sei tu e il rombo del motore, questo per un pilota è da considerarsi vuoto e silenzio.

Avevo incontrato una ragazza in Spagna prima di partire per le tappe asiatiche, si chiamava Helena e, senza troppo entusiasmo, almeno da parte mia, avevo intrapreso con lei una sorta di relazione.

Non provavo nulla e per questa ragione mi sentivo un vero stronzo, pur cosciente del fatto che anche io stesso fossi per lei solo un'opportunità, ma allo stesso tempo avevo bisogno della sua presenza. Non era Dafne, era quanto di più differente si potesse immaginare, ma dalla sua c'era il fatto che parlasse poco, non capisse niente di moto e mi avesse riconosciuto la prima volta che ci eravamo incontrati perché testimonial di una linea di abbigliamento distribuita dal negozio in cui lavorava.

Insomma era un'ottima valvola di sfogo per me, niente di più. Ogni volta che chiudevo gli occhi era Dafne a tornare prepotentemente nella mia mente, nonostante la odiassi, come non avevo mai odiato nessuno dei miei avversari in tutta la mia carriera.

Mi aveva illuso, mi aveva usato, non capivo bene per quale ragione, ma lo aveva fatto, era stata in grado di venire a letto con me mettendosi d'accordo con Miguel, per poi tentare di mandarmi al diavolo per l'ennesima volta. Ero stato più scaltro di lei in quell'occasione però, riuscendo a troncare prima che lo facesse ancora, ricordandomi quale nullità mi considerasse.

Eppure... una nullità mi sentivo da mesi... Perché il cervello continuava a ripetermi che la nostra era stata solo una relazione tossica, mentre durante la notte mi ossessionava, facendomela ritrovare puntualmente in ogni sogno!

Qualsiasi fosse l'ambientamento del mio viaggio onirico, lei rispuntava, a volte senza una vera relazione logica, appariva comportandosi come se nulla fosse cambiato tra noi, come se niente avesse mai turbato il nostro rapporto.

Poi mi svegliavo, restavo ad osservare il soffitto, nel tentativo di non farmi sfuggire le scene che erano state solo frutto della mia mente, in modo che potessero accompagnarmi e torturarmi per il resto della giornata... solo di quelle avrei dovuto accontentarmi, purtroppo.

Ero arrabbiato con me stesso per questo, perché continuavo a torturarmi con l'immagine del suo volto, nonostante fossi pienamente cosciente del fatto che proseguire a quel modo non poteva che inficiare la mia stabilità.

Nelle tappe asiatiche avevo chiesto ad Helena di accompagnarmi e lei aveva accettato di buon grado.

Avevo fatto di tutto per non incrociare mai Dafne, ma alla fine avevo ceduto al desiderio di sentire il suo profumo, anche solo da lontano, andando a congratularmi con Miles quando aveva vinto il campionato, ma senza degnarla di uno sguardo, anche se dentro urlavo, fremevo dalla brama anche solo di incrociare i suoi occhi e tentare di comprendere cosa frullasse nella sua testa.

Probabilmente sapeva già della mia relazione con Helena e avrei tanto voluto capire se si stesse sentendo una schifezza tanto quanto me, per aver bruciato quello che avrebbe potuto essere tra noi.

Alla fine non l'avevo guardata, neanche per un solo secondo, almeno quando poteva rendersi conto di quanto stessi annaspando per non lasciarmi travolgere dall'impulso di prenderla, trascinarla via per i capelli e stringerla, sentirla ancora solo mia, anche solo un'altra volta.

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