Quando meno te lo aspetti

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I giorni che seguirono il mio rientro a casa possono essere riassunti con una singola parola: interminabili. Sembrò quasi che il tempo avesse deciso di fermarsi e lasciarmi sguazzare nell'agonia più profonda.

Attraverso i social avevo appreso le ultime riguardo la salute di Juan, che sembrava stare riacquisendo lentamente la sua vitalità, pur cosciente di avere un lungo percorso riabilitativo davanti, che non avrebbe, quasi sicuramente, inficiato le prime gare del campionato seguente. Si stimava che sarebbe risalito in moto prima della ripresa delle competizioni.

Era un giovedì mattina il giorno che avevo designato per incontrare Alex. Prima di parlare al mio capo della mia nuova condizione, avrei affrontato il discorso con lui. Il ragazzino avrebbe dovuto sapere da me ciò che sarebbe accaduto l'anno successivo e da nessun'altro. Quindi alle 10.00 del mattino ero seduta sul mio divano in attesa del suo arrivo, continuando a ripetere mentalmente quello che di lì a poco gli avrei confessato e tentando di prevedere la sua reazione per capire come comportarmi. Era stato grazie ad Alex che ero tonata ai box, lui contava sulla mia presenza, come avrebbe preso il mio abbandono?

Fu meno complicato di quanto avessi immaginato. Alex era deluso, parlò poco, ma sembrò incapace di reagire in malo modo per non urtare i miei sentimenti. Mi fece solo promettere che, non appena avessi potuto, sarei ritornata al mio impiego.

Per quanto mi sembrò una passeggiata parlare al mio pilota, giunse anche il momento di confrontarmi con il mio capo, il che, prevedibilmente sarebbe stato nettamente più complicato. Fissai un appuntamento con lui e lo raggiunsi in sede aziendale il venerdì seguente nel tardo pomeriggio.

Come alcuni mesi prima, quando dovetti presentarmi alla scrivania di Nucci, mi sentivo nervosa e l'agitazione sembrò non riuscire a placarsi, fino a quando non mi fui accomodata di fronte al mio superiore.

Adriano Miccoli, team leader del reparto corse era un uomo alto e sottile, con i capelli brizzolati ed un'ordinata barbetta bianca, occhi di ghiaccio gentili ed il sorriso facile, l'opposto di Nucci in parole povere.

-Allora Dafne, che avevi di tanto urgente da comunicarmi nel tuo periodo di ferie?- domandò con un sorriso accomodante.

-Credo che ci sia necessità di rivedere la mia posizione per il prossimo campionato perché... sono incinta e immagino che la questione influisca sui nostri rapporti. –

-Mmm...- annuì lisciandosi la barba – Credi che la cosa possa rappresentare un problema imminente? Nel senso che l'astensione obbligatoria dal lavoro parte da due mesi prima della data presunta del parto, tu credi di non riuscire a ricoprire il tuo ruolo fino ad allora? A quanto mi pare di vedere non sei tanto in là con il periodo gestazionale.-

Cosa stava dicendo? Voleva che restassi a lavoro anche se ero incinta?

-No, sono appena entrata nel quarto mese di gravidanza...- blaterai confusa.

-E procede senza rischi?- domandò gentilmente.

-Direi di sì...-

-Quindi perché mi chiedi di sollevarti dal tuo impiego? – chiese con un tono tanto gentile da sembrare quasi un vecchio amico.

-Perché può essere un problema per il team, potreste credere che la mia condizione pregiudichi il mio operato e quando il bambino sarà nato potrei anche non riuscire a gestire i viaggi e dovervi rinunciare...-

-Le soluzioni si trovano quando il problema si presenta, non prima.- sorrise ancora.

-Il che significa?- domandai, ora confusa.

-Vuol dire che sei un ottimo elemento, che non hai mai creato un problema e che riesci a gestire Alex meglio di chiunque altro. Approdare ad una nuova categoria potrà essere difficile per il ragazzo nei prossimi mesi e noi abbiamo bisogno di una persona come te, qualificata nel lavoro e capace di gestire il nostro pilota, sempre se tu te la senti di continuare a lavorare con noi, nonostante il tuo stato e quando avrei partorito... beh ci penseremo quando accadrà.-

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