Il diverso sapore di alcune vittorie

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Niente può renderti più felice di una vittoria nel mio sport. Arrivare secondo o terzo non è contemplato, può bastare per accontentarti o renderti fiero di ciò che hai fatto quando proprio non ne avevi più, ma vincere è un'altra cosa. Quando poi riesci a farlo nel momento in cui pensi che il periodo peggiore della tua vita ti abbia finalmente abbandonato e ti convinci che nulla potrà più andare storto, la vittoria ha il sapore dell'ambrosia.

Avevo affrontato l'idea di disputare il Gran Premio di Misano di umore pessimo al pensiero di quanto mi fosse costato l'anno precedente, ma specialmente per quanto era accaduto in Austria, con quello che era sembrato il capitolo risolutivo della mia vita privata.

Quando Dafne, sul sedile posteriore del mio Suv, mi aveva spinto lontano da se con violenza, scendendo ed allontanandosi, senza neanche voltarsi, mi era crollato il mondo addosso. Non avevo capito cosa era successo, perché se ne fosse andata tanto di corsa e cosa avessi fatto per farla fuggire. L'avevo lasciata andare ed ero risalito al posto di guida, vagando per ore in quel luogo che conoscevo appena. Ritornato al mio motorhome per il resto della notte avevo tentato invano di riposare, senza riuscire a farlo davvero. La mattina dopo, appena incrociato Miguel comprese, senza che ci fosse bisogno che parlassi, la causa del mio malumore.

Diaz aveva una particolarità, la definisco così perché non so esattamente se definirla pregio o difetto: riesce a farti incazzare a morte con qualcuno anche se questa persona non ti ha mai fatto nulla di male. Aveva usato spesso questa capacità, specialmente con i miei avversari, quando in passato mi ero trovato a giocare un mondiale per poche decine di punti.

Infatti quella domenica in Austria ero talmente incazzato con Dafne che desideravo non incrociarla mai più per tutta la vita.

Non riuscivo a capire perché continuasse ad allontanarmi, nonostante avessimo chiarito le ragioni della nostra prima rottura un anno prima, nonostante l'avessi cercata più e più volte, letteralmente umiliandomi. Fu proprio questo termine usato da Miguel a caricarmi di rabbia durante il Gp di Spielberg, "Umiliazione".

Basta ero stanco di correrle dietro, vedendola puntualmente sfuggirmi come acqua tra le dita. Diaz aveva ragione, non si meritava tutte quelle pene.

Arrabbiato e colmo d'ira, avevo guidato al Red Bull Ring alla carica, quasi assaltando la pista e i miei avversari con un'azione di guerra e avevo vinto! Avevo vinto, ma a cosa mi erano serviti quei pochi minuti di adrenalina se, una volta solo, ero tornato ad autocommiserarmi per l'incapacità di tenermi stretta l'unica donna che avessi mai amato?

Sull'onda di questo stato d'animo avevo messo piede a Misano, cercando di ignorarla quando l'avevo incrociata, ma sentendomi pugnalato quando voltavo lo sguardo, facendo finta di non averla mai vista in vita mia. Non voglio neanche ricordare l'ira che mi travolse quando Miguel mi informò dello spot che avrei dovuto girare il lunedì dopo la gara insieme a Sofia. Non la volevo vedere, era stata una delle ragioni per cui Dafne aveva gradualmente deciso di allontanarsi da me e l'aveva pubblicamente offesa in casa mia. Fare del male a lei era peggio che farlo a me.

Quella notizia tanto fastidiosa si era poi trasformata nella migliore che potessi ricevere. Miguel era riuscito a convincerla a farmi cambiare idea ed era successo quello che da mesi potevo sognare e basta: era tornata da me, avevamo fatto l'amore e speravo che finalmente le cose si sarebbero aggiustate.

Per questa ragione la vittoria di Misano era stata la migliore di quell'anno. Avevo vinto, avevo di nuovo lei e nulla poteva togliermi quella sensazione di completo appagamento.

Durante le interviste post gara mi fu ripetuto da diversi giornalisti che quel giorno avevo un sorriso diverso, che sembravo più sereno ed infatti lo ero, almeno fino a qualche ora più tardi. Come potevo immaginare che non l'avrei trovata quando conclusi tutti gli impegni legati alla vittoria? Non me lo sarei mai aspettato dopo la notte trascorsa insieme, ma mi imposi di giustificarla, lei aveva degli impegni completamente differenti dai miei e magari mi avrebbe raggiunto telefonicamente più tardi. Non accadde. Non mi cercò anche quando si fece buio, neanche a notte inoltrata, quando ero convinto avesse avuto a disposizione anche un solo momento per chiamare me.

Per quanto potessi apparire un duro sulla moto nelle competizioni, con lei ero solo un idiota. La mattina seguente la cercai, informandola che avrei girato lo spot con Sofia e poi l'avrei raggiunta ovunque si trovasse. Avrei dovuto aspettarmelo dal silenzio della sera precedente che qualcosa non andava, che avrei dovuto preoccuparmi. Invece non lo feci.

Mi recai sul set, mi preparai indossando gli abiti della nuova collezione dello sponsor e attesi che anche Sofia fosse pronta. Quando ci misero in posa per i primi scatti, prima ancora di prendere a girare, lei mi osservò. Era bella, non c'era che dire, una donna straordinariamente sensuale e capace di attirare l'attenzione solo sbattendo le ciglia, ma più la guardavo, più mi chiedevo, a parte l'aspetto, cosa mi avesse permesso di restarle accanto per tutti i mesi in cui eravamo stati una coppia. Era vuota, sapeva parlare si e no di quattro cinque argomenti e sottovalutava quello che facevo io, come se avere un bel faccino la rendesse superiore a me.

-Tutto bene, Juan?- mi chiese continuando a tenere gli occhi fissi all'obiettivo.

-Mai stato meglio!- tagliai corto, non avevo nulla a che spartire con lei, oltre che quello sponsor.

-Ho saputo che hai fatto il bambino capriccioso prima di accettare questo lavoro. Comprendimi, non piace neanche a me dividere l'obiettivo con un tizio che mi ha sostituita con una povera sfregiata, ma il lavoro implica serietà. Tu quella non ce l'hai mai avuta.-

-Per quanto riguarda te invece, a parte la serietà, è l'umanità che ti manca, mentre di superbia ne avresti da vendere. Proprio per questa ragione ti ho "Sostituita". Eri diventata intollerabile.- pronunciai a denti stretti, osservandola di traverso, espressione che più tardi venne tradotta come uno sguardo malizioso e scelta per immortalare l'evento.

Sofia sorrise falsamente voltandosi a guardare verso di me.

-Mi dispiace per te Juan, non riuscirai ad offendermi.-

-Lo so, non hai sentimenti umani e non saresti in grado di capire.-

Sofia continuava a sorridere maliziosamente all'obiettivo, sembrava divertita, mentre io non vedevo l'ora di abbandonare quel posto e andarmene.

Avevano scelto come set una meta balneare italiana non troppo lontana da Misano, il che significava che in poche ore avrei potuto raggiungere Dafne e trascorrere la seconda metà della giornata in sua compagnia. Questa prospettiva mi infondeva la voglia che mi mancava di fare quella cosa stupida. Ero un pilota, non un attore, non un modello e quello non era affatto il mio ambiente, ma purtroppo dovevo sottostare al dio Denaro, accettando il coinvolgimento anche in quel genere di attività.

Cambiammo abiti almeno cinque o sei volte, o ogni volta dovevamo scattare un centinaio di foto. Le riprese furono tenute mentre ci fotografavano, quindi il tutto sembrò durare meno, ma stare così vicino a Sofia mi metteva di malumore. Sorridevo, la guardavo, ma avrei voluto solo mandarla al diavolo.

Non parlammo per quasi tutta la durata delle riprese, almeno tra di noi, scambiammo solo quelle due battute appena incontrati e una volta che tutto fu concluso, me ne andai senza neanche salutarla.

La prima cosa che feci fu prendere il cellulare trovando un messaggio di Dafne, e leggere quelle quattro parole mi mise immediatamente di buon umore. Dovevo vederla, perché ero sempre più convinto che incontrala era stato il momento più fortunato della mia vita. Era primo pomeriggio ed ero contento, avremmo avuto a disposizione un bel po' di tempo da trascorrere insieme.

Montai in auto e composi il suo numero prima di prendere la marcia.

-Juan?- rispose quasi al primo squillo.

-Velma, io ha finito. Sono poco lontano de Misano. Te raggiungo muy rapido.-

-Ok, ti mando la posizione... Juan, sii prudente, ok?- si raccomandò, facendomi sorridere.

-Està Bien. - cantilenai, come un bambino che parla a sua madre. - Hasta luego mi amor.- conclusi, riagganciando.

Adesso sì che tutto andava a meraviglia.


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