Amavo il Jazz. Amavo la sua musicalità profonda, il suo essere diretto e persuasore, e la facilità con la quale riusciva a rilassare anche gli animi più accesi. Oltre ad essere un miorilassante naturale per il sottoscritto, era anche in grado di fare concentrare l'avvocato che era in me, durante esaminazione delle arringhe e dei documenti inerenti a quella sentenza di divorzio che profumava tanto di promozione. Mi facevo cullare dalle sue note calde, mentre con gli occhi scorrevo su ogni singolo foglio, in cerca di una sbavatura o di un errore di battitura. La luce soffusa della mia lampada Churchill con paralume verde, illuminava il mio piccolo studio in un attimo non appesantendo l'atmosfera, rendendolo accogliente e sofisticato allo stesso modo. Di solito, ero un fan del moderno più eccentrico, ma quando si parlava di lavoro e di avvocatura, il mio stile cambiava nettamente. Infatti, non a caso, il mio piccolo studio, era in linea con tutto quello appena citato, riportando un'impronta classica dei mobili in legno massello e dai tappetini in pelle fissati sulla base della scrivania. Cominciai tamburellare sui fogli con la mia stilografica seguendo il ritmo del contrabbasso di fondo, quando mi resi conto di aver passato tutto il pomeriggio dietro a quella sentenza del cazzo.
Ero diventato come mio padre? Tutto lavoro e niente divertimento?
Mi buttai sullo schienale in pelle verde bottiglia dietro di me, sbuffando rumorosamente. Incrociai le mani all'altezza dell'addome chiedendomi che cazzo ci facessi rinchiuso nel mio studio il sabato pomeriggio. Arricciai le labbra ricordando a me stesso che Dario sarebbe andato a quella festicciola ideata dall'agenzia di Anita, con il chiaro intento di replicare quello che aveva fatto la prima volta al Rencontre. Mirko era da sempre stato off-limits dai tempi delle medie, figurarsi se usciva con me il sabato sera anche per una birra. Avrei potuto chiamare quel minchione di Tancredi, ma il risultato sarebbe stato, una serata all'insegna del suo ego smisurato e del suo menefreghismo, cosa che soprassedevo durante le ore lavorative, ma che non tolleravo minimamente fuori da quella bolla. Alzai il capo perdendomi nella contemplazione della libreria che avevo dietro di me, per poi voltarmi con tutta la sedia verso di essa. La mia attenzione fu attirata da un piccolo mappamondo in madreperla, acquistato in uno dei miei viaggi in Corsica. Non era molto grande, ma era molto bello e ben fatto. Era un piccolo gioiello in quella miriade di libri e altre cianfrusaglie di piccolo e medio valore. Era l'unica cosa che aveva attirato la mia attenzione, e la cosa non passò inosservata al sottoscritto. Non so bene per quale inspiegabile motivo, mi ero soffermato su di esso, ma la cosa ancora più inspiegabile fu come, quel piccolo oggetto, mi ricordò un'altra piccoletta di mia conoscenza dai capelli color paprika. Sorrisi davanti a quel piccolo mappamondo alzandomi in piedi e infilando le mani nelle tasche della tuta nera che avevo scelto per stare a casa. Mi aveva stregato. Mi aveva fatto un cazzo di sortilegio, altrimenti non si spiegava il perché non riuscivo a togliermela dalla testa. E la cosa peggiore era che mi aveva dato il due di picche prima di uscire sculettando da casa mia. Era stata oltremodo chiara sul discorso questioni private, e su come un "quinto" come me, non aveva il diritto di sapere cosa succedeva dopo che ci chiudevamo la porta alle spalle. Qualche settimana prima, mi avrebbe trovato propenso e ben felice di non farmi i cazzi suoi, ma in quel momento, l'unica cosa che volevo sapere era dove lei fosse e se stava adempiendo a quella promessa estorta durante quella scopata. Tutto quel rimuginare e riflettere sulla piccoletta, innescò dentro di me una voglia incontrollabile di caffeina e nicotina combinate tra loro, portando me e i miei arti verso la cucina. Durante il percorso però, non mancai di dare nuovamente un'occhiata in giro e gongolare ogni qualvolta mi soffermavo su un soprammobile rotto o un'altro fuori posto. Uno in particolare attirò la mia attenzione facendo spuntare sulle mie labbra un sorriso diabolico: la sua collanina tolta di fretta e furia mentre scopavamo come ricci nella madia in salotto.
Avevo appena trovato il mio lascia passare per presentarmi a casa sua senza avere un vero pretesto e scoprire cosa aveva di così importante da fare.
Mi vestii di tutto punto per non lasciare niente al caso. Indossai una camicia nera con colletto aperto, pantaloni e cintura dello stesso colore e cappotto color cammello con pochette infilata nel taschino del medesimo colore dark. Sicuramente non era un abbigliamento da collana smarrita, ma era un outfit per farle capire che anche io avevo qualcosa di meglio da fare dopo.
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Quello Che Non Sai Di Me
ChickLitSaverio Monte è un affermato e brillante avvocato con il vizio delle donne e del sesso senza impegni. Costretto, suo malgrado a partecipare all'organizzazione per il matrimonio del suo migliore amico, si ritroverà invischiato in situazioni divertent...