Imprecazioni E Nomi Di Battesimo

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La rabbia è un sentimento primordiale che ti trascina e ti annebbia la mente. Un sentimento così forte, che si impossessa totalmente del malcapitato facendogli compiere anche cose che a mente lucida non si sognerebbe mai di fare. Ed era proprio quello è che era successo a Dario e successivamente ad Anita. Erano stati proprio rapiti da questo sentimento viscerale e ormai, la cazzata era bella che fatta.
Dopo aver ascoltato Anita e il suo monologo sull'amore provato per il dottore, mi rifugiai nel sapore liquido e intenso di un martini con vodka seduto al bancone del bar. Da lì, riuscì a vedere quello che successe dopo, e a mio dire, era tutto un programma.

Anita, era scoppiata a piangere in preda all'ira.
Claudia, cercava di scusarsi in qualche modo per essere stata stronza con lei.
E Ginevra... beh, lei era Ginevra.

Qualsiasi parola mi sarebbe venuta in mente in quel preciso momento, non avrebbe racchiuso a dovere quella piccoletta tutto pepe. Si era spostata tra i tavoli e i divanetti ancheggiando e sistemando quella coda alta che avrei tirato molto volentieri. Il vestito che portava sembrò una specie di sottoveste, apparendo più attillato di prima e trasparente. Notai, deglutendo a fatica, i suoi glutei muoversi ad ogni passo capendo solo allora che portava biancheria intima invisibile o addirittura inesistente. Mosso da una voglia irrefrenabile di lei, iniziai a fregare le mani sulle ginocchia tirate su grazie a quelle sedie alte. Era un andare avanti e indietro senza sosta consumando quasi la stoffa sottostante. All'improvviso si mosse verso i suoi stivali, tirandoli verso l'alto, scoprendo quelle cosce avvolte dalle calze autoreggenti. Ebbi la salivazione azzerata in un momento. Cercai quel bicchiere che fino a qualche minuto prima stringevo nella mano alla cieca. Non guardai neanche dove stavo mettendo la mano, per non perdermi neanche un fotogramma di Ginevra.

Quell'idea mi fu fatale. Tirai maldestramente il bicchiere rovesciandolo per metà sui miei pantaloni. Mi alzai come un coglione che aveva preso la scossa, imprecando e cercando di togliere quel liquido dai pantaloni e sul pacco.

« Non credevo non sapessi tenere in mano neanche un bicchiere. Eppure sei abbastanza bravo nella manualità... »

« Mi stai prendendo di nuovo in giro? », domandai alzando lo sguardo mentre tamponavo la parte interessata con un tovagliolo.

« Come non potrei? Sei così coccoloso quando fai trasparire questi momenti da ragazzo sfigato. »

« Addirittura, sfigato? », sorrisi divertito mettendomi in posizione eretta.

« È quello che vedo... »

« Sai che la punizione di cui ti ho accennato le dinamiche ieri, è sempre valida, no? »

« Dimmi dove e quando... », sussurrò avvicinando le sue labbra al mio orecchio sinistro. Così vicino che sentii le sue labbra sfiorarmi il lobo.

« Anche adesso... », replicai facendomi scappare quel mezzo sorriso compiaciuto.

« Bene, andiamo allora... », la sua mano destra si insinuò dentro la mia trascinandomi di peso verso l'uscita. Uscita che persi di vista, concentrato com'ero a guardarle il fondoschiena.

Non appena fummo fuori, non ebbi neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo. Mi ritrovai la sua lingua dentro la mia bocca in un susseguirsi di colpi ben assestati. La cosa non mi intimorì, anzi, la trovai un'ottima idea e una buona occasione per afferrarle quel sedere che avevo osservato e bramato per tutta la serata. Lo strinsi nella mano destra con fervore ansimando come un adolescente arrapato.
Poi, senza preavviso, come era iniziato, lei si staccò da me indietreggiando di qualche passo. Si passò il pollice sulle labbra cercando di sistemare il Lip gloss che si era sbavato nella foga del momento

« E questo bacio? », domandai strisciando i denti sul labbro in questione.

« Avevo voglia di baciarti. »

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora