Il Ballo Delle Debuttanti

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Durante la mia permanenza allo studio, tra una relazione da redigere e lo sguardo contrariato di Cristina su di me, non feci altro che spulciare Google da cima a fondo in cerca di risposte a quello che era successo qualche ora prima. Uno dei siti che saltò subito all'occhio e, che sembrò darmi tutte le risposte necessarie fu l'infallibile Wikipedia.

" Disfunzione erettile:

Tra le più comuni cause psicologiche vi sono l'ansia, la depressione, conflitti intrapsichici profondi ma anche lo stress e i condizionamenti ambientali. Altra causa può essere una scarsa intesa col partner, in senso sessuale ma anche emotivo e affettivo." 

Bingo! 

La risposta era chiara. Era tutta colpa di Dario e di Cristina. Non c'era ombra di dubbio. Dario perché mi stressava con tutta la storia di Anita, e Cristina perché alla fine non mi piaceva poi così tanto. 

Era logica. 

Dopo ore passate sui fogli e facendo dettati su dettati a Tancredi, preparai la ventiquattrore per andare via da quel posto che iniziava a starmi stretto. 

« Saverio! », sentii la voce di Fabrizio chiamami in lontananza mentre firmava dei fogli volanti portati dalla sua segretaria.

« Ohi. », risposi chiudendo la porta del mio studio. E adesso che succedeva? 

« Vai via? », chiese parandosi davanti a me portandosi le mani in tasca.

« Si, ho un impegno tra poco con mio compare e la sua futura moglie. »

« Una bella seratina quindi! », replicò lui quasi prendendomi per il culo.

« Diciamo di sì… », risposi cercando di sistemare la cravatta e facendo qualche passo. 

« Ti ricordo che tra qualche giorno ci sarà la sentenza di separazione. Ti voglio in forma. E niente cavolate con segretarie e stagiste, intesi? », disse guardandomi da marpione quale era.

Aveva già saputo la mia scappatella con Cristina dentro la cucinetta? 

« Oh no Fabrizio, puoi stare tranquillo! Niente e nessuno mi distrarrà! », risposi continuando i miei passi verso l'uscita. 

Volevo scappare da lì.

« Bene, perché non mi piace perdere…  », affermò freddo e distaccato Fabrizio non staccandomi gli occhi di dosso. Neanche quando entrai dentro l'ascensore distolse lo sguardo. Era come se volesse vedere l'effetto che avevano fatto le sue parole su di me. 

« Neanche a me… », risposi un attimo prima che l'ascensore si chiudesse tra i nostri sguardi di fuoco. 

Quel suo atteggiamento da capo onnipotente non mi piaceva per niente. Sicuramente si sentiva minacciato dal mio comportamento un po' menefreghista e spregiudicato considerando quello che c'era in ballo con quella sentenza di divorzio. 

Potevo anche capirlo, ma non doveva rompere il cazzo.

Dopo essere tornato a casa, ed aver fatto una doccia veloce ma accompagnata sempre dal mio bagnoschiuma gelsomino e lime, passai tra i miei capelli mossi, la lozione suggerita dal mio barbiere di fiducia per avere capelli perfetti. Decisi, in comune accordo con me stesso, che tutto quello che era successo nell'arco della giornata, non avrebbe influito negativamente sulla serata che stava per iniziare. Pur essendo una di quelle serate del cazzo, con tanto di signorina Rottermeier, potevo come sempre trarne giovamento. In primis volevo soddisfare la richiesta fatta dalla piccoletta tutto pepe, e in secundis volevo portare a termine quello che avevo iniziato la sera prima. Così, più energico di prima, e armato di belle speranze, mi avviai verso il garage con la sigaretta in bocca e il mio spezzato composto da pantalone beige, camicia bianca e giacca blu.  

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora