Quello Che Non Sai Di Me

Vino E Musica Francese

Durante gli anni felici e spensierati passati al liceo classico Beccaria, tra una scopata fatta durante le Olimpiadi di matematica e le pomiciate senza pietà dietro la biblioteca, imparai anche tante altre cose. Imparai presto che la matematica non era un'opinione e che la storia dell'arte era un optional non richiesto. Tra le materie di cui potevo vantare voti alti, ma altrettante domande esistenziali, figurava la fisica. Una materia che amavo e odiavo al tempo stesso e che aveva lasciato delle nozioni importanti in un punto sconfinato del mio cervello. Nozioni, che in quel preciso frangente, riaffiorano dandomi la risposta a quello che era appena successo: La legge gravitazionale universale.

La legge di gravitazione universale di Isaac Newton afferma che nell'Universo ogni punto materiale attrae ogni altro punto materiale con una forza che è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.*

Ed era proprio quello che era appena successo tra il professorino e Anita.

« Ma cosa è successo?! » esclamò Mirko, vedendo tornare i due incidentati da chissà dove.

« Abbiamo avuto un'incidente... », rispose Anita abbassando lo sguardo. Forse perché gli occhi di Dario avrebbero perforato anche un muro di cemento armato?

« Ma in che senso incidente?! » chiesi alludendo a qualcosa di sessuale per alzare un po' l'asticella della sopportazione di Dario.

In un attimo, un silenzio imbarazzante calò fra tutti i presenti, ma soprattutto su Anita che si morse il labbro inferiore. Il tutto fu notato da Dario che mi lanciò subito un'occhiataccia prima di avvicinarsi alla sua amata.

« Ma tu stai bene?! », domandò scrutandola con apprensione neanche fosse caduta dal quinto piano.

« Si... si... Io sto bene... E che sono rimasta chiusa dentro il bagno, e sarei rimasta lì dentro chissà per quanto tempo, se non fosse arrivato Alessandro... »

« Wow! Abbiamo un eroe! Sono quasi commosso! » esclamai con enfasi portandomi la mano sinistra sulla bocca come a trattenere le lacrime.

« Ok, fammi vedere cosa ti sei fatto... » disse Mirko ignorandomi, avvicinandosi ad Alessandro che nel frattempo si era seduto in una sedia di fortuna. iniziò ad esaminare il piede guardandolo e muovendolo delicatamente verso l'alto.

« Così ti fa male? » continuò Mirko spingendo verso la pianta del piede.

« No... »

« E in questo modo? » proseguì facendo roteare il piede.

« Un pochino... »

« Credo che non ci sia niente di rotto, è solo una storta alla caviglia... »

« Sia ringraziato il cielo! Adesso possiamo andarcene?! » esclamai alzando le mani in segno di vittoria.

Finalmente era finita tutta quella serata del cazzo.

« Si, credo che la lezione sia finita qui! » confermò Linda ridendo anche lei alla battuta comica del sottoscritto.

Tutti piano piano si avvicinarono all'uscita tranne Dario che guardava ancora la coppia di piccioncini sottecchi come per capire quale sarebbe stata la loro prossima mossa.

« Allora andiamo? » chiese Alessandro prendendo Anita per mano.

Ahia, mossa sbagliata professore.

Seguitai ad aspettarlo nella speranza che non facesse qualche cazzata. Perché gli elementi c'erano proprio tutti: Lui, l'altro e la madre dei suoi figli.

Non so bene il perché, ma vederlo così mi faceva venire strane idee in testa. Lui non era mai stato interessato all'amore, era un dato di fatto. E lo era dalle superiori per l'appunto, quando si scopava una appena conosciuta o quando si isolava in silenzio sedendosi in una delle grandi finestre che si trovavano a ridosso delle scale. Lui era così. Nessuna emozione trapelava nei suoi amplessi, nessun segno di innamoramento nei suoi occhi. Il nulla. Le uniche volte in cui vedevo un po' di umanità in lui era quando era con sua nonna o quando stava con me o con Mirko. Poi, il mondo poteva anche farsi fottere, a lui non interessava. Fino a quel momento.