Quello Che Non Sai Di Me

La Rappresentazione Della Pazzia Umana

« Credevi davvero che volessi stare con te? », chiese prendendo la sigaretta tra le sue labbra aspirandone il fumo. Il suo atteggiamento, tra lo sbigottito e il divertito, era tutto quello che trapelava dalla sua persona. Nessun segno di "amore" o altro. 

« Non hai fatto niente per non farmi credere il contrario mentre ti scopavo. », risposi preso da una rabbia e dal mio spirito di conservazione. Nonostante tutto, cercavo di tenerle testa. 

« Appunto. Era solo sesso, Saverio. Niente uccelli che cinguettano né campane che suonano a festa. Ci siamo divertiti, nient'altro! », i suoi occhi azzurri in contrasto con i suoi capelli color ebano, si accesero deridendomi e spogliandomi di ogni mia convinzione 

« Non avrai sentito gli uccelli, ma il mio l'hai sentito forte e chiaro! », esclamai sorridendo amaramente. Ero ferito e indignato per tutta quella situazione del cazzo. 

« Ma quanto sei divertente… », rispose oltrepassandomi e dandomi una spallata. 

« Monica. », la chiamami sbuffando. In realtà non volevo comportarmi così  Ero stato un bastardo, ma solo perché lei mi stava facendo soffrire. L'afferrai per il braccio incrociando i suoi occhi color miele. «  Scusami, ascolta, io non volevo dire quello che ho detto… »

« Beh, sai che ti dico? Non mi interessa. Non mi interessa se hai queste uscite da stupido, o se ci resti male, perché alla fine non cambierà quello che provo per te. »

« E cosa provi? », domandai prendendola per le guance. 

« Sicuramente, non quello che provi tu. »

« Ma abbiamo passato dei bei momenti insieme, anche in gita mi sembravi… »

« Innamorata? », domandò ancora una volta facendosi scappare una risata. « Sa, io non sono mai stata innamorata di te. »

Sentii subito una doccia gelata cadermi lungo tutto il corpo. Come avevo potuto caderci? Cosa pensavo che lei mi avrebbe davvero amato? 

« Monica… », sussurrai con il cuore spezzato in due. 

« Mi dispiace, Saverio. Ma io non posso continuare così. Non posso legarmi a te. », la sua voce che da prima sembrava determinata e spavalda, sembrò vacillare dandomi il coraggio per dirlo. Dovevo dirlo. Doveva saperlo. 

« Monica, io ti amo. », dissi con un filo di voce e il cuore che batteva all'impazzata.  

« Conservalo per bene questo amore. Conservalo per la ragazza giusta. », sibilò togliendo le mie mani dal suo viso. « Addio Saverio… »

Sobbalzai dal letto portando entrambe le mani sul viso. Ero un bagno di sudore, e quello era, il peggior incubo che avessi fatto in trentaquattro anni di vita. Feci svolazzare le coperte che mi coprivano neanche fossero state repellenti facendole cadere a terra. Sentivo la pelle bruciare. Come se quel sogno mi avesse marchiato a fuoco. Quell'esperienza che avevo fatto a sedici anni, aveva cambiato tutto. Aveva cambiato per sempre il mio modo di vedere le cose e il pormi con le ragazze, pur rimanendo gentile ed educato. 

E perché mai adesso dovevo vederla diversamente? 

Ginevra si presentava proprio come Monica, e io non avevo tutta quella voglia di diventare il suo zerbino. L'amore, o qualsiasi cosa si avvicinasse lontanamente a quel sentimento, era da evitare come la peste. E quel sogno, quasi come una premonizione, mi stava mettendo in guardia. Non potevo lasciarmi andare a qualcosa che mi avrebbe spezzato il cuore o che me lo avrebbe strappato senza pietà. Ormai avevo capito da tempo che era tutta una perdita di tempo ed energie, e che non mi sarei fatto fregare. 

Allora perché mai sentivo tremendamente irrequieto? 

Mi alzai da letto con una nuova idea in mente: dovevo fare retromarcia. Non erano affari miei se lei aveva avuto una relazione con quel hippie, non era affar mio se ci era rimasta male o le aveva fatto un buco nel cuore. Io dovevo solo essere il quinto e scoparla all'occorrenza. Le parole filavano lisce nella mia mente, ma il mio cuore si fermava ogni qualvolta finivo di elencare tutto quello che avrei dovuto "fare".