Voglio Tutto Di Lei

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L'ottimismo, diceva Tonino Guerra in un vecchio spot pubblicitario, è il profumo della vita. Io invece, lo definirei più che altro un arbre magique all'ananas, tanto per citarne uno a caso, che ti entra nel naso e ti brucia quasi le narici e ti porta il mal di testa. Quel profumo nauseabondo che non ne avevi la necessità e di cui i vantaggi sono pari a zero, per essere chiari. Eppure, pur non essendo di mio gradimento, e pur trovando tutto terribilmente catastrofico, quel profumo mi perseguitava dandomi ancora la forza per andare avanti e trovare davvero qualcosa di positivo in quella faccenda del cazzo. Dopo essermi quasi dichiarato a Ginevra, e dopo essere tornato a casa con niente tra le mani, i giorni si erano susseguiti come nulla fosse successo. Lei veniva da me e mi scopava a sorpresa, e io rimanevo sul divano a guardare il soffitto in attesa di una grazia. Le cose non andavano bene neanche per il dottor Mancini, che aveva passato quei giorni in solitudine totale sul divano a guardare le repliche di casa Vianello e la Tata.

Come ci eravamo ridotti.

L'unica cosa che mi dava quel pizzico di allegria e che allietava la mia mente con pensieri che non fossero riconducibili a Ginevra, era l'addio al celibato del dottor Testi. Immaginare la sua faccia terrorizzata e da cucciolo spaurito, mi fece scappare un sorriso da quella mia posizione da ebete che guarda nel vuoto. Ormai era consuetudine perdermi nei meandri della mia mente, mentre allo studio si avviavano frementi i preparativi per le vacanze natalizie. Era un continuo via vai, ed io da perfetto imbecille, me ne stavo seduto davanti alla mia scrivania con una mano sulla bocca e l'altra tamburellavo i polpastrelli sul tappetino di pelle della mia scrivania.

« Buongiorno avvocato! », gridò Tancredi, riportandomi alla realtà.

« Si può sapere che cazzo ti gridi? »

« Che cazzo mi grido? Ti ho salutato almeno tre volte prima di attirare la tua attenzione! E che attenzione, sembri uno zombie... », sottolineo sedendosi sulla poltrona davanti alla mia scrivania.

« Cazzo, sta andando tutto a puttane. », scoprirai dopo aver passato entrambi le mani sulla mia faccia lasciandomi cadere all'indietro sulla mia poltrona.

« Parli di Ginevra? »

« Parlo di Ginevra, parlo del lavoro, parlo del mio stato mentale. », continuai a sospirare addossandomi sul piano da lavoro guardandolo negli oggi. « Cioè, mi può scopare senza preavviso per poi lasciarmi come un coglione? »

Si, perché era quella la nuova tecnica addotta da Ginevra. Meno chiacchere più scopate. Non mi faceva neanche fiatare. E io, come un cretino, ci cadevo sempre.

Rise lui poggiando entrambi i gomiti sulla mia scrivania « Penso che sia il sogno di tutti. Tu no? »

« No, se vuoi altro. »

« Accidenti, sei proprio cotto. »

« Dire cotto è un eufemismo. », sbuffai immergendo le mani nei capelli.

« Dille quello che provi. Di solito alle donne piace essere corteggiate e sapere la verità da noi maschietti. »

« Tutte, tranne lei a quanto pare. », mi alzai sconsolato mettendo le mani in tasca. « Non ne vuole sapere. Non è proprio interessata a quel tipo di rapporto. »

« Io continuo a dire che è una fortuna amico mio. Una donna senza impegni è quello che vogliamo tutti. »

« Lo sai che sei veramente un idiota? Ti facevo più intelligente. », dissi duro sedendomi sulla scrivania. « Lo capisci che a me non interessa solo avere il suo corpo? Io voglio tutto di lei. Voglio che io sia il suo tutto. È così difficile da capire? »

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora