Pantere E Bon Ton

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La sessualità e le annesse fantasie che ci girano intorno, sono sempre state una costante nella mia vita. Ho sempre amato sperimentare e accettare qualsiasi sfida senza mai tirarmi indietro. Una delle tante cose a cui mi concedevo con entusiasmo, e che alzava l'asticella del piacere a dismisura, era il gioco di ruolo. Mi era capitato svariate volte di concedermi alle donne con questa forma "d'arte" impersonando diversi personaggi immaginari. Ero stato un postino, un dottore specializzando e addirittura Babbo Natale nel periodo natalizio. Ma quello che avevo in mente per Ginevra era qualcosa che non avevo ancora sperimentato con nessuna: volevo diventare l'istruttore di padel con la sua piccola e innocente allieva. Per l'occasione avevo preso quel meraviglioso completino nero composto da tshirt e gonnellina a balze. Avevo anche preso un intimo con autoreggenti per rendere il tutto più eccitante, anche se al solo pensiero mi partiva la bussola. Mi sedetti sul divano di pelle nera, e con una birra tra le mani, presi il cellulare selezionando il numero della piccoletta. Lei rispose subito, come se aspettava con impazienza quella chiamata.

« Avvocato...», non appena la sua voce si insinuò nel mio condotto uditivo, ebbi la pelle d'oca. Mi faceva impazzire anche il suo timbro di voce.

« Signorina Mantovani. »

« Sa Avvocato, pensavo che sarebbe "venuto" stasera... »

« Mi rincresce aver deluso le sue aspettative, signorina, ma ho avuto molto da fare oggi. Ma se vuole, possiamo recuperare subito. "Vengo" con piacere da lei, anche subito. », affermai mettendomi più comodo sul divano data la presenza del mio amico che si faceva sempre più ingombrante.

« Mi dispiace molto, avvocato, ma ho già preso impegni con quella checca di mio fratello e i suoi amici. »

« Capisco. », dissi un po' dispiaciuto accarezzandomi il cavallo dei pantaloni. « Potremo vederci domani, ho in mente una serata davvero divertente... »

« Divertente? », domandò lei ridendo.

Cazzo, mi piaceva anche quando mi prendeva per il culo.

« Si, ho in mente delle cosine, e c'è poco da ridere signorina. »

« Oh, deve scusarmi avvocato, mi merito una punizione per essere stata così impertinente? »

« Faccia al muro e gambe divaricate... »

« Ma davvero? », chiese lei presa da quel botta e risposta bollente.

« È il minimo... », sospirai immaginandola già in quella posizione.

« Mi dispiace deluderla anche questa volta avvocato, ma domani siamo stati invitati ad una bella serata karaoke dalla tua cara signorina Rottermeier e il tuo amichetto... »

« Cosa? Quando? Perché? »

« Sono tre eccellenti domande, ma che sfortunatamente non avranno mai una risposta. Credo sia solo la voglia di potere di Claudia, o come direbbe Rose De Witt Bukater, il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti... », rise lei provocando in me la medesima reazione.

Non ero un fan di Titanic, ma quella frase conosciuta in lungo e in largo, mi piacque per poi lasciare uno strano silenzio tra di noi.

Sospirai sfregando le dita della mano destra sulle mie labbra. Mi ero proprio rincoglionito per quella piccoletta, e mi mancava maledettamente quando non ero con lei. Sentii il suo sospiro dopo il mio, sintomo che anche a lei mancavo.

Buon segno.

« Sa? »

« Si? », riposi aspettando pazientemente qualcosa che sembrò scendere da non so quale pianeta.

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora