Dolce Dannazione

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Amavo da sempre il profumo di una donna.

Ti entra dentro silenzioso.

Ti annebbia i sensi.

Ti lascia interdetto e tramortito nei tuoi silenzi e nei suoi sguardi.

Il profumo di donna, è qualcosa che non si può spiegare a parole, ma in gesti.

Nei gesti di due amanti che non vedono l'ora di appartenersi e sfuggire dalla realtà.

Il suo profumo era qualcosa di così diverso e così irreale che a volte mi chiedevo se fosse vero. Era un misto tra muschio selvatico e cioccolato, che poi si fondeva con l'odore della sua pelle bagnata del nostro sudore.

Mentre percorrevo il grande salone facendo finta di niente e stringendo nella mano destra quella Ginevra, pregustavo quel profumo sotto le mie narici. Era qualcosa di cui non potevo fare a meno, così come lei.

La guardai un attimo, prima di sorriderle complice uscendo dalla sala gremita di gente.

« Sa, dove vai? », domandò Tancredi, incrociando il mio sguardo. Aveva trovato una donna per passarci la serata e si stava dirigendo verso l'interno del locale.

« È arrivato per me il momento di andare. »

« Ma sei appena arrivato... Cosa dirai a Fabrizio? »

« Non sono problemi miei. Anzi, saranno tuoi, se dici qualcosa a lui. »

« Ma... »

« Au revoir mon ami. », risi uscendo da lì con Ginevra al seguito che se la rideva.

Arrivammo davanti alla Jaguar bianca continuando a sorriderci. Ero in estasi.

Lei si appoggiò allo sportello della macchina guardandomi maliziosa.

« Parlami in francese. »

« Veux-tu que je parle français? », chiesi portando entrambi le mani alle tasche.

« Oui... »

« Vous êtes très belle... », le dissi sottovoce avvicinandomi a lei, per poi accarezzare i fianchi sinuosi. « Et... Je veux faire l'amour avec toi », continuai senza fermarmi e senza esitazione accarezzandole la guancia sinistra.

Lei mi guardò senza dire nulla, prima di scansarsi da me per entrare in auto. Rimasi ultra volta senza parole. Non sapevo cosa pensare. Da una parte sembrava lasciarsi andare verso di me, dall'altra la sentivo allontanarsi. Facevo un passo avanti e dieci indietro. Decisi di giocarmi la carta "Panorama notturno" per fare tornare un po' di normalità. Abbassai la cappotta facendoci investire dall'aria frizzantina della notte. Dopo qualche qualche secondo il suo viso cambiò, regalandomi ancora una volta quel sorriso che tanto mi piaceva. Poi, chiuse gli occhi, e si fece trasportare da quell'aria adagiandosi al sedile. Arrossii come un coglione guardandola, mentre mi toccava i capelli. Spostò i miei riccii dalla fronte, come in una sorta di magia. Rimasi a fissarla per qualche secondo.

Era come in un sogno.

Stirai il mio braccio sul sedile fino a che lei non si poggiò su di esso come se fosse un morbido cuscino. La sua dolcezza era qualcosa di ultraterreno. Qualcosa a cui non ero abituato, ma che volevo. Volevo tutto di lei, anche quello che non avevo mai visto.

Dopo qualche giro, fatto come due "perfetti innamorati", mi fermai nel luogo che avevo pensato per noi.. Il posto designato dal sottoscritto, era una villa nella parte chic di Milano, con un design ottocentesco ma dei giorni nostri.

« Sa, ma dove siamo? »

« Devi sapere che l'avvocatura, a volte, ha anche i suoi vantaggi. Poi, se questi vantaggi hanno anche perso la sentenza di separazione, e di conseguenza anche case, gioielli e pure le mutande, tutto diventa davvero allettante per noi. », dichiarai uscendo dall'auto e facendo il giro verso di lei.

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora