Minimo Comune Multiplo

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Per quanto tempo si è disposti a sottostare a delle regole che non ci piacciono? Quanto tempo deve passare prima di perdere il senno? 

Erano domande a cui non sapevo dare una risposta, ma che mi straziavano l'anima ogni volta lei dormiva di fianco a me. Il suo corpo, adagiato in posizione prona, mandava impulsi al mio cervello non casti e neanche molto lucidi. Mi torturavo il labbro inferiore con la mano destra, mentre con la sinistra sorreggevo il capo. Non sapevo come staccargli gli occhi di dosso, e non sapevo cosa le avrei detto di preciso se si fosse accorta di me in quello stato. La cosa più divertente di quella situazione, era che non me ne frega poi così tanto se si fosse accorta di me. Non volevo più nascondermi. Volevo farle capire che io stavo facendo sul serio, e che non volevo nessun'altra che non fosse lei. 

Come si fa a non soccombere ad un amore profondo come l'oceano? 

L'unica risposta che sapevo darmi era la seguente: non si poteva. 

Proprio per quel motivo la guardavo adorante. Proprio per quel motivo respiravo a malapena per paura di svegliarla. Proprio per quel motivo avevo la pelle d'oca al solo ricordo della serata passata insieme. 

Una pelle d'oca che non andava via neanche se avessi pensato ad altre mille cose. 

Lei era il mio chiodo fisso. 

La luce dei primi raggi solari, iniziò a fare capolino tra le tende, facendomi prendere la decisione di alzarmi dal letto. A malincuore, mi spostai piano e mi alzai cercando di capire dove fossero i miei vestiti, quando la sentii parlare. 

« Cos'è questa fretta? », mi voltai sorridendo verso di lei recuperando la camicia e i pantaloni che stazionavano a terra vicino al letto. 

« Scusami, non volevo svegliarti. »

« Non mi hai svegliata. Ero già sveglia. »

Cazzo.

« Quindi, mi hai- »

« Visto. Si, ti ho visto… »

« Non succederà più. », mi affrettai a dire infilando i boxer in tutta fretta con un po' di vergogna. 

« E se per me non fosse un problema? », si alzò di scatto dal letto facendo muovere i suoi capelli che erano tornati ricci. 

« Sappiamo tutti e due che è un problema. », tirai fuori quelle parole quasi strozzandomi. « Ma grazie per averlo detto. »

Era quello che volevo sentirmi dire. Ma allora perché stavo indietreggiando? 

« Sa, so bene che sono stata-  »

« Ginevra, non devi darmi nessuna spiegazione. Non dopo la bellissima serata che abbiamo trascorso insieme. Voglio che sia un bel ricordo, e non qualcosa su cui litigare. »

« Io non volevo litigare con te. Volevo dire solo qualcosa di carino e sentito… »

« Ok. Lo accetto. », dissi facendomi scappare un sorriso compiaciuto. « Però adesso è meglio che andiamo via. »

« Perché? »

« Perché, come da te detto ieri, questa è violazione di domicilio. », risi afferrando i pantaloni e la camicia. 

« Sei proprio un pazzo. », ridacchiò lei, infilando il vestito velocemente.

« Sei tu che mi fai fare pazzie. », mi fermai sul posto con la cintura tra le mani fissandola.

Avevo di nuovo voglia di lei. E nonostante stavamo per essere beccati dalla servitù che stava per arrivare, l'avrei buttata di nuovo su quel letto e farla mia. 

Quello Che Non Sai Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora