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San non andò a scuola per quattro giorni. Li passó tutti nel monolocale di Mingi a fumare e fissare il soffitto.
Il quinto giorno decise di tornare a casa. Era pomeriggio inoltrato, ed il grigio era appena tornato al monolocale affittato circa un anno prima.
«Me ne torno a casa.»
Annunció il biondo.
«Va bene. L'importante è che tu ti senta pronto.»
Mingi si aprí una lattina di birra. San non gli aveva ancora raccontato perché fosse lí. Ma andava bene cosí. Mingi non pretendeva spiegazioni. L'unica cosa che gli importava era che il biondo si sentisse al sicuro lì dentro.
«Non bere troppo.»
Disse San sull'uscio di casa con una sigaretta dietro all'orecchio. Fuori c'era il sole. La neve si stava sciogliendo, rendendo le strade scivolose.
«Non fumare troppo.»
Rispose il ragazzo alto coi capelli argentati. Entrambi sorrisero.
«Vienimi a trovare più spesso, San. Quando vuoi e quando ne hai bisogno, la mia porta è sempre aperta.»
«Lo farò. Grazie, Mingi.»
Il biondo uscì dal monolocale, incamminandosi verso casa. Si fumó la terza sigaretta del giorno sotto quel sole stranamente caldo. Le emozioni non erano poi cosí tante.
Quando al tramonto raggiunse la grande villa notó due cose: la luce nella stanza da loro utilizzata come ripostiglio era accesa, e c'erano degli scatoloni fuori dalla porta d'ingresso.
San non seppe cosa pensare, perciò aprí il portone d'ingresso ed entró, senza farsi troppe domande. C'era uno strano silenzio in casa. In cucina non c'era nessuno. San si diresse al piano superiore. Il corridoio era anche quello sommerso di diversi scatoloni ed oggetti vari. San aveva un brutto presentimento.
La porta della sua stanza era chiusa, anche quella di Yeosang e Seonghwa.
Il biondo sentí delle voci nel ripostiglio. Quando aprí la porta si pentí di essere tornato. Provó immediatamente l'impulso di chiudere la porta, fare finta di nulla e tornarsene da dove era andato via. Mingi non avrebbe fatto altre domande, perciò non sarebbe stato un problema.
I suoi coinquilini erano entrambi nella stanza-ripostiglio, insieme ad una terza persona. Tutti e tre puntarono i loro occhi sorpresi e spaventati sul biondo.
La stanza era stata svuotata e riempita di nuovi scatoloni. Quello non era più un ripostiglio.
«San? Sei tornato!»
Seonghwa lasció cadere ciò che teneva in mano e si avvicinó al biondo, abbracciandolo.
San gli accarezzó solo la testa un paio di volte, sforzandosi nel farlo.
Yeosang sorrise a quella vista. La terza persona pareva pietrificata.
Seonghwa prese il viso del più piccolo e lo osservò attentamente.
«L'hai fatto di nuovo, brutto bastardo. Mi hai fatto preoccupare tremendamente. Dove sei stato?»
«Ha persino pensato fossi morto. L'ho trattenuto a stento dal fare denuncia alla polizia.»
Intervenne il ragazzo angelo da dietro le spalle di Seonghwa.
San stava per ridere. Ma non lo fece.
«Sto bene. É questo l'importante, no?»
Entrambi annuirono.
«Quello che ci fa qui?»
San fece un cenno alla quarta persona in quella stanza.
«Oh, certo. Woo si trasferisce qui.»

Eccomi di nuovo. Scusate se ho saltato la pubblicazione di questo capitolo così a lungo, ma ora è tornato tutti normale e ricomincerò a pubblicare ogni mercoledì. <33

𝐂𝐢𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐥𝐨𝐯𝐞 •𝐖𝐨𝐨𝐒𝐚𝐧•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora