𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝖽𝗂𝖼𝗂𝖺𝗌𝗌𝖾𝗍𝗍𝖾

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Una delle cose più dolorose per Yeonjun è vedere il volto impallidito e rigato dalle lacrime di suo fratello minore, i capelli biondi tinti di quest'ultimo sembrano essersi spenti invece che risplendere sotto ai raggi caldi del sole come al solito.

Non una parola, gesto o azione proviene dal ragazzo seduto al posto a fianco del guidatore e la preoccupazione nel corvino cresce ogni minuto che passa, nonostante gli altri abbiano spiegato per filo e per segno l'accaduto ancora non riesce a capacitarsi della cattiveria con cui quelle persone abbiano attaccato un giovane buono come lui.

È sempre stato abituato a vederlo sorridere, di momenti tristi ne hanno passati ma quell'espressione priva di vitalità non aveva mai solcato il viso di Kai, nemmeno quando suo padre se n'era andato lasciandolo solo con la madre e a quell'epoca tre fratelli, prima dell'arrivo di Taehyun.

Il suo sguardo vacuo, vuoto, rimane fisso in direzione di un punto impreciso sulla strada di fronte a sé, rendendo evidente la gravità del suo stato d'animo.

La curiosità mista all'ansia di sapere quali pensieri gli passano per la testa, di quanto il suo dolore sia elevato, tormentano il più grande tanto da provocargli un peso all'altezza dello stomaco. La parte razionale e matura che è in lui però lo convince a rimanere in silenzio, risparmiando le parole per un momento migliore.

I due si lasciano alle spalle l'edificio scolastico, svoltando due volte in direzione di quella che ormai dopo mesi è diventata in tutto e per tutto la loro casa.

Al contrario del moro, gli altri tre famigliari e le amiche sono rimasti per portare a termine il loro dovere di studenti, cercando di prestare attenzione alle lezioni, sforzo che risulta vano in quanto troppo angosciati e turbati dalle crudeli parole pronunciate da Han.

La persona che patisce maggiormente è Yuri, rimasta per diversi minuti nello stesso punto in cui è avvenuto lo scontro; le sue iridi ricolme di tristezza osservano l'armadietto, provando rabbia nel vedere su di esso una scritta spiacevole realizzata poco dopo che il possessore se n'è andato.

Nessuno meglio di lei può comprendere l'umiliazione, la sensazione di sentirsi inferiori e sbagliati in una società che non aiuta i giovani a capire gli altri e se stessi. Da sempre si è chiesta cosa avesse in meno per essere trattata in quel modo, quali erano le sue mancanze, capendo che esporsi per come si è davvero è etichettato come un difetto.

Il diverso, ciò che non si comprende o conosce spaventa, ma non per questo dev'essere considerato come qualcosa di negativo; la decisione più dura da prendere spetta alla persona portatrice di quella diversità, unicità: accettarsi o odiarsi.

Non c'è ulteriore via d'uscita, la ragazza col tempo ha imparato ad amarsi ma non per quanto riguarda la sua malattia che le impedisce di essere come la maggior parte degli altri compagni. Se c'è una cosa per cui lotterà sempre e per fare in modo che l'individualità delle persone che meritano di farsi sentire abbia la meglio sui loro conflitti interiori, evitando che questi ultimi li divorino dall'interno.

Stanca di tutto e tutti, la corvina converge la rabbia repressa all'interno del pugno, intenta a scagliarlo con forza sulla superficie dura e metallica dell'armadietto, ma la sua mano viene avvolta da una più calda e morbida che ha il potere di ricacciare dentro l'ira: "direi che per oggi hai fatto abbastanza" la voce calma di Beomgyu risveglia completamente la sua parte ragionevole, rilassando la stretta.

"Non mi pento di avergli provocato dolore, ciò che ha subito non è nemmeno la minima parte di quello che ha provato Kai" dice, senza voltarsi in direzione del castano.

"Se non l'avessi fatto tu, ci avrei pensato io"

All'improvviso le braccia dell'artista l'avvolgono in un abbraccio sincero e confortante, che la fa sussultare sul posto "che stai facendo?" domanda, spalancando le palpebre per la sorpresa.

𝖳𝗁𝖾 𝖦𝗋𝖾𝗒-𝗁𝖺𝗂𝗋𝖾𝖽 𝖻𝗋𝗈𝗍𝗁𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora