Cap 6: Colpo di scena

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"Questo è un incubo!"
Marinette stava trascinando i piedi nel cortile della scuola, la testa e le spalle ciondolanti, la tracolla che sfiorava il terreno. Alya le circondò le spalle con un abbraccio cercando di tirarle su il morale.
"Stanotte non ho dormito, alle lezioni mattutine non riuscivo a stare concentrata, come ci sediamo in mensa scatta un allarme akuma e mi è toccato saltare il pranzo ed ho pure perso la verifica di geografia. Il cosmo mi odia"
L'amica le sorrise e le pizzicò bonariamente una guancia "La coccinella più sfortunata dell'intero sistema solare"
L'eroina le fece la linguaccia, poi tornò ad incurvare le spalle e sospirare.
Erano intanto giunte all'esterno della scuola dove tutti i loro amici si erano già riuniti per discutere i piani per il fine settimana. Marinette li salutò con un cenno della mano e sbadigliando si stava avviando verso casa quando un'auto rossa accostò al marciapiede accanto a lei.
Katami, con poche cerimonie, la trascinò in macchina tra le proteste della ragazza.
"Io e te dobbiamo parlare"
"Non oggi, Katami. Sono stanca morta e devo fare un trilione di cose."
La giapponese strizzò gli occhi e squadrò l'amica.
"Tra tutti questi impegni c'è un biondino di nostra conoscenza?"
La corvina agitò le mani e balbettò qualche frase sconnessa per evitare l'argomento, ma la schermidrice la zittì.
"Adrien è parecchio strano ultimamente e credo che tu c'entri qualcosa, anzi, ne sono sicura"
L'intuito e la determinazione dell'amica erano sempre stati motivo di insicurezza e di invidia da parte della nostra ragazza, ma questa volta poteva essere l'unica a darle un supporto concreto. Certo, con la sua idea dell'esercitazione frutto di approfondite ricerche condotte sugli shōjo avevano creato qualche problema, ma solitamente creava piani funzionali. E non accettava un no come risposta.
Forse avrebbe potuto raccontarle tutto?
E le raccontò tutto. Ovviamente non arrivò a confessarle di essere Ladybug , ma tutto che riguardava la situazione con Adrien e Chat Noir venne a galla.
La giapponese rimase basita. Certo, dalla sua espressione di ghiaccio non si sarebbe detto, ma Marinette sapeva benissimo che quando si portava due dita alle labbra stava seriamente meditando su una questione.
Dopo un paio di minuti, lo stomaco di Marinette cominciò a protestare.
La ragazza arrossì e si portò una mano alla pancia sperando che Katami non avesse sentito nulla, ma aveva talmente tanta fame che il suo organo ricominciò a farsi sentire ancora più prepotente di prima.
"Hemm" cercò di scusarsi imbarazzata "non ho pranzato"
"Oggi ho il pomeriggio libero. Pizza?"

"Amico, sei sicuro che tuo padre non dia di matto se resto qua?" Chiese Ninò soffiando bolle di sapone mentre girovagava per la camera di Adrien.
Il ragazzo spiegò che il padre era nella sede principale della casa di moda e che sarebbe rientrato dopo cena. Nathalie, inoltre, si era incredibilmente ammorbidita e lo sosteneva molto più di prima.
"Devo parlarti di una cosa importante." Disse il biondo chiudendo a chiave la stanza.
"Su Marinette?" Lo canzonò l'amico portandosi le mani al cuore.
Adrien sussultò, si grattò la nuca e sospirò pesantemente.
"Anche. Ora però siediti, non sarà facile... e nemmeno breve"

"TU SCHEZI?"
"Abbassa la voce" sussurrò Chat Noir mettendogli una mano sulla bocca. Aveva il terrore che Nathalie o il gorilla potessero spiare da dietro la porta e il DJ urlante non aiutava.
"Amico, mi hai appena detto di essere il paladino di Parigi e me lo hai pure dimostrato, come facevo a non urlare"
"Ho dovuto dimostrartelo solo perché non tu non ci volevi credere." Riprese esasperato il gatto.
Sciolse la trasformazione e si lasciò cadere sul divano. Ninò cominciò a tempestarlo di domande, a scuoterlo, era incapace di stare fermo sul divano.
"Ho capito, ti ho shoccato, ma non ho finito di raccontarti il tutto"
"C'é dell'altro?"
E il modello gli raccontò ogni cosa. Di quando aveva capito quanto Marinette fosse importante per lui, di quando l'aveva quasi baciata sulla panchina, di quando l'aveva baciata sul tetto mentre vestiva i panni di Chat Noir. Poi lasciò cadere la testa sulle ginocchia con le mani che stringevano le gambe. Ninò, mascella dislocata ed occhi stralunati, per la prima volta in vita sua aveva perso l'uso della parola.
"Non mi sei d'aiuto" mugugnò Adrien senza muoversi di un millimetro.
L'amico si riprese, boccheggiò un paio di volte e si lasciò andare contro lo schienale del divano.
"Che situazione incasinata. Amico, sei davvero immerso nel pantano fino al collo. E adesso?"
"E adesso? Se avessi saputo cosa fare non ti avrei chiesto di venire a casa mia e non ti avrei raccontato tutto. Se Milady sapesse che ho svelato la mia identità a qualcuno mi pelerebbe vivo" e si sdraiò sul divano buttando le gambe sopra alle ginocchia di Ninò e coprendosi gli occhi con un avambraccio.
"Chi lo avrebbe mai detto che i sentimenti di Marinette fossero ricambiati..."
"Già, è proprio, aspetta, cosa hai detto?"
Il DJ serrò le labbra e strabuzzò gli occhi, poi cercò di scattare in piedi per darsela a gambe, ma Adrien lo placcò e finirono entrambi a terra rotolando giù dal divano e fermandosi a pochi centimetri dalla televisione.
Ninò era in trappola, l'aveva combinata grossa. Il suo essere una rana dalla bocca larga gli si era ritorto contro più delle altre volte. Adrien lo sovrastava a cavalcioni, le mani del biondo a bloccargli i polsi a terra, gli occhi fissi nei suoi.
"Hei, calmati, non ti facevo così impulsivo"
"Ti presento il vero Adrien, ora spiegami per bene cosa intendevi prima"

Rieccomi. Mi sono presa una lunga pausa in questi giorni perché ero in vacanza e tra una cosa e l'altra non sono riuscita a buttare giù nemmeno una riga. In questa parte ho tirato in ballo Ninò e Katami perché ritengo che siano ottimi amici e supporter e vorrei dare un po' di spazio in più a tutto il gruppo di amici.
Spero che la storia vi stia piacendo e un grazie mille a tutti

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