Cap 13: La lite

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Mylene si calmò dopo quasi dieci minuti di pianti e tremori. Le ragazze la circondavano e le carezzavano la schiena ed i capelli per darle coraggio.
Tirò su col naso, si schiarì la voce e cominciò a raccontare.

Domenica era stata ad una manifestazione contro l'uso degli animali in un'industria farmaceutica. Nonostante le continue proteste sui social e tramite appelli televisivi, la ditta continuava a testare i suoi prodotti su ratti e cavie.
Così un piccolo gruppo di animalisti aveva deciso di far irruzione nello stabilimento che ospitava il laboratorio principale per portare via gli animaletti ed impedire che venisse fatto loro del male.
Mylene, nonostante avesse molta paura, si era offerta di dare loro una mano e fu mandata a protestare con cartelli e megafono all'entrata principale dell'azienda assieme ad altri attivisti per creare un po' di scompiglio e distrarre le guardie da ciò che stava per accadere all'entrata sud.
Ivan non era d'accordo. Temeva che la gendarmeria caricicasse la folla che bloccava l'accesso principale e che Mylene finisse in questura o peggio, così aveva cercato di dissuaderla in ogni modo.
Ma la ragazza era tenace. Il batterista dovette desistere a patto che potesse accompagnarla ed assisterla
Giunse il tramonto, gli animalisti si riunirono davanti al cancello e cominciarono a gridare, a sollevare cartelli e striscioni, qualcuno lanciò pietre.
Così caricarono.
Ivan si caricò Mylene in spalla e cominciò a correre mentre la ragazza scalciava e gli urlava di metterla giù, di lasciarla tornare dagli altri, che non poteva abbandonarli alle manganellate.
Il ragazzo corse a perdifiato e la lasciò scendere solo quando fu sicuro di averla portata sufficientemente lontano dalla bolgia.
Gli occhi di Mylene si riempirono di lacrime. "Dovevi lasciarmi lì!" Gridò amareggiata.
"Ti avrebbero massacrata!"
"Era una mia scelta!"
I ragazzi non si parlarono più per tutta la sera. La mattina Ivan le chiese di parlare, ma Mylene non era ancora pronta a discutere dell'accaduto a mente fredda e si erano accordati di far finta di nulla d'innanzi agli altri finché non avessero chiarito la situazione tra loro. A pranzo, però, a Mylene era arrivato un messaggio da uno dei ragazzi che aveva provato a forzare le porte del laboratorio e che era riuscito a scappare nonappena era cominciato il bliz. Le chiedeva se voleva riprovarci. Con un organizzazione migliore ce l'avrebbero fatta sicuramente.
Ivan lesse il messaggio dalle spalle della ragazza e si alterò. Da lì cominciò il litigio vero e proprio conclusosi con il pianto di Mylene e l'animo amareggiato di Ivan.

"Ma cercava solo di proteggerti..." disse Rose circondandola con le braccia "Sai quanto ti ama Ivan. Eri in pericolo e lui ti ha salvata. Perché reagisci così?"
"Perché non posso mai fare nulla! Ha sempre paura che mi arrestino o mi schedino o mi picchino e non mi lascia mai fare niente! Da quella maledetta volta che Roger ci ha caricati in macchina mentre protestavamo per l'abominevole filtro del sindaco Bourgeois non fa che cercare di rinchiudermi sotto ad una campana di vetro. Io voglio fare le cose che sento di dover fare, che siano pericolose o meno" e ricominciò a piangere.
Marinette non sapeva che fare. Mentre tutte le amiche circondavano le dolce e scossa Mylene, lei raggiunse Ivan. Tempo addietro era riuscita a farli mettere assieme aiutandolo sia nei panni di Ladybug che da compagna di classe. Forse poteva parlare con lui e chiarire la situazione.
Il batterista era andato a nascondersi negli spogliatoi, esattamente come quel famoso primo giorno di scuola che lo aveva visto diventare Cuore di Pietra, e sospirava pesantemente, il volto nascosto tra le ginocchia.
"Oh, Ivan" disse Marinette appoggiandogli la mano sulla spalla.
Il ragazzone sollevò il viso, la guardò con gli occhi carichi di tristezza e ricacciò la testa tra le ginocchia.
"Lo so che lo fai solo perché hai paura che possa capitarle qualcosa di brutto, ma lei si sente imprigionata così."
"Ma io non voglio impedirle di fare quello che ritiene giusto, ho solo tanta, troppa paura di perderla. Senza di lei la mia vita sarebbe vuota."
Marinette gli rivolse un sorriso dolce e gli circondò la testa con le braccia.
"Le hai scritto un testo per spiegarglielo? La musica è la tua arma migliore"
"Basta solo che non mi metta a urlare" rispose lui sospirando.
La campanella suonò e tutti tornarono in classe. Ivan, seduto in ultima fila, si catapultò su un foglio bianco e cominciò a scrivere. Scriveva e scartava, e riscriveva e riscartava. A fine giornata era riuscito ad ottenere un testo soddisfacente e, con fare imbarazzato, lo consegnò a Mylene.
La ragazza lesse, si commosse, buttò le braccia al collo e riempì di baci quel gigantesco tenerone ce aveva come compagno di vita.
La classe intera, che si era nascosta per osservare la situazione, si sciolse in un "ohooo" di dolcezza. Adrien approfittò della distrazione collettiva per stampare un bacio sulla guancia di Marinette di nascosto da tutti. La ragazza avvampò, poi gli fece segno di allontanarsi. Il biondo si allontanò velocemente solo dopo averle lasciato un altro bacio a fior di labbra. Riuscì a scansare un pugno della fidanzata con un sorrisino beffardo e si avviò verso le scalinate.
Quel monello le avrebbe fatto venire un infarto. La corvina si nascose il viso bollente tra le mani cercando di calmarsi e tornare al suo colorito naturale.
"Tu mi devi molte spiegazioni" le sussurrò all'orecchio la volpe "e non intendo lasciarti libera finché non mi avrai raccontato tutto.
Marinette sobbalzò e si voltò a guardare l'amica che aveva un sorriso beffardo stampato sul volto.
"Cosa hai visto?" Chiese con un fil di voce.
"Abbastanza da farmi capire che una certa coccinella di mia conoscenza non mi ha detto qualcosa di fondamentale."

Eccomi, sono tornata. Tra le vacanze in Irlanda (week end spettacolare!), il lavoro e la mia confusione mentale ho avuto parecchie difficoltà a completare questo capitolo. Grazie a tutti coloro che commentano, mettono una stellina o semplicemente leggono

L'altra faccia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora