Marinette ed Adrien arrivarono di corsa all'entrata dell'ospedale e si guardarno attorno.
Katami li vide e si alzò dalla sua seggiola per andargli incontro.
"Che è successo? Dov'è?" Chiese Marinette stringendo forte l'amica.
Katami rispose all'abbraccio e salutò Adrien con un cenno del capo.
"È in sala operatoria. Era già in coma quando è arrivata l'ambulanza ed una volta arrivata qua le hanno fatto una TAC d'urgenza. Ha avuto un'emorragia cerebrale piuttosto grave."
"Quanto grave?" Disse Marinette con un fil di voce. Era sbiancata e si sorreggeva all'amica per non cadere. Adrien le aveva messo le mani sulle spalle per darle un po' di sostegno.
"Le speranza sono prossime allo zero secondo i medici."
Marinette deglutì il nulla e la lasciò andare, portò una mano su quella di Adrien che ancora le stringeva la spalla e sospirò affranta.
"Dov'è Juleka?"
"Di sopra coi genitori di Rose."
I tre presero l'ascensore per raggiungere l'amica al quarto piano e darle sostegno, non una parola uscì dalle loro bocche durante il tragitto. Le porte della cabina si aprirono, percorsero il breve corridoio che portava in neurologia chirurgica e svoltarono l'angolo.
La vista dell'amica buttata su una seggiola con la testa tra le mani e della mamma di Rose che urlava aggrappata alla giacca di un marito pietrificato gli raggelò il sangue.La François Dupont rimase chiusa tre giorni per lutto.
Gli studenti ed amici della classe di Rose si ritrovarono comunque all'interno del cortile ogni giorno quando la campanella suonava la ricreazione ed accendevano candele, piangevano, ascoltavano le gracchianti registrazioni dei Kitty Section ove la biondina urlava con tutto il fiato che aveva in gola. Nessuno aveva ancora realizzato pienamente cosa significasse aver perso Rose.
Nessuno tranne Marinette.
Era crollata definitivamente, quasi non toccava cibo, ogni sera si sfiniva di pianti finché le lacrime non lasciavano posto ad un sonno leggero e tempestato da incubi. Tikki non riusciva nemmeno a strapparle una frase, la sua padroncina rispondeva a monosillabi.
Adrien era passato ogni giorno, più volte al giorno per stare con lei e sostenerla, ma la ragazza aveva bloccato la botola ed i suoi genitori non sapevano più come farla uscire dalla sua tana."Principessa" un lieve picchiettare sul vetro della botola fece sobbalzare Marinette "Principessa, aprimi."
"Chaton?" Mormorò la ragazza con un fil di voce. Si asciugò le lacrime e sbloccò lo sportello.
Lui scivolò dentro la stanza e si mise a gambe incrociate sul letto di Marinette. Non sapeva che fare, era giunto fin lì mosso solo dalla disperazione di non saper aiutare la sua ragazza e quella gli sembrava l'ultima spiaggia.
Marinette gli buttò le braccia al collo ed affondò il viso tra i suoi capelli ricominciano a piangere. Gli spasmi del dolore la facevano sobbalzare ad ogni gemito ed il supereroe la strinse forte a se temendo che se l'avesse lasciata andare per un solo secondo lei si sarebbe definitivamente rotta.
"Principessa" le sussurrò sul collo dopo avervi lasciato un lieve bacio "Non so che fare per aiutarti."
"Nessuno può aiutarmi, gattino, sono una persona orribile."
Chat Noir le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime coi pollici, poi le stampò un bacio sulla fronte e le portò la testa sul petto.
"Ascolta il mio cuore, segui i suoi battiti col tuo respiro. Concentrati Marinette."
Lei fece come le era stato ordinato e cercò di contare i battiti del suo cuore per svuotare la mente. Contava e stringeva la schiena del supereroe così forte che se non avesse avuto la battle suit gli avrebbe lasciato i segni delle unghie.
Quando si fu calmata risollevò il viso e guardò in quei due smeraldi che brillavano nella penombra della stanza.
"Non sei una persona orribile" disse lui sistemandole dietro l'orecchio un ciuffo ribelle "Hai perso un'amica, chiunque ne sarebbe devastato."
"Non sono nemmeno riuscita ad andare a salutarla, non riesco a muovermi dalla mia stanza. Non posso mangiare, dormire, respirare senza che mi salga l'ansia. Ormai sono capace solo di piangere. È tutta colpa mia."
Marinette ci pensava da giorni. A furia di rimuginarci sopra era riuscita a convincersi che se non le avesse mai affidato il miraculous del maiale Rose avrebbe potuto continuare a vivere. Sapeva che era ammalata, lo sapeva da quando Juleka era scoppiata a piangere e si era nascosta nella sala caldaie della scuola. Eppure le aveva affidato un potere che logorava persino lei stessa che era forte e sana, chissà cosa aveva causato nella fragile costituzione della piccola Rose.
"Non puoi capire, Chat Noir. Rose è stata l'ultima sberla che mi è arrivata. Non puoi capire."
"Prova a spiegarmelo allora, te ne prego."
Marinette scosse la testa e si appoggiò con la fronte alla spalla del suo collega.
"Ho fatto cose orribili, errori stupidi che hanno messo in pericolo i miei amici, tutto per amore di un ragazzo. Nonostante tutto, lui mi ama. Ma io non merito il suo amore."
A Chat Noir si strinse il cuore e le appoggiò una mano sulla testa per carezzarle i capelli. Con la guancia si era appoggiato alla sua fronte ed aspettava con ansia che lei continuasse il discorso.
"Perché nonostante io abbia avuto questa enorme fortuna, nonostante l'abbia sempre amato, nonostante io sia riuscita a coronare il mio più grande desiderio non riesco a pensare che a te?"
Chat Noir la strinse forte. Non voleva farle sapere che con quell'ultima frase era riuscito a colmarlo di gioia e a distruggerlo. Marinette lo amava sia come Adrien che come Chat Noir, lo amava in ogni sua sfumatura, ma al contempo si sentiva tradito da quella parte spregiudicata che era in lui e che compariva solo all'innalzarsi della maschera.
Marinette sollevò la testa per guardarlo negli occhi. La sua espressione era totalmente indecifrabile.
"Ora mi odi anche tu, non è vero?"le lacrime le inondarono gli occhi ed il respiro cominciò a farsi più profondo ed accelerato.
"Non potrei mai odiarti, Principessa."
Marinette gli passò le braccia dietro la testa ed affondò le mani nei capelli prima di attirarlo a se e baciarlo. Il supereroe, con il cuore spezzato e gli occhi ormai umidi, rispose al triste bacio poggiandole le mani sui fianchi.
Lei strinse ancora di più e lui si spostò lentamente mettendosi in ginocchio, poi appoggiò una mano sul materasso dietro di lei e le spinse leggermente la spalla per farla distendere.
Lui la sovrastava ed intrecciò le dita con quelle di lei che ancora non aveva smesso di piangere. Passò dalle sue labbra alla guancia, all'orecchio, al collo e scese a baciarle le clavicole. Lei continuava a stringerlo e a seguire il profilo dei muscoli della sua schiena con i polpastrelli. Fu solo quando lui cominciò a sollevare i bordi della maglietta con le mani guantate che lei lo fermò mettendogli i palmi sul petto e spingendolo leggermente.
"Chat, fermati, ti prego."
"Lui mugugnò ed appoggiò la fronte sul suo sterno. Il cuore gli martellava nel petto come se volesse esplodere e la disperazione gli attanagliava le viscere. L'intimità che erano riusciti a raggiungere da fidanzati ora lei la stava regalando ad un altro, anche se quell'altro era comunque lui. Il pensiero lo divorava ed un urlo soffocato gli uscì dalla gola prima di balzare in piedi e sparire dalla botola dal quale era entrato.
"Tikki!" Sussurrò con la voce rotta dal pianto "Cosa diavolo ho fatto?"Non odiatemi, non sapete quanto mi è costato in lacrime e patemi far morire la ragazza-grillo. Povera Juleka
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L'altra faccia della Luna
FanfictionATTENZIONE!!! Questa storia tratta di tematiche delicate che potrebbero turbare i lettori più sensibili. Adrien è confuso: Ladybug è la regina del suo cuore, ma Marinette sta diventando sempre più speciale ed importante per lui. Monarch è più potent...