Cap 17: Benvenuti all'inferno pt 3

63 7 3
                                    

ATTENZIONE!!! Questa storia tratta di tematiche delicate che potrebbero turbare i lettori più sensibili.

Per due giorni Alya era rimasta priva di sensi in terapia intensiva. Il terzo giorno si era svegliata completamente inebetita e dolorante. Era talmente tanto imbottita di farmaci che non riusciva capire se l'annebbiamento era dato da quelli o da ciò che c'era sotto alla benda sopra alla tempia sinistra.
Quando aprì gli occhi sua madre e Nora urlarno per chiamare un'infermiera.
"Che succede?" Chiese la ragazza con voce impastata "Dove sono?"
"Amore mio!" Rispose la madre piangendo e prendendole le mani fredde "Sei in ospedale. Sei viva. Che il cielo sia lodato!"
Alya cercò di deglutire, ma non aveva saliva e la gola era secca come il deserto. Chiese dell'acqua, sospirò e richiuse gli occhi. Tutto le doleva, ogni gesto la faceva sussultare.
"Marinette?" Domadò con un fil di voce.
Non vide la madre che negò con un gesto del capo e si riaddormentò.

'Uno, due, tre, quattro... quattro akumizzati. Monarch deve aver usato Mullo. Sbrigati Marinette, questi hanno l'aria da psicopatici.'
"Mi state guardando? Bene, brava gente di Parigi. Ho una sorpresa per voi poveri stolti...
'Stanno facendo una diretta? Ma sono scemi? Dai, amica mia, devi trovarmi! Questi qua sono talmente stupidi da fare i live da un vicolo. Davvero credete che Ladybug non riuscirà a trovarvi dall'alto?'
"... essere stata tanto sciocca ed irrispettosa..."
Uno degli akumizzati si avvicinò alla castana e le prese la mandibola tra le dita. Stringeva così forte che sentiva l'interno delle guance premere sui denti e le ossa schiacciate in una morsa.
"Non hai paura?" Gli chiese portandosi a pochi centimetri dal suo volto. La maschera di Papillon brillava sulla sua faccia, quello che le stava chiedendo era una curiosità del mostro, non del ragazzo sotto ipnosi.
"Ladybug ti troverà, viscida serpe! Seguirà il segnale e tu e la tua patetica gang finirete gambe all'aria come al solito!"
L'akumizzato buttò la testa indietro e cominciò a ridere in maniera perversa.
"Quando questo video andrà in onda tu sarai già bella che massacrata, mia cara. Benvenuta all'inferno."

Il quarto giorno Alya si risvegliò ancora più dolorante. Appoggiata al suo letto, con le braccia incrociate a farle da cuscino, c'era Marinette.
La reporter la fissò a lungo, non sapeva se essere arrabbiata, delusa o rincuorata dalla sua presenza. Era pallida, emaciata, con le borse sotto agli occhi e le unghie rosicchiate fino alla carne. Chissà quanto si era colpevolizzata in quei giorni per ciò che le era successo.
"Marinette?" Sussurrò la castana.
L'amica non diede segni di risposta e così l'ammalata dovette agitarla per un gomito.
Marinette sbadigliò e si stropicciò gli occhi, poi guardò la ragazza. Un debole sorriso sofferto le spuntò sulle labbra, subito seguito da grossi lacrimoni.
"Scusami!" Le disse asciugandosi le guance con i palmi. "Avevo promesso che ti avrei protetta, che avrei protetto tutti ed invece..."
La reporter la zittì. Non poteva sopportare di vedere la sua migliore amica distrutta dai sensi di colpa. Le prese la mano e le strinse debolmente le dita.
"Dov'è Ninò?"
"Chiuso in casa sotto scorta."

Alya urlò con ogni fibra del suo essere.
Ad ogni pugno, ad ogni calcio la sua speranza di essere salvata andava scemando. Ormai non sapeva più dove la stessero colpendo, aveva male ovunque, era senza fiato, senza voce, senza lacrime. Non era nemmeno più in grado di sputare il sangue che le riempiva la bocca. In soli pochi minuti era stata trasformata in carne da macello.
"Ninò Lahiffe, il protagonista del prossimo spettacolo sarai tu!"
Ormai era un ammasso inerme sull'asfalto, l'unico occhio ancora sano guardava da quella strana angolazione l'akumizzato che minacciava il suo ragazzo attraverso l'obiettivo del cellulare, poi si voltò, le sue scarpe percorsero lentamente quei pochi passi che li separarono, la strattonò per i capelli e le sollevò la testa.
"Buonanotte, Volpe Rossa."
Un rumore metallico, qualcosa che si abbatteva sul suo cranio fu l'ultima cosa che ricordò.

"Sono messa tanto male?"
Marinette esitò, poi scosse la testa.
Alya capì dai suoi gesti che la situazione doveva essere grave, molto grave, ma vuoi per il trauma cranico,vuoi per la flebo di oppiacei, la castana non si sentiva poi così distrutta.
"Passami uno specchio o il cellulare, voglio vedermi."
Marinette saltò dalla sedia e si allontanò di qualche passo dal letto, non voleva per nessun motivo al mondo ubbidire alla richiesta dell'amica.
"Marinette!" Disse in maniera risoluta la ragazza "Ti prego, fallo, me lo devi."
La corvina si paralizzò, poi cominciò a tremare. Gli occhi non riuscivano ad allontanarsi dalla punta delle ballerine, le mani si torturavano l'un l'altra.
Alya sospirò affranta e si riappoggiò al cuscino.
A Marinette ricominciò a bruciare lo stomaco, le si contorceva così tanto che aveva paura di vomitare lì, in mezzo alla stanza. Si scusò nuovamente e scappò fuori dalla camera, le mani premute sulla bocca.
Spalancò la porta della toilette delle donne con una spallata e fece appena in tempo ad appoggiare le mani sul lavandino quando la bile che già le corrodeva la gola si riversò nel sifone.
Marinette piangeva e sputava i succhi gastrici, il corpo in preda alle convulsioni.
Tikki non sapeva più come aiutare la sua padrona. Ogni volta che provava a suggerirle di parlare con qualcuno la sbranava. La fame, l'insonnia e la rabbia la stavano trasformando, indebolendo, la isolavano pian piano dal resto del mondo.
Non potevano fare nulla, nessuna delle due. Tikki non aveva modo di aiutare Marinette e Marinette non era in grado di chiedere aiuto.

Questo era l'ultimo capitolo de "benvenuti all'inferno". Questi tre capitoli sono stati scritti di getto e raccontano la disavventura di Alya e ciò che ne è conseguito da tre differenti punti di vista. Chiedo scusa per la cupezza di questa parte, ma purtroppo sono molto più portata per il dramma che per le parti allegre. Ringrazio Manuela per il supporto, senza di lei non avrei trovato il coraggio di scrivere una scena così cruenta, il gruppo "miraculous fanfiction" di telegram che mi sostiene e mi fa sbellicare dal ridere e tutti voi che avete la pazienza di seguirmi.

L'altra faccia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora