Cap 15: Benvenuti all'inferno pt 1

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ATTENZIONE!!! Questa storia tratta di tematiche delicate che potrebbero turbare i lettori più sensibili.

Marinette stringeva con forza la cassetta dello sciacquone del bagno tanto da far sbiancare le nocche. Il pavimento della toilette della scuola non era tra le cose più pulite dell'edificio, ma la ragazza ci si era inginocchiata sopra dopo aver vomitato per la terza volta.
Lo stomaco era rivoltato, la gola in fiamme, gli occhi bruciavano e lasciavano scivolare amare lacrime nel sifone del water. La ragazza si pulì la bocca col dorso della mano e prese una grande boccata d'aria. Stava uno schifo.
"Marinette?" Chiese preoccupata la kwami con un fil di voce. Aveva appoggiato la sua zampetta sulla testa della padrona ed aveva continuato ad accarezzarla finché i conati non l'avevano abbandonata.
"Tutto bene, Tikky, è solo stress."
"Sono tre giorni che vai avanti così, non è solo stress."
"Ti ho detto che sto bene!" La zittì la corvina. Si rialzò e si appoggiò con la schiena alla porta della toilette, il volto sollevato verso il soffitto, e contò i respiri.
Uno, due, tre, quattro. Va tutto bene. Cinque sei. Ora passa. Sette otto...
"Marinette?" Una voce maschile riecheggiò nel bagno delle ragazze.
La corvina sobbalzò, poi trattenne il fiato.
Non venire, Adrien, ti prego, non venire.

"Mi state guardando? Bene, brava gente di Parigi. Ho una sorpresa per voi poveri stolti che ancora credete nei mocciosi calzamagliati e che fate il tifo per loro. Vi presento Volpe Rossa, l'eroina dell'illusione. O meglio, l'ex eroina dell'illusione.
Amica e compagna della nostra illustrissima protettrice, ha perso tutto quando la nostra cara supereoina ha ceduto tutti i suoi miraculous al grande Monarch. Ed ora avrà quello che si merita per essere stata tanto sciocca ed irrispettosa..."
A nessuno era chiaro come avessero fatto gli akumizzati ad inserirsi su tutte le reti e a monopolizzare i cartelloni. Alya era lì, in bella mostra al centro dello schermo, circondata da quattro sagome nere. Una di esse la teneva per i capelli ed il viso della castana era un misto di terrore e dolore.
"Che cominci lo spettacolo!"

"Eccoti qua!" Esclamò Rose vedendola entrare in classe.
Marinette le rivolse un sorriso sforzato ed andò a sedersi. Disse di essersi sentita poco bene e che era andata in infermeria portando come scusa una notte insonne a causa dei rumori provenienti da un gruppo di ragazzi poco educati sotto l'appartamento.
Adrien la guardò preoccupato e le chiese se voleva che l'accompagnasse a casa, ma lei declinò l'offerta.
Sospirò e si accasciò sul banco, la mano destra andò a sfiorare il posto freddo e vuoto della sua migliore amica.

"Tikky, trasformami!"
Un lampo rosso invase il vicolo e pochi attimi dopo ne uscì uno yo-yo seguito dall'eroina. La ragazza corse di tetto in tetto scrutando tutte le strade e le viuzze più appartate, doveva trovare Alya e doveva farlo subito.
Il bugphone trillò.
"Milady, non allarmarti."
"Dimmi che l'hai trovata, ti prego!" Supplicò con la voce rotta dal pianto.
"L'ho trovata. È in ospedale. Una macchina rubata l'ha fatta rotolare giù dalla portiera posteriore senza nemmeno fermarsi. Hanno dovuto ricoverarla d'urgenza"
Ladybug perse la stabilità e cadde carponi, il respiro era accelerato, il cuore voleva scoppiargli fuori dal petto, la pancia chiusa in una morsa sempre più violenta. Più cercava l'aria e più peggiorava.
"Milady!" Il gatto la raggiunse balzando dal tetto accanto. Era riuscita a rintracciarla grazie al geolocalizzatore del suo Chatphone. Le mise una mano tra le scapole e si avvicinò al suo viso.
"Chat! Non, non so che mi succede, mi sembra di morire!"
"È un attacco di panico. Devi riuscire a  rallentare la respirazione o non ne uscirai. Segui la mia voce."
E cominciò a contare lentamente. Ladybug faceva fatica anche solo a pensare e le parve impossibile seguire i suoi consigli. Lui la sollevò da terra e la strinse a se. La strinse forte finché non riuscì a bloccarle quasi del tutto la gabbia toracica.
Intrappolata in quella posizione l'aria non poteva più entrare prepotente come in principio e l'iperossigenazione cominciò a scemare. Un minuto, due minuti.
L'attacco di panico lasciò il posto ad un tremendo mal di testa e ad una gola in fiamme.
"Brava, insettina." Chat Noir le depositò un bacio sui capelli. "Ora ti alzi ed andiamo in ospedale a vedere come sta la volpe."
Ladybug si divincolò dall'abbraccio.
"Non posso. Scusami, Chaton." E scomparve tra  i comignoli.

Adrien cinse la sua ragazza per la vita. Sapeva che Marinette non stava bene. Nessuno può stare bene dopo aver assistito in diretta su qualsiasi piattaforma al pestaggio della propria migliore amica. Non era nemmeno riuscita a superare l'entrata dell'ospedale. Arrivava davanti alle porte automatiche, quelle si aprivano e lei cominciava ad avere il fiatone, poi scappava.
Lei gli diede due buffetti sulle mani ed appoggiò la testa contro la sua guancia sforzandosi di sorridere. Lo stomaco le si contorceva ancora.

"Che pizza vuoi?" Chiese Adrien cercando il numero della pizzeria sul cellulare.
"Come?" Rispose una Marinette sovrappensiero.
"Per sta sera. Avevamo deciso per la pizza, giusto?"
La corvina ci pensò un attimo, poi optò per una margherita. Magari sarebbe riuscita a mandare giù qualche boccone in più e a tenerlo nello stomaco in compagnia di Adrien. Non poteva mettersi a vomitare di fronte a lui.
I ragazzi si separarono all'uscita da scuola e Marinette cercò di arrivare a casa il più velocemente possibile. Sentiva il bisogno di buttarsi a capofitto sui libri per dimenticarsi per almeno qualche ora di tutta quella situazione schifosa. Entrò in pasticceria e salutò i suoi genitori attardandosi tra le braccia della madre. Il suo profumo di cannella e pane appena sfornato la calmò immediatamente e fu quasi doloroso staccarsi da lei per salire le scale che la portavano al suo appartamento.
Finita la seconda rampa barcollò e dovette reggersi al corrimano per non cadere carponi.
Devo farmi un the molto zuccherato o non riuscirò a rimanere in piedi. Adrien non arriverà prima delle sette, forse è meglio se mangio un paio di biscotti nel frattempo.

L'altra faccia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora