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Per favore, ditemi cosa ne pensate! Vorrei ricevere qualche commento e voto in piùùùùù. (So di essere cattiva per la mia enorme assenza perciò.... INCHINO PROFONDO)

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Le parole del vecchio suscitarono un senso d'inquietudine dentro di me questo non fece che farmi diventare ancora più curioso sui fatti di Anna e della casa.

"Cosa intendi dire?" Chiesi prendendo qualche passo verso di lui. Si raddrizzò un po' nella sedia prima di parlare.

"Bene, figliolo, se hai del tempo per una tazza di caffè sarò più che felice di raccontarti una storia, una storia un po' inquietante." Annuii col capo, sia nervoso sia desideroso di sentire la sua storia. "Siediti pure, vado a prendere qualcosa da bere." Mi fece cenno di andarmi a sedere nella hall.

Feci del mio meglio per mettermi il più comodo possibile, sedendomi su un orribile divano a stampe floreali e aspettai che il vecchio tornasse. Dopo pochi minuti è tornato con una tazza di caffè.

"Ecco." Me la porse prima di sedersi di fronte a me. "Beh, prima di cominciare, io mi chiamo George Harrington." Mi porse la mano aspettando in una mia risposta e gliela strinsi.

"Harry Styles."

"È un piacere conoscerti, Harry." Disse scuotendo la testa.

"Anche per me, signore." Entrambi ci rilassammo prima di entrare nel pieno del discorso.

George parlò di nuovo. "Iniziò tutto sessant'anni fa, all'epoca avevo diciassette anni. Un'età da stupidi, veramente." Ridacchiò sorridendo al ricordo. "Sapevo che la casa dei Sexton era perseguitata da più di quarant'anni, e passarono proprio quarant'anni prima che trovassi il coraggio di entrarci. Non ci abitava nessuno, solo alcune persone andavano li per il giardino e il cimitero ma nessuno aveva mai provato a metterci piede." Spiegò, iniziando a tossire verso la fine. "Una volta, un paio di amici che mi costrinsero ad entrarci... a quei tempi avevo paura anche di una mosca.

Pensavano che sarebbe stato divertente." Scosse di nuovo il capo. "Mi promisero che mi avrebbero seguito, e lo fecero, ma una volta entrati in casa volevano assicurarsi che io non fossi veramente un pollo e così mi spronarono ad andare al piano di sopra. Quel giorno pioveva e mentre salivo le scale un fulmine colpì il giardino, facendomi saltare i nervi a fior di pelle. Comunque, rimasi determinato a mostrare loro che non avevo paura, potevo farlo benissimo."

"Una volta aperta la stanza al piano di sopra sentii il portone dell'ingresso chiudersi. Pensai adesso si che sono nei guai ma cercai di non pensarci, mi sono convinto che sarebbe andato tutto bene. E proprio mentre mi stavo avvicinando alla finestra sbarrata sentii una presenza fredda dietro di me e capii di non essere solo..."

Posai la tazza e mi vennero in mente tutte le sensazioni della sera precedente. Avevo sentito freddo, un freddo gelido, prima di sentire la sua voce.

"Quando trovai il coraggio di girarmi rimasi scioccato. Anna era a pochi passi da me. Naturalmente io urlai a squarciagola e iniziai a correre fuori dalla stanza e proprio mentre stavo per uscire mi gettò un acido addosso." Si tirò su la manica per mostrare una grande cicatrice, partiva dal polso ed arrivava al gomito.

"Oh mio Dio."

"Si, pensai vivamente che in quella notte sarei morto. Sinceramente sarebbe stato brutto morire in un posto del genere." Lui rabbrividì al ricordo struggente, scuotendo la testa.

"Prima hai detto che continua a tormentarti, è vero?" Alzò lo sguardo, guardandomi dritto negli occhi

"Si, lo fa. Lo fa nei miei sogni, ogni notte. Posso anche sentire la sua presenza fredda, anche se siamo in estate." Annuii, ero tentato di chiamare Charlie e dirgli che quella maledetta casa stregata se la poteva pure tenere, ma avevo come la sensazione di esserci dentro fino al collo.

"Merda!" Mi maledissi per essermi dimenticato del lavoro. Charlie mi avrebbe mozzato la testa, era già la seconda volta che arrivavo in ritardo.

"Cosa c'è, figliolo?" Mi chiese George.

"Mi sono solo ricordato che oggi dovevo lavorare." Gli dissi alzandomi. Ho controllato l'orologio, erano passate da un po' le otto e mezza. "Grazie per avermi raccontato la vostra storia, sono sicuro che sarà difficile dimenticarla." Lo ringraziai anche per il caffè.

"Nessun problema." Disse mentre stavo per uscire dalla porta. "Oh, e Harry... stai attento."

Annuii prima di dirigermi verso il furgone. Per fortuna c'era bel tempo e non pioveva come la sera prima.

° ° °

Appena arrivai a casa, puntai dritto verso la cucina, afferrai una banana e uscii dal cortile sul retro dirigendomi verso il capannone e riuscii a scorgere Charlie legare dei sacchi di spazzatura. Appena mi vide scosse la testa prima di ritornare per le sue.

"Era ora che arrivassi." Disse infastidito. "Cos'hai fatto, hai passato la notte con una ragazza?" Alzò un sopracciglio venendo verso di me.

Risi prima di rispondere. "Si. Qualcosa del genere." Se solo sapesse quello che era successo la notte scorsa.

"Non startene li impalato, vai a buttare questi sacchi." Feci come mi aveva chiesto e presi i sacchi, cercando di trascinarmeli dietro.

"Cosa diavolo ci hai messo dentro?" Alzai le sopracciglia, strattonando i lacci.

"Cadaveri." Disse guardandomi dritto negli occhi. Per un attimo gli crebbi, prima che lui si fregò iniziando a ridere.

"Ah ah, molto divertente." Gli dissi con sarcasmo. Mi gettai un sacco sopra la spalla e gemetti per il loro peso. Alzai il coperchio dei cassonetti blu, non respirando quel fetido puzzo e buttandoci dentro i sacchi. Li chiusi e tornai al capannone.

"Cos'altro devo fare?" Chiesi a Charlie una volta tornato. Sembrava un po' seccato.

"Che ne dici di provare a usare il tosaerba sulle lapidi?" Mi disse puntando verso il cimitero.

"Tutte?!" Alzai lo sguardo verso di lui.

"Si, qualche problema?" Scossi la testa prima di afferrare il tosaerba e iniziare a tagliare le erbacce dalle tombe.

° ° °

Arrivai all'ultima parte del cimitero, dove giaceva l'isolata lapide di Daniel Sexton. Spensi il tosaerba e mi sedetti vicino alla tomba, prendendo una piccola pausa. Più guardavo la lapide e più punti interrogativi mi riempivano la mente.

"Sono sicuro che eri una persona con cui si poteva parlare, amico." Sussurrai passando una mano sulla pietra. Tirai via qualche filo d'erba con le mani prima di parlare di nuovo. "Voglio capire chi sei."

Mi alzai prendendo il tosaerba e ritornai al capannone. Avevo intenzione di andare in biblioteca per cercare qualcosa su di lui, perché se in qualche modo era legato ai Sexton, doveva pur esserci qualche indizio.

Portai tutta la roba al capanno e tornai a casa, decidendo di farmi una doccia. Cercai di dimenticare Anna e gli avvenimenti della sera precedente mentre mi lavavo i capelli energicamente.

Mi sono asciugato in fretta e ho preso alcuni vestiti, prima di passare per la cucina. Presi le chiavi e dopo un ultimo sguardo furtivo alla casa, chiusi il portone ed uscii.

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Editor: SaraSMTPH

The Sexton HouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora