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Diabolik Story - _Lottie_

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L'aria fredda intorno a me mi provocò un brivido lungo la schiena, come la notte oscura iniziò a farsi strada nelle vicinanze. Il sole stava già calando quando camminavo per lo spazio vuoto. Non sapevo come ero arrivato lì, ma sicuramente doveva esserci un motivo.

Le mie gambe mi portarono lontano prima che riuscii a rendermi conto di dove mi trovavo. Le pietre della terra diventarono più opache mentre continuavo il mio viaggio per il cimitero. Mi fermai non appena mi trovai faccia a faccia con la lapide di Daniel Sexton e l'ansia crebbe dentro di me.

Apparì un ragazzino, probabilmente sui tre anni. Stava dietro la lapide, fissandomi con i suoi penetranti occhi azzurri. Mi domandai il perché un bambino stesse in un cimitero in un momento della giornata come quello.

"Ehi, ragazzino." Feci del mio meglio per non sembrare spaventoso e stranamente, non sembrava aver paura.

Aveva i capelli scuri e la pelle chiara, non parlava, ma ero abbastanza sicuro che ci riuscisse.

"Cosa ci fai qui?" Parlò chiaramente, senza balbettare o esitare.
Rimasi sorpreso dal modo in cui mi aveva parlato, forse aveva più di tre anni.

"Non sono molto sicuro del perché io sia qui." Ammisi sinceramente. Mi chinai inginocchiandomi, così fummo occhi a occhi.

"So perché sei qui. Sei venuto a trovarmi." Le mie sopracciglia si aggrottarono alle sue parole, ero curioso e non volevo interromperlo con domande inutile.

"Ti hanno mandato per aiutarmi, lo so." Disse eccitato. "Sono anni che aspetto questo momento." Mi confusi a quello che stava dicendo, ma ero molto interessato.

"Chi è che mi ha mandato qui?" Gli chiesi infine.

"Una persona, non ti preoccupare."

"Beh, perché devo aiutarti? Sei nei guai?" Il ragazzo mi guardò con espressione triste nel suo giovane volto.

"Sono morto, Harry." La mia bocca cadde a terra.

"Che vuol dire?! Come fai a sapere chi sono!?" La mia mente era un turbine di domande.

"Devi aiutarci, Harry. Devi farlo." Quasi mi implorò mentre cominciava a scomparire.

"Chi? Chi devo aiutare?" Chiesi freneticamente, stava svanendo nel nulla. "Lei..." La sua voce si affievolì e puntò verso la casa.

"Anna." Il mio corpo cadde in avanti, come se mi stessi svegliando da uno strano sogno ma realistico. Il mio respiro era irregolare, e lentamente rientrai nella realtà. Mi girai su un fianco, cercando di prendere fiato.

I libri erano a terra, quando avevo iniziato a leggerli, dovevo essermi addormentato. Presi il primo e ricominciai a leggerlo da dove avevo finito.
Avevo letto circa quattro pagine del libro I segreti sui Sextons e lessi un fatto sconvolgente. Daniel Sexton era stato assassinato il 12 ottobre 1905. Non disse chi fu ad ucciderlo, ma che fu soltanto strangolato e picchiato a morte.
Mi angosciai pensando ad un bambino di tre anni assassinato in quel modo.

Misi il libro sul comodino prima di alzarmi e dirigermi verso le scale. Ero deciso a capire cosa significasse il sogno e perché fosse coinvolta Anna. Salii le scale due alla volta e i miei piedi di fermarono davanti alla vecchia porta di legno. Feci un respiro profondo primari entrare.

Lampi continuavano a illuminare fuori, le foglie e i rami degli alberi sbattevano contro le finestre della casa, creando un'atmosfera inquietante. Accesi le quattro candele dell'altra volta e dopo aspettai che lei si mostrasse

Passarono i minuti e non successi nulla, magari non era lì. Cominciai ad andarmene, rinunciando quando una voce mi fermò.

"Non andare." Parlò una morbida e delicata voce.
Mi girai. Era all'angolo della stanza, le mani dietro la schiena e i capelli neri che le ricadevano sul vestito bianco.

"Non me ne andrò se tu non vuoi." Lei annuì prima di dire: "Resta." Stranamente, stava andando tutto bene e ne rimasi scioccato.
Mi fece cenno di andarmi sul suo letto è così feci. Le molle cigolarono sotto il mio peso, lei decise di rimanere in piedi a pochi passi da me.

"Harry, vero?" Annuii. "Mi dispiace per ieri sera... Daniel è un argomento delicato per me." Chinò la testa, sembrava stesse per piangere.

"Va tutto bene, non avrei dovuto chiedertelo." Dissi.

"È meglio che tu non lo sappia." Rispose, chiudendo gli occhi.

"Posso chiederti una cosa? È molto importante per me." Sembrava restio che me lo domandasse.

"Si, certo."

"Perché sei venuto in questa casa? Ti rendi conto del suo passato? Me lo sono sempre chiesta, in realtà." Credo che la risposta alla sua domanda era perché volevo da scappare da una madre iperprotettiva.

"Beh, la ragione principale per cui mi sono trasferito è mia madre. A lei piace controllare la mia vita, anche se adesso ho ventun anni." Cominciai a spiegarle.
"Ha sempre vuoto controllarmi, sin da quando ero piccolo, ne sentiva il bisogno. Ma di recente sono maturato e quando le ho detto che mi sarei trasferito ha affermato che le avevo spezzato il cuore a vedere il suo bambino che se ne andava." Anna mi guardò con occhi ansiosi per tutto il tempo, facendosi lentamente strada verso il bordo del letto, dove vi sedette.

"Tua madre sembra una donna meravigliosa, non ho idea del perché tu abbia voluto lasciarla." Disse con serietà.

"Cosa? Stai scherzando? È terribile. Va bene, forse non è terribile, ma è piuttosto cattiva." Risi, sapendo che mia madre mi amava teneramente, aveva solo bisogno di lasciarsi un po' andare.

"Beh, per lei tu sembri molto importante." Disse Anna, alzando la testa. Era così strano il suo comportamento. Un giorno non vuole nemmeno vedermi e l'altro stiamo avendo una conversazione quantomeno civile. Si, è abbastanza strano.

"Allora sei veramente un fantasma? So che ne abbiamo già parlato, ma mi risulta ancora difficile crederci." Ammisi. Mi ero sempre chiesto se tutto quello non fosse altro che un contorto scherzo.

"Morta? Si. Fantasma? Non ne sono davvero sicura. La gente dice che lo sia, ma sinceramente non lo so nemmeno io, Harry." Spiegò.

"Se sei morta, non dovresti essere nell'aldilà? O perlomeno, dove devono stare i defunti." Le chiesi, non comprendendo appieno tutto ciò.

"Beh, io non lo so, Harry." I suoi lineamenti si trasformarono in una smorfia quando la verità delle sue parole la colpì.

"Sono rimasta qui per anni, presuppongo che sia questo il mio aldilà." Giocò con i lacci alla fine del suo vestito, guardando verso i suoi piedi.

"Ti ricordi di essere stata viva?" Mi guardò lentamente, ma non in modo raccapricciante.

"Si, per tutto il tempo lo ricordo."

"Cosa intendi?" Le mie sopracciglia di sollevarono, curioso in una sua risposta.

"Ti ricordi quella volta in cui sei venuto ed io sono scomparsa?" Annuii, al ricordo di quanto ero confuso. "Succede quando rivivo la mia vecchia vita. Corro al piano di sotto, e saluto mia madre in cucina che sta preparando la colazione, mio padre sta partendo per il lavoro. Mi dava sempre un bacio sulla fronte prima di andarsene. Tutto era perfetto, poi quel tutto tornava alla normalità." Fece una pausa, guardando verso la finestra, i rami si strofinavano ancora contro il vetro.

"Che succede?" Inclinai la testa, provando a leggere nella sua mente, anche se sapevo che era impossibile.

"I-io... Max." E dopo quelle parole, lei scomparve.

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Editor: SaraSMTPH

Scusate per l'enorme ritardo, ma sapete, le vacanze portano via sempre un sacco di tempo.
Comunque, questo capitolo è abbastanza lungo, godetevelo :)

The Sexton HouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora