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Una volta che la porta fu completamente aperta entrammo esitanti. Il letto stava ancora al suo posto accanto al muro e lo specchio a figura intera ci osservava assieme ai nostri stessi riflessi.

Non era così buio come pensavo, considerando che la finestra era sbarrata. Sotto di essa, c'erano alcuni pezzi di legno, probabilmente si erano staccati nel corso degli anni.

"Non c'è niente qui, torniamo di sotto prima che possa succedere qualcosa." Charlie cercò di convincermi e mi rifiutai.

"No, Charlie. Io ho bisogno di sapere." Gli dissi avvicinandomi alla finestra.

"Io non lo farei se fossi in te." Mi avvertì. Staccai un piccolo pezzo di legno che pendeva dal telaio.

"Dovremmo aprire questa finestra." Dissi staccando un altro pezzo. Si stavano staccando da soli, quindi non dovevo nemmeno preoccuparmi più di tanto.

"Harry, veramente. Non credo sia una buona idea." Mi voltai verso di lui.

"Perché hai paura? Non vuoi sapere qualcosa in più su Anna?"

"È da più di trent'anni che sto cercando di capirlo, e nel tempo in cui lavorato per i Sexton ho imparato a lasciar perdere tutti questi fatti." Perché non voleva aiutarmi? Era pazzo a non volerlo fare.

Continuava a dirmi: stai attento, vattene finché sei in tempo, e onestamente se avevo intenzione di vivere li dovevo capire il motivo per cui Anna Sexton ossessionava quel posto.

"Io vado di sotto. Sta attento." Mi disse prima di scomparire dietro la porta.

Non riuscivo a credere che avesse paura di un fantasma.

Nella notte non venni svegliato da strani rumori o urli spacca timpani e questo fu un bene.

Mia madre sarebbe arrivata l'indomani e speravo vivamente che Anna non si mettesse a fare casino per spaventarla, avrei fatto qualsiasi cosa per non farmi dire in faccia che la casa faceva schifo e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era una madre che mi urlava contro che la casa era sporca.

Le volevo bene, certo, ma a volte doveva farsi gli affari suoi e tenere la bocca chiusa. Era quello il motivo per cui mi ero trasferito, volevo restare fuori dalla sua natura prepotente e dal suo continuo parlare.

Aveva bisogno di ritrovare se stessa in un vero uomo, qualcuno che avrebbe potuto badare alla sua vita come si deve. Magari si dovrebbe iscrivere in un sito per incontri... mia madre in un sito per incontri? Bah, mi sembra impossibile ma sarebbe divertente vederla all'opera davanti a un computer.

Corsi al piano di sotto per prendere una scopa e rovistai in tutta la cucina per trovare quel dannato oggetto e sentii il campanello suonare. Mi fermai e con uno sbuffo mi diressi verso la porta.

Molto probabilmente era Charlie il sinistro (era da un po' che lo chiamavo così), aprii la porta e spalancai gli occhi.

"Mamma!? Che ci fai qui?" Ero sbalordito di vederla in piedi di fronte a me.

"Beh, sono venuta a vedere come sta il mio bambino." Distrussi l'impulso di dirle di smetterla di chiamarmi bambino, avevo 21 anni!

"Pensavo arrivassi domani." Suonò più come una domanda che un affermazione. Perché doveva venire proprio quel giorno? Non ero pronto per lei, il lavandino era pieno di piatti, la mia camera da letto assomigliava a una spazzatura, per non parlare della mia coinquilina fantasma al piano di sopra.

"Non potevo più aspettare, dovevo vederti!"

"Non è passata nemmeno una settimana." Gli ricordai sgarbatamente.

"Non parlarmi così." Mi avvertì puntandomi un dito contro, ecco perché odiavo mia madre, mi trattava come se fossi un ragazzino. Stavo solo dicendo la verità. "Vuoi farmi entrare o hai intenzione di lasciarmi fuori al freddo?" Ero tentato di dirle si, ma poi ci ripensai, meglio non farla arrabbiare ulteriormente.

"Si, si, entra." Aprii la porta in modo che potesse entrare.

"C'è odore di vecchio." Fu la prima cosa che disse quando mise piede nell'atrio, il suo naso storto dal disgusto.

"La casa è vecchia, mamma." Mi preparai per una di quelle solite ramanzine che di solito non ci si scorda mai.

"Harry, caro, ti ho sempre detto che comprare questa casa è stata una pessima idea." Ed era così. Tutte le volte che la osservavo mi ricordava la scelta orribile che avevo compiuto.

"Lo so, mamma..."

"Lasciami finire!" Ma io non voglio che tu finisca! "Ti avevo avvertito di non comprare questa casa di... com'era la parola?"

"Di merda?" La interruppi sorridendo.

"Harry! Cos'hai appena detto?!" Giuro, avevo intenzione di buttarla fuori a calci prima che la settimana finisse.

"Mamma, ho 21 anni, sono libero di dire merda o qualsiasi altra bestemmia mi venga in mente." Alzai la testa incrociando le braccia al petto.

"Io ti avevo avvertito..." Sbuffò e poi se ne andò solo Dio sa dove.

•••

Le ultime ore trascorse con mia madre le passai litigando, facendo battute stupide su quanto possa essere odioso Off-Color [Non ho idea di che cosa sia, forse un programma TV?] guadagnandomi alcuni schiaffi in testa, e i continui ricordi dei miei errori, come ad esempio, aver acquistato una casa di merda che però non la consideravo una vera merda.

Se devo essere onesto, non vedevo l'ora che se ne andasse, ripeto, le volevo bene ma non sapeva mai quando stare zitta. "Harry, in questa città c'è qualche lavoro che potresti o ti piacerebbe fare?" La sua voce interruppe i miei pensieri dandogli delle pedate e mandandoli via.

"Uhm, non ne sono davvero sicuro, a dire la verità non ci ho ancora guardato, sono stato molto occupato in questi giorni."

Le dissi lanciando uno sguardo al lavandino colmo di piatti, li avrei puliti più tardi.

"E cosa avresti fatto?" E via con le sue infinite domande.

"Ho trovato un lavoro e ho cercato di mettere a posto la casa." Si avvicinò al lavandino e iniziò a lavare i piatti.

"Mio figlio che fa le pulizie? Non ci credo." Disse riempendo il lavandino di acqua e sapone. "Che tipo di lavoro è?" Okay, mi rivolgo a te, signore. Come faccio a dirle che lavoro in un cimitero? È il posto peggiore in cui lavorare, oltre al McDonald che è peggio.

"Lavoro nel cimitero dietro la casa..." Feci qualche passo indietro.

"Tu cosa?! Lavori con i morti?! Ma sei fuori di testa?!" Alzò la voce gettando le mani in aria.

"Non è così male come sembra." La provocai, perché in realtà non faceva veramente schifo come credevo.

"Harry, tu lavori in un cimitero!" Gridò. Pensava che fossi sordo?

"È..." E in quel momento un rumore agghiacciante e sconvolgente proveniente dal piano di sopra mi interruppe.

"Cos'era quello?" Sussurrò mia madre con la paura marcata nei suoi lineamenti duri.

"Davvero un ottimo tempismo, Anna." Borbottai.

"Chi è Anna?"

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Editor: SaraSMTPH

Scusate se non ho aggiornato subito ma devo assolutamente finire Psycho Sitter. E comunque sarei felice di sapere i vostri pareri su questa storia!

The Sexton HouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora