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"Chi è Anna?" Le parole di mia mamma risuonarono nella mia testa. Cosa dovevo dirle? Si mamma, sai, c'è un fantasma che vive al piano di sopra insieme a me. Che diavolo, no! Non potevo dirglielo.

"Harry, mi stai ascoltando?" No, non ti sto ascoltando. Doveva aver detto qualcosa che non avevo sentito.
"Ti ho chiesto chi è Anna. Non è che il mio ragazzone ha una fidanzata e non me l'ha ancora detto?"

Perché credeva che avessi una fidanzata? Mi ero appena trasferito. "È vero?" Alzò un sopracciglio con le mani puntate sui fianchi.

"Io... è successo qualcosa. Dopo andrò a controllare." Non c'era modo che tornassi lassù proprio ora. L'ultima volta che l'avevo incontrata non era molto felice di vedermi.

"Non sarei poi così sconvolta... solo che non mi piace l'idea di un'altra donna nella tua vita." La sua voce era rotta come se fosse sul punto di piangere o qualcosa del genere. Dio, spero di no,
non ero in vena per consolare mia madre. Odiavo letteralmente qualsiasi situazione triste e piangente. "Ho paura che ti dimenticherai di me, Harry. Sei il mio unico figlio, è difficile vederti crescere. Quando ti sei trasferito qui in Kentucky mi hai spezzato il cuore." Singhiozzò.

Praticamente stava piangendo con la sua piccola confessione, solo perché aveva paura di perdermi.
L'abbracciai, dicendole che non potrei mai dimenticarla. "Ti voglio bene Harry. Ora da un bacio alla tua mamma..." Si girò con la guancia protesa verso di me.

Volevo bene a mia madre, ma non avevo la minima intenzione di baciarla, avevo ventun anni, era già tanto che l'avevo abbracciata. "Mamma, sto bene, non ti preoccupare." Dissi tirandomi indietro.

"Okay, ho capito. Pensi di essere troppo grande per dare un bacio sulla guancia a tua madre. Dopo tutto quello che ho fatto per te..." Mia mamma era molto brava a farti sentire un colpa fino a quando non sei costretto ad andare in chiesa a confessarti o a chiedere scusa per il resto della tua vita.

Gemetti e le diedi un fugace bacio sulla guancia, pulendomi la bocca con la mano subito dopo. "Sei ancora un mammone." Sorrise dandomi un pizzicotto sulla guancia. Giuro, se non mi trattava come un adulto avrei trovato un preservativo usato e glielo avrei tirato in faccia, ricordandole che non ero più un bambino di cinque anni.

"Il mio bambino... sei così bello. Penso di averti fatto veramente bene." Sorrise esaminandomi.

"Mamma, questo è un po' strano." La chiamai fuori dal suo mondo dei complimenti.

"Zitto o ti metto in punizione." Mi puntò un dito contro e ridacchiai mentalmente. Era davvero folle.

Mi chiese di guardare un film, e in primo luogo mi sembrava una buona idea fino a quando non mise un vecchio filmato di me da bambino seduto su un seggiolone mentre lei mi imboccava con dei fagiolini. Avevo la bocca sporca per tutto quel cibo ma dovevo ammettere che mi stavo divertendo a vedere il me bambino.

"Oh, guarda com'eri piccolo!" Mia madre cominciò a piangere e mi allontanai, non volevo assistere al suo crollo cronico mentale.

Il video finì e ne partì un altro. Con mio sollievo vidi che ero più grande. Stavo seduto sulla moquette del nostro vecchio salotto. Trascinavo il mio treno giocattolo dietro di me, gattonando sul pavimento. Non mi riconobbi in un primo momento, avevo i capelli lisci e biondi invece che ricci e castani.
Era un video dolce fino a quando non entrò lui, con la sua voce che urla, seguito da dei vetri che si rompono fino a quando non va da mia madre.

Prima che uno di noi due potesse soffrire mi alzai e strappai fuori il nastro, buttandolo a terra. Marciai verso la mia stanza, sbattendo la porta e sentendo la voce di mia madre che mi chiamava.

"Harry, mi dispiace. Io non lo sapevo." Disse con la preoccupazione cucita sulle sue parole. "Harry, rispondimi!" Implorò ma io non volevo parlare, e non lo avrei fatto. Non su di lui.

"Lasciami in pace! Non voglio parlare di lui! È meglio s-se bruci quel nastro." Non volevo urlare ma non riuscivo proprio a farne a meno. Quell'uomo aveva rovinato le nostre vite.

Pochi minuti dopo sentii dei passi farsi più lontani fino a quando non si sentirono più. Mi girai sul fianco cercando di dormire e uomini adulti e una ragazza da un grande vestito bianco popolarono i miei sogni.

•••

La mattina dopo mi svegliai e mi feci una doccia, dirigendomi poi verso la cucina. Dovevo lavorare quindi speravo che mia madre non sarebbe stata lì a tartassarmi.

Quando entrai in cucina la vidi seduta sul bancone con una tazza di caffè in mano. "Hai dormito bene?" Fu lei la prima a parlare.

"Si." Mentii. A dire la verità non avevo dormito per niente. I sogni mi causarono di svegliarmi nel cuore della notte con la fronte sudata e i capelli che andavano da tutte le parti.

"Bene."

Mi versò del caffè e prese una mela. Probabilmente avrei dovuto dirle che dovevo lavorare, sapevo che non ne sarebbe stata felice, ma doveva capirlo.

"Oggi devo lavorare. Tu puoi stare qui o andare in città, come preferisci." Le dissi. "Probabilmente vorrai andare in città, è noioso qui." No, non era affatto noioso solo che non voglio vederti conversare con un fantasma.

"Credo che andrò a vedere un piccolo negozio di antiquariato davvero grazioso che ho scorso mentre stavo venendo da te." Giunse le mani di fronte a lei.

"Forse." Sussurrò prendendo un sorso di caffè e qualcuno bussò alla porta.

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Editor: SaraSMTPH

Scusate ancora il ritardo. E anche per eventuali errori. Comunque, vi piace? Io l'adoro!! Mi raccomando votate e commentate se volete! :)

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