Mi diressi nuovamente verso la porta e la aprii.
"Ciao!" Maggie, la ragazzina frizzante che si era presentata a casa mia questa mattina alzò lo sguardo e fummo faccia a faccia.
"Hey." Dissi piano, non ero in vena di una qualche specie di conversazione.
"Posso entrare?" Mi chiese guardando oltre me; feci un passo di lato.
"Si, si." La condussi in salotto e si sedette sul divano. Mi accomodai di fronte a lei in una poltrona di velluto rosso.
"Allora." Iniziò lei tirando fuori un taccuino dal suo zaino insieme ad una penna. "Ti farò delle domande sulla casa. L'importante è che tu risponda bene, ok?"
Mi allungai sul posto, annuendo. "Quindi... questa è la cosidetta casa dei Sexton, giusto?" Annuii. Spostò lo sguardo verso il basso. "Quanti anni ha e quando è stata costruita?" Non sapevo di preciso quanti anni avesse, che era vecchia si capiva, ma non ero sicuro di poterle rispondere concretamente.
"Penso più di cento anni fa, mi sono trasferito qui da una settimana, non sono molto pratico della zona." In realtà mi sentivo come se abitassi in quella città da anni, anche se non volevo darlo a vedere.
"Va bene... hai mai visto Anna Sexton?" Alzò lo sguardo dal suo blocco con un sopracciglio inarcato. Fra me e me soppesai la possibilità di raccontarle ciò che sapevo oppure no.
"No." Mentii. Chissà cosa sarebbe successo se avessero scoperto che la casa era ancora infestata.
"Sei in qualche modo imparentato con i Sexton?"
"No."
Mi fece qualche altra domanda, soprattutto riguardanti la casa, ma non su Anna. "Bene, grazie mille per esserti fatto intervistare. Morivo all'idea di uno scoop su questa casa." Sorrise mettendo le cose nel suo zaino.
"Nessun problema." Proprio mentre Maggie si dirigeva verso il marciapidede attraversando la strada, mia madre uscì dalla macchina con una borsa in mano. Era una fanatica dello shopping, lo era sempre stata.
"Chi era questa volta?" Mi chiese mentre le aprii la porta per farla entrare.
"Un'altra venditrice di biscotti." Dissi afferrandole la borsa dalle mani e sedendomi sul tavolo. "Dio santo, cos'hai comprato?" La borsa era pesantissima.
"Un gatto di coccio." Mi allontanai subito dalla borsa alzando un sopracciglio. "Sto scherzando, Harold." Il mio nome completo, pronunciato da mia madre era diverso da quando veniva pronunciato da Charlie.
"Un gatto di coccio?" Le chiesi.
"Ho cominciato a collezionarli!" Battè le mani e un ampio sorriso comparve sui suoi lineamenti.. E da quando si collezionano gatti?
"Oh, signore." Mia madre amava collezionare un sacco di oggetti strani. Mi ricordo che una volta aveva comprato più di trecento pupazzi di neve di coccio e tutte le volte che invitavo i miei amici a casa mi prendevano in giro fissando quei piccoli pupazzetti..
"Oh, zitto. D'altronde ho perso il mio unico figlio." Fece lei sdolcinata.
"Non mi hai perso." Le dissi.
"Lo so, ma mi sento comunque sola." I suoi occhi diventarono lucidi e pensai subito che non volevo assistere a quell'inferno. Praticamente corsi in cucina per andare a prendere qualcosa da mangiare, ma non era quello il mio unico motivo.
"Harry, dove sei andato?" Mi chiamò mia madre: sentivo ancora l'emozione nella sua voce.
"Sono in cucina!" Urlai. "Ti preparo la cena... devo.... basta che faccio qualcosa." Qualsiasi cosa andava, fino a quando non si preoccupava. Presi le pentole e alcuni cibi in scatola insieme al pollo.
Proprio mentre accesi il fuoco sentii uno scricchiolio provenire dalle scale. Mi fermai ad occhi spalancati. "No, no, no." Posai la padella che avevo in mano.
Mi catapultai in soggiorno, il respiro irregolare. Non poteva andare al piano di sopra... e se vedeva Anna? Merda, probabilmente mi avrebbe rispedito a New York, ventunenne o meno.
Quando andai nel salotto la vidi ferma sul gradino più alto delle scale. "Non andare lassù!" Urlai non rendendomi conto di quanto suonasse sospetto. Ora avrebbe avuto un motivo per cui andarci. Si girò verso di me, frustrata.
"Perchè?"
"Uhm...c'è..." Borbottai maledicendomi.
"Mi stai nascondendo qualcosa?" Lei sembra dubbiosa.
"C'è un topo!" Sputai prima di poter riflettere. Un sussulto lasciò le sue labbra prima che scendesse velocemente le scale.
"Harry! Perchè hai comprato una casa infestata dai topi?" Strillò quando mi raggiunse. Feci spallucce, contento che non avesse visto cosa si trovasse al di la di quella porta.
* * *
Domenica Charlie mi disse che non dovevo andare a lavorare, mia madre ricevette una telefonata di tarda sera per lavoro, avevano bisogno di lei in ufficio lunedì mattina. Anche se non ero molto su di giri per il suo arrivo, in realtà ero felice che fosse stata con me.
Imballammo tutte le sue cose, oltre il gatto di coccio che imprigionai nel bagagliaio lanciandogli occhiate omicide. Mi offrii per accompgnarla fino all'areoporto ma lei insistette di voler andare da sola.
Il viaggio fino alla stazione fu silenzioso. Osservai il paesaggio, la terra incontaminata piena di verde. Aprii i finestrini e mia madre si lamentò per i suoi capelli.
Venti minuti dopo, girai verso la stazione degli autobus. Uscii dalla macchina afferrando la borsa e dirigendomi verso l'entrata.
"Non posso portare con me il gatto. Quando lo SPEDIRAI ricordati di avvolgerlo a testa in su, altrimenti si romperà." Mi disse. Cosa, quindi dovevo anche spedirle quel coso?
"Si, si, lo so." Alzai gli occhi al cielo, noncurante.
"Non dire si si. Ti sculaccio se si rompe." Mi avvertì puntandomi un dito contro.
"E come fai a sculacciarmi da New York?" Ridacchiai. Mi lanciò un'occhiataccia prima di abbracciarmi. Ricambiai velocemente prima di tirarmi indietro.
"Ti voglio bene. Quando arrivo a New York ti chiamo." Dopo avermi salutato per altre dieci volte salì finalmente sull'autobus. Lo osservai fino a quando non scomparve, poi tornai al furgoncino, tirando giù tutti i finestrini e alzando la musica a palla.
* * *
Quando tornai a casa vidi una tempesta in arrivo che riempiva il cielo di enormi tappeti grigi. Ricordo che anche quella volta, quando la vidi, stava piovendo.
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Editor: SaraSMTPH
Vorrei scusarmi con tutti per il grandissimo ritardo! Ma ho avuto da fare con la cosidetta autogestione nella mia scuola, poi compiti scritti, rimedi per le insufficienze e gennaio se n'è già andato. Comunque, so che sono un po' noiosi i capitoli, ma finalmente sua madre ha sgomberato!!! Chissà cosa succederà...
Al prossimo capitolo (lo pubblicherò a breve.)
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The Sexton House
FanficUn giovane ragazzo, Harry Styles, decide di trasferirsi nella casa dei "Sexton" in fondo alla via Maple Grove, dove si dice abiti il fantasma di Anna Sexton, figlia del giovane proprietario che morì colpita da un fulmine in soffitta più di cento a...