Fissai la ragazzina e dalla targhetta che indossava capii che il suo nome fosse Britney.
"Che intendi dire?" Britney ridacchiò appena prima di rispondere.
"Lo scoprirai abbastanza presto."
"Ma... Anna è morta?" Le chiesi: suonava più come una domanda che come un'affermazione. Si limitò a scuotere la testa, continuando a ridacchiare.
"E come è morta?" Rispose inarcando le sopracciglia. Sapeva bene qual era la risposta.
"Dovrebbe essere stata colpita da un fulmine..." Capii da solo quello che stava implicamente dicendo. Ad Anna non piacevano le tempeste, perchè era morta proprio in una tempesta.
Raccolsi velocemente le mie scatole e i miei sacchetti dirigendomi verso il camion. Il vento faceva piegare gli alberi, scricchiolavano, le nuvole si univano per formare enormi chiazze nere. Corsi a tutta velocità per le strade strette e tortuose, superando di molto il limite. Svoltai per Maple Grove e presi subito il vialetto che arrivava a casa mia. Avevo un certo timore di non essere in grado di riconoscere la strada e di certo non sarei potuto rimanere li fuori con una tempesta in arrivo.
Appena arrivai, presi tutti i sacchetti e le scatole e camminai veloce verso l'ingresso. Sbloccai velocemente la porta e mi diressi in cucina, mettendo via tuttò ciò che andava riposto nel frigorifero e tutte le altre cose che avevo comprato. Una volta finito afferrai un pacchetto di patatine e un po' d'acqua, dirigendomi verso la mia camera.
Saltai sul letto e tirai fuori il telefono; vidi una chiamata persa di mia madre e decisi che la cosa migliore sarebbe stata quella di chiamarla, visto che la volta scorsa non avevamo avuto una bellissima conversazione. Suonò due volte prima che mi rispondesse.
"Harry! Come sta il mio ragazzone?!" Wow, davvero mamma?
"Bene." Risposi assente.
"Mi manchi così tanto piccolo mio!" Alzai gli occhi al cielo.
"Scommetto che-
"Io non ti sono mancata?"
"Certo che si, mamma." Risposi afferrando un'altra patatina. "Come potresti non mancarmi." Presi un po' d'acqua.
"Non vedo l'ora di rivederti! Mi sono già organizzata per venire da te questo venerdi."
Mi sedetti sul letto.
"Ma è lunedi. Venerdì è tra pochi giorni...." Non avrei mai immaginato che mia madre sarebbe venuta da me così presto.
"Si, Harold. Lo so." Perfetto, fottutamente perfetto.
Mia madre voleva venire da me, ripetendomi in continuazione che quella casa era troppo vecchia e polverosa e chiedendomi mille volte il motivo per cui avrei dovuto comprarla. Credeva veramente che fosse infestata dai fantasmi... ridicolo.
Continuò così, sapendo solo Dio sa cosa. Un fulmine illuminò tutta la casa, e un altro lo seguì e una volta che quel forte rumore finì, un urlo agghiacciante risuonò dal piano di sopra, seguito da dei bussi e da dei singhiozzi.
Mi bloccai lasciando cadere il telefono. Rimasi congelato nel mio letto non osando muovere un muscolo. Riuscivo ancora a sentire mia madre che parlava: non aveva idea di quello che stava succedendo. Afferrai il telefono e lo appoggiai lentamente all'orecchio.
"I-io devo andare... ciao." Riattaccai aspettando pazientemente un altro grido che non arrivò. La casa era silenziosa, riuscivo a sentire soltanto il rumore della pioggia che colpiva il tetto. Non potevo essermi immaginato tutto. Mi alzai dal letto e mi assicurai di avere con me il cellulare prima di lasciare la stanza.
Andai in salotto. Accanto alla porta c'erano i guanti e una mazza da baseball che portavo sempre con me. Presi la mazza e la tenni vicino a me. Fissai le scale ricoperte dal tappeto rosso e mi chiesi se quella fosse veramente una buona idea. Probabilmente no, ma dovevo capire chi o che cosa avesse urlato.
Mi feci strada per le scale, ad ogni passo scricchiolavano, le mie mani tremavano, avevo la pelle d'oca. La mia mente urlava di scappare, di chiamare la polizia ma avevo bisogno di capire.
Proprio quando arrivai sull'ultimo gradino vidi un'enorme porta di legno scuro di fronte a me. In sottofondo, lampi e tuoni. Raggiunsi la maniglia, il mio cuore batteva forte, non avevo idea di ciò che si nascondeva dietro quella porta.
Proprio quando stavo per aprirla sentii un bussare alla porta d'ingresso. Mi spaventai a morte e corsi giù per le scale, fermandomi di botto alla porta. La aprii e comparve Charlie in piedi sotto la pioggia, coperto da un cappotto nero e un cappuccio a nascondergli la testa. Sembrava piuttosto inquietante con i fulmini a illuminargli a intervallo il viso.
"Harry, sono caduti molti alberi e credo che abbiano rotto le linee elettriche. Sono venuto a vedere se le luci sono spente." Parlava a voce bassa, ma ancora abbastanza forte da poter coprire il rumore della pioggia.
"Non c'era bisogno di venire con questa tempesta." Dissi guardando il cielo.
"Oh, non preoccupatevi, ero già fuori." Mi rispose. Non riuscivo a credergli.
"Lei era fuori con tutti questi fulmini?! Oh mio Dio." Si mise a ridere.
"Non dovete preoccuparvi. Stavo soltanto controllando che la tomba avesse ceduto." Tutto quello a cui pensavo era che non avrei mai messo piede in quella specie di mini cimitero in una notte come quella.
"Bene, dal momento che tutto sembra essere a posto andrò a controllare nuovamente la tomba."
"Va bene... fate attenzione." Urlai da sopra la tempesta mentre camminava giù per le scale.
"Oh, e Harry, se fossi in lei mi preoccuperei che la finestra della torre fosse chiusa." Disse indicando la parte superiore della casa.
Mi avviai fuori dal portico per osservare ciò che il vecchio stava indicando. Appena i miei occhi si posarono sulla finestra, il mio respirò si fermò in gola. Nella finestra di vetro riuscivo a scorgere una figura di una giovane ragazza.
Anna Sexton.
____________________
Editor: SaraSMTPH
STAI LEGGENDO
The Sexton House
FanficUn giovane ragazzo, Harry Styles, decide di trasferirsi nella casa dei "Sexton" in fondo alla via Maple Grove, dove si dice abiti il fantasma di Anna Sexton, figlia del giovane proprietario che morì colpita da un fulmine in soffitta più di cento a...