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Vorrei ricordarvi che anche se non lo pensate, leggo sempre i vostri commenti. Ringrazio coloro che mi sostengono e che mi hanno sostenuto con Psycho Sitter (e che come vedete non ho cancellato). Per favore, continuate a votare e commentare, vorrei sentirmi motivata per continuare la traduzione. :)

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Accesi il furgoncino guidando per la strada della piccola cittadina con la speranza di arrivare prima che la libreria chiudesse. Sorpassai qualche auto superando di poco il limite di velocità e cercando di non andare oltre.

Dopo aver guidato per circa venti minuti, trovai finalmente l'edificio, spensi il motore e uscii dal furgone. Alzai lo sguardo sulla schiera di piccoli mattoni di fronte a me e non appena aprii la porta sentii odore di vecchio e di libri i quali, occupavano un sacco di scaffali. Camminai fino al bancone decidendo di chiedere informazioni riguardanti i Sexton. C'erano alcune pile di libri ammucchiati sopra una scrivania alta.

"Ciao...?" Dissi cercando di sbirciare oltre la coltre di libri e pochi secondi dopo una ragazza bionda fece capolino dalla scrivania.

"Oh, hey, scusami per... questo." Disse afferrando i libri e mettendoli a terra. "Ma normalmente non viene nessuno a quest'ora." Continuò dopo che ebbe finito. Controllai l'orologio, erano appena le cinque.

"Posso esserti d'aiuto in qualche modo?" Mi sorrise.

"Si, sto cercando alcune informazioni sui Sexton e pensavo di leggere qualche libro, anche sulla casa." Gesticolai mentre la scrutavo. Aveva un fisico minuto, i capelli biondo dorati le scendevano lungo le spalle liberamente e i suoi occhi azzurro oceano risplendevano nella stanza. Splendida, dovevo dire.

"Effettivamente abbiamo qualcosa, i Sexton hanno una loro sezione a sé." Disse mentre usciva dal bancone. Indossava un semplice abito blu abbinato a delle scarpe basse. La seguii fino al retro dell'edificio e si fermò a scansionare lo scaffale prima di puntare a prendere quattro libri e mi resi conto che non ci sarebbe mai arrivata. Mi misi perciò dietro di lei e mi allungai per prenderli al posto suo, sfiorando la sua schiena con il petto.

"G-grazie." Balbettò mentre le sue guance si tingevano di un rosso improvviso e sempre improvvisamente, il cordino del suo vestito era diventato interessante. O almeno, lo era per lei.
"Posso fare qualcos'altro?" Mi chiese la ragazza con dolcezza.

Puntai lo sguardo sui libri fra le mie mani. "Per caso sai niente sui Sexton?" Alzò un sopracciglio in risposta.

"Hai comprato la casa, non è vero?" Sembrava quasi che un lampo di speranza balenasse nei suoi occhi. "Si, è così."

Il suo sorriso si allargò. "Amo quella casa."

Lei era la prima persona che adorava la mia nuova casa. Tutti sembravano averne paura (dovrei averne anche io, in realtà).

"Davvero?" Chiesi quasi a me stesso.

"Si, vorrei tanto vederla una volta." Perché qualcuno vorrebbe vederla? Insomma non mi sembra fosse un'avventura divertente o tantomeno un'opera d'arte.

"Davvero... beh, fico." Dopo essermi ripreso, decisi finalmente di poggiare i libri sul tavolo e mi sedetti. Le chiesi se si voleva sedere e accettò.

"Si, lo so che è un po' strano, ma onestamente adoro quella casa." Disse e sorrise timidamente guardando il legno del tavolo.

"E perché ti piace?" Lanciai uno sguardo ai libri di fronte a me. Uno si chiamava The Sexton e un altro The Haunting, c'era una foto della casa che sembrava scattata recentemente.

"Mio fratello maggiore lavorava lì. Mi diceva spesso che un giorno me l'avrebbe fatta vedere..." Presi in considerazione l'idea che anche allora Charlie avesse un aiutante. "Diceva che il secondo piano, e la sua stanza, potevano essere visitati solo quando i temporali non c'erano. Immagino il perché..." Questa ragazza non aveva per niente paura, anzi, era incuriosita.

"Tu sei pazza." Risi scuotendo la testa e rise anche lei.

"Mi hanno detto qualcosa su Anna, ma penso che molte siano voci." Sorrise. "Io sono Jane." Mi tese la mano e gliela strinsi.

"Harry."

Parlammo probabilmente per due ore abbondanti, sulla casa, ma anche sui nostri interessi. A volte faceva dei discorsi un po' strani, ma nel complesso, fu una bella chiacchierata.
Affittai i libri per una settimana sperando di trovare un po' di tempo per leggerli e scoprire qualcosa in più sui Sexton, ma soprattutto, qualcosa in più su Daniel.

In quel momento, stavo tornando a casa con i finestrini abbassati e la musica a palla, quando sentii il trillo del mio cellulare. Lo tirai fuori dalla tasca tirando su i finestrini prima di rispondere.

"Ciao."

"Harry! Come sta il mio ragazzone?!" Oh, meraviglioso, mia madre.

"Sto bene mamma." Dissi alzando gli occhi al cielo.

"Mi stavo chiedendo, hai spedito il gatto di coccio?" Cazzo, mi ero completamente dimenticato di quello stupido gatto che stava ancora nel bel mezzo del salotto a prendere polvere.

"No. Lo spedisco domani."

"Bene. Ti sei sbarazzato dei topi?" Mi chiese e rimasi in silenzio. Topi? C'erano topi in casa? Oh. Si, era per via della scusa...
mi venne da ridere prima che le risposi.
"Si, tutto a posto, non preoccuparti."

Parlammo per tutto il tragitto, perlopiù lei che continuava a dirmi quanto le mancavo, e alla fine, stufo, le dissi che avevo da fare e che il telefono stava per morire. Una volta chiusa la chiamata, corsi su per le scale dell'ingresso e aprii la porta.
La cosa peggiore è che mi venne quasi un infarto quando vidi la persona seduta di fronte a me.

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Editor: SaraSMTPH

The Sexton HouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora