"Questa è casa mia, fai pure con comodo" , disse togliendosi la giacca e buttandola sul divano. "Vuoi qualcosa da bere?"
Avanzai lentamente "No.. Grazie", mi tolsi la giacca appoggiandola su una sedia, dopodiche mi sedetti sul divano "Grazie.. Per prima"
Lui prese una birra e venne vicino a me "Dovevo togliertelo di mezzo quel coglione". Fece una pausa guardandomi "State insieme?"
Scossi la testa decisa "No! È questa l'impressione che diamo?"
Fece spallucce "Piccolina, bacini, abbraccini, richieste, sorrisini.. Ma a me non interessa"
"Davvero vuoi studiare latino?", chiesi ridendo.
Finì la birra "Ma proprio no, mi fa schifo quella materia", rispose ridendo.
"E quindi siamo qua a fare che?", domandai perplessa.
"Vieni", disse facendomi segno di seguirlo. Mi alzai dal divano e mi condusse al piano di sotto, dove c'era una piccola sala giochi, con un biliardo, una televisione, e il muro tempestato di graffiti con le bombolette.. Era parecchio disordinata, impregnata di odore di fumo e alcol. Ma con un non so che di affascinante. "Il mio angolo segreto"
Mi guardai intorno strabuzzando gli occhi davanti ai suoi disegni "Gli hai fatti tu?"
Annuì "Ognuno di essi"
Passai il dito su una frase scritta con lettere stilizzate -Posso spegnere la luce, posso chiudere gli occhi, ma intesta ho te, ogni minuto dieci rintocchi- "E' una frase di una canzone?"
Si buttò sul divano "Già, non conosci eh il rap?"
Scossi la testa, sentendomi impotente. "E' tutto bellissimo qui.." non c'era un angolo di muro bianco, tutto tappezzato da disegni e scritte. "Mi sento fuori posto", ammisi ridendo.
"Fuori posto?", chiese perplesso.
"Beh.. A 17 anni non ero mai andata in moto.. Puoi immaginare quanto sia suora..", dissi sorridendo.
Si alzò dal divano e rise "No immagino quanto sia perfettina. E sai che le perfettine a me stanno molto sulle palle"
Risi "Quindi io ti sto sulle palle?"
"Tu sei un'eccezione", disse venendomi vicino.
"E ora che siamo qui che si fa? Non voglio passare il pomeriggio a guardarti in faccia", dissi incrociando le braccia.
Prese da un cassetto una bomboletta rossa di colore e me la lanciò, io la presi "Disegna il tuo salice piangente, dai"
"Stronzo, mi prendi in giro", dissi ridendo. "Non ti rovino il muro con i miei salici piangenti"
Lui prese la bomboletta bianca e cominciò a disegnare una serie di spirale "Vieni qui"
Mi legai i capelli con un laccio di cuoio che trovai sul tavolo da biliardo, e mi tolsi la felpa rimanendo in maniche corte, mi avvicinai a lui e stappai la bomboletta. Cominciai a colorare quadrati intrecciati con delle frecce e delle rose con degli stancil. "Come sto andando?", chiesi sorridendo.
Mi guardò per qualche secondo "Benissimo, vuoi bere qualcosa?"
"Dammi una birra", dissi decisa.
Sembrò sorpreso, ma mi passò la sua bottiglia già aperta. Ed io ne bevvi un sorso "Non ho fatto neanche i compiti per domani"
Rise "Stai entrando nel mio mondo eh?"
"La verità è che mi do alla noia da sola", ammetto.
Si sedette per terra vicino a me guardandomi disegnare "A me non dai noia"
Sorrisi "Mi sono sempre data noia quando facevo la mia solita routine, staccare un po' non fa male"
"Occhio che poi la prof chiama i tuoi genitori", scherzò lui.
Non lo presi come uno scherzo. Ma come un avvertimento. Mi alzai di scatto e ripresi la felpa "Devo andare, hai ragione tu, la prof chiamerà i miei genitori, e non posso permettermelo, devo tornare a casa"
Si alzò anche lui "Dai stavo scherzando"
Scossi la testa "No, la verità è che tu scherzi, ma io no, sul serio, è meglio così.. Ci vediamo a scuola.. Okay?"
Non sapevo quello che stavo facendo, la verità era semplicemente che avevo paura di Derek, e di cosa avrebbe potuto fare a mio padre.. Quindi non avrei dovuto creare problemi, e fare la figlia perfetta; anche se quella piccola deviazione mi era piaciuta troppo.
"In che senso tu non scherzi?", chiese aggrottando la fronte.
Lo ammonii con un gesto "Meglio non fare domande.. Okay? Per favore.. È piu facile per entrambi.. Se vuoi essermi amico"
"Ho sbagliato qualcosa?", chiese frustrato.
Scossi la testa "No, non hai sbagliato nulla.. Sono io che sono troppo incasinata..", dissi abbassando lo sguardo.
E adesso mi ricordai, che ero in maniche corte, e che la mia benda sul polso era in bella vista.. Christian seguì il mio sguardo, e la vide "Cosa ti sei fatta al polso?"
"Giocavo a pallavolo e me lo sono storta..", dissi sembrando convincente.
Sospirò "Sì.. Certo"
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Mi arrivi dritto al cuore
RomanceSi chiama Christian McDonald, il nuovo ragazzo della classe di Ellen; bocciato al quarto anno, Christian sembra proprio che in quella scuola non ci voglia stare. A lui piace disegnare, scrivere testi e divertirsi. Non a caso è considerato uno dei r...