Capitolo 13

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Il giorno dopo mi misi dei pantaloni bianchi con una camicetta rossa, il tutto coordinato da un papion, e le vans rosse. Già. Ho 8 paia di vans, tutte diverse tra di loro, lo so sono poco fissata. Cammino per andare a scuola con le cuffie nelle orecchie, e davanti a me vedo Christian che stava appena spegnendo una sigaretta, allora lo chiamo, e lui si volta, e non appena si volta, io vado da lui e lo saluto con un abbraccio e un bacino sulla guancia "Hei", dico sorridendo. Non so perché l'ho fatto, ma ne avevo voglia, avevo voglia di abbracciarlo, come lui aveva abbracciato me.

Mi guardò stupito "Domani nevica", disse ridendo.

"Dai non è così raro che io abbracci le persone", dissi sghignazzando.

"No, solo che quando lo fai viene il terremoto", sentenziò prendendomi in giro. "Sei acida, ammettilo"

Annuisco poco convinta "Sì va bene sono acida, comunque.. Mi dispiace per ieri sera"

"Avremo altre occasioni", mi disse facendomi l'occhiolino. "Oggi pomeriggio usciamo?"

Pensai "Direi di sì, che facciamo?"

"Ti porto un po' nel mio mondo", disse guardandosi intorno. "Non ti devi spaventare, ti porto dove io e i miei amici imbrattiamo i muri, legalmente eh, non sono un vandalo"

Risi "Pensavo che lo fossi"

"Stronza", mi disse tirando fuori la lingua "Dai andiamo che se no la prof inizia a sbraitare"

"Saggia scelta", sospirai entrando a scuola.

"Pronta?", mi fece Christian uscendo dall'aula.

Sorrisi mentre mi allacciavo la giacca bianca "Sono nata pronta"

Sbuffò "Tu e le tue fasi fatte", mi guardò "Andiamo prima a mangiare qualcosa, non ti porto al ristorante, spero ti accontenti di una paninoteca"

Risi "Certo che non mi accontento, voglio un hotel a 5 stelle"

Mi diede una pacca sul sedere "Mi ero dimenticato quanto fosse bello il tuo sedere", disse facendomi l'occhiolino.

Arrivammo alla sua moto, e mi misi dietro di lui, ormai non avevo più paura di stare in moto, ormai avevo preso confidenza con lui, ed era uno dei miei amici migliori. Mangiammo seduti su una panchina come barboni il panino più buono che io avessi mai assaggiato, e mi sentii bene perché sentivo che con Christian potevo andare fuori dalle regole, non dovevo essere sempre la figlia perfetta che tutti volevano e che credevano che io fossi. Mi portò in una specie di sottopassaggio, dove i muri erano pieni di disegni stilizzati fatti a bombolette spry, ed io mi chiesi ancora una volta quanto fosse brava questa gente, che faceva dei capolavori in poche ore, che sapeva portare un pizzico di brio alla normalità di sempre, uno di questi era Christian, che poteva sembrare una persona sgorbutica e piena di sé, ma aveva un cuore tenero, e una semplicità da far paura, Christian era il contrario della persona meschina, lo avevo conosciuto abbastanza per affermare che sotto quella corazza si nascondeva un ragazzo tenero, e dolce, e bisognoso di essere compreso.

Dopo aver riempito di colore qualche sagoma di Christian che mi aveva disegnato, mi resi conto di avere la felpa tutta imbrattata di vernice, e me ne sono fatta una ragione, a che servono le felpe se non si sporcano? Lui aveva appena finito di fumare una sigaretta, ed era seduto per terra dietro di me guardandomi fino a poco tempo prima colorare, e quando mi voltai gli chiesi "Sto facendo progressi?"

Sorrise "A mettere del colore in una linea nera son tutti capaci"

"Dai, sei cattivo, qui l'artista sei tu, mica io", feci prendendo un sorso della birra che mi aveva appena offerto. "E comunque non è facile colorare con quelle cose, sembrano fatte apposta per renderti la vita difficile"

Scoppiò a ridere "Sei te che sei imbranata"

Ci fu silenzio per un po', e poi lui mi guardò, mi conficcò quegli occhi azzurri proprio dentro i miei, e mi chiese "Mi abbracci? Ho bisogno di un abbraccio"

Acconsentii, e andai vicino a lui abbracciandolo, lui mi strinse le braccia attorno al collo e mi catapultò su di lui, facendomi mettere a cavaccioni, così da stringerlo ancora più forte. "Mi piacciono tanto i tuoi abbracci Ell", mi sussurrò. "E' il secondo che mi dai oggi"

"Nessuno mi ha mai detto questo", dissi sorpresa. "Non credevo fossero così speciali"

"Adoro come mi stringi a te, come se non volessi lasciarmi andare", mi spiegò lui dolcemente. "Lo so che ti sto simpatico, ammettilo"

Sorrisi "Sembrava assodato questo concetto, sei un mio amico", replicai appoggiando la guancia sul suo petto.

Mi diede un bacio sulla fronte "Ti voglio bene, sempre e comunque"

"Anche io te ne voglio, tanto", dissi con cautela. Era raro che io esprimessi a qualcuno i miei sentimenti.

Lo guardai negli occhi, e strofinai il naso contro il suo "Era meglio quando eravamo ubriachi, sai questo?", mi sussurrò lui.

"Perché?", chiesi ingenuamente.

"Perché ho avuto il coraggio di saltarti addosso", disse soffocando una risatina.

"Vuoi ubriacarti ancora?", chiesi dunque ridendo anche io.

Scosse la testa  "Questo voglio farlo a mente lucida", mi rispose.

E mi baciò.

Mi arrivi dritto al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora