Capitolo 22 - La radiazione di Hawking

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📌 Radiazione di Hawking
Teoria di fisica quantistica che ipotizza che una certa radiazione termica possa effettivamente sfuggire da un buco nero.

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Avere nuovamente una persona solare come Mimì nella mia vita era un'enorme fortuna. Mi aveva ospitato nel suo studio per un intero pomeriggio, un po' per controllare che il mio abito fosse ancora in ordine, ma per la maggior parte del tempo solo per chiacchierare. 

"Dai racconta, com'è stare con una persona famosa?"

"Non so che dirti... mi aspettavo fosse più strano. Quando la nostra relazione è iniziata io non sapevo ancora chi fosse, era solo una cosa di letto. Te lo ricorderai." Parlare di questo genere di cose mi metteva ancora un po' in imbarazzo. "E poi è cambiato tutto così poco a poco, più cercavamo di stare lontani e più ci cercavamo. Ed eccoci qua."

Mimì si limita a sorridere "Io e Susanne eravamo preoccupati per te, ma sapere che la tua relazione è sana e normale ci fa molto piacere... e anche tanta invidia" Ridacchia. "Ci sarà anche lei alla sfilata, spero possiate chiarirvi. Le manchi molto."

La mia amica mancava moltissimo anche a me. Sapere che avremmo condiviso questa esperienza della sfilata mi faceva immensamente piacere, ancora più visto che sfortunatamente Charles non avrebbe potuto assistere (sarebbe stato impegnato in una gara). 

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Il giorno della sfilata mi presento nella sede dell'evento di buon'ora. La terrazza che si affaccia sul mare nel retro del Grimaldi Forum è stato trasformato in una vera e propria passerella, una serpentina di velluto rosso tra enormi aiuole di fiori. 

Mimì mi aveva spiegato di essere stato contattato da Vogue dopo che un loro reporter aveva scovato uno dei suoi abiti "fatti e prestati" ad una festa, ed era stato invitato assieme ad una mezza dozzina di altri giovani stilisti emergenti. Era il sogno di una vita per chiunque volesse intraprendere questa carriera, e poter partecipare era un onore. 

Quando è ancora metà mattina nella spiaggia di Larvotto a farla da padrone sono i camerieri dei locali sulla spiaggia, occupati a sistemare i tavoli per il brunch domenicale. Qualche bagnante, alcune persone occupate a far passeggiare il proprio cane, probabilmente diretti verso il Giardino Giapponese che ha appena aperto. Insomma un mondo completamente diverso dalla baraonda notturna a cui avevo già assistito. 

Il momento di tranquillità viene interrotto dal povero Mimì, che si presenta trascinando su per le scale quattro borsoni porta-abiti più grandi di lui. Gli corro incontro per aiutarlo. 

"Grazie mille cara, non so come farei senza di te."

"Non per contraddirti, ma che bisogno avevi di nuovi vestiti per la sfilata? Ogni ragazza non porterà il proprio abito?" O almeno io avevo fatto così.

"Ho preso due vestiti di scorta, uno è il mio completo... e l'altro... non ricordo, ma se l'ho preso ci sarà un motivo." E' in panico e posso comprenderlo. 

Nelle ore che precedono la sfilata bado a non perdere di vista il mio prezioso abito, e aiuto Mimì in qualche piccolo lavoro. La sua collezione sarà la prima a sfilare, ed è sì un vantaggio perchè gli lascerà meno tempo per andare in panico, ma anche un ulteriore impegno a sbrigarci. 

Al momento del trucco e parrucco mi ritrovo appollaiata su uno sgabello a fianco di Susanne. Con la baraonda del dietro le quinte non mi ero accorta del suo arrivo. Mentre la parrucchiera mi sta arricciando i capelli, incrocio il suo sguardo riflesso sullo specchio davanti a noi, e ci sorridiamo a vicenda. 

"Partecipi con la gonna o la tuta?" Ricordavo esattamente i pezzi che lo stilista le aveva regalato.

"La tuta ovviamente. Dovresti vedere gli accessori che mi ha procurato Mimì, non chiedermi dove abbia trovato i soldi per una clutch di McQueen perchè non ne ho proprio idea."

Parliamo del più e del meno per qualche minuto, cercando di disturbare il meno possibile il lavoro dei truccatori. Quando Susanne resta improvvisamente in silenzio so che sta per affrontare la questione spinosa della nostra discussione. 

"Lo sai... mi dispiace per quello che ho detto quando abbiamo litigato, non avrei dovuto farlo."

"Non è stata colpa tua. Avrei fatto arrabbiare chiunque con il mio comportamento."

Mi sorride di nuovo, più rilassata. "Non credo che ti serva più la mia ospitalità ormai, ma sappi che sei la benvenuta a casa mia quando vuoi. Anche solo per venire a trovare Matisse. Gli manchi, sai?" 

I toni della nostra conversazione si addolciscono ulteriormente quando Susanne mi racconta che il suo gatto aveva iniziato a dormire solo e soltanto sopra il divano-letto che mi aveva ospitato.

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La preparazione della sfilata era durata ore molto lunghe (per Mimì addirittura svariati giorni), mentre si era esaurita in una passerella di pochissimi minuti. 

Io poco prima dell'inizio ero stata sul punto di avere un attacco di panico, ma il ritmo della musica cadenzata e l'incoraggiamento di Susanne (che sarebbe uscita subito dopo di me), avevano fatto il miracolo. 

E prima che potessi rendermene conto mi ero ritrovata dietro le quinte dopo aver fatto il mio secondo passaggio sul tappeto, con ancora nelle orecchie gli applausi del pubblico. 

Sorprendentemente ricevo tanti complimenti, un turbinio di persone che quasi mi dà i capogiri dall'emozione. Do la colpa al caldo e all'ansia, due sensazioni che non mi abbandonano nemmeno quando riesco a buttare giù un sorso di qualcosa di fresco. 

Rido e sorrido, la testa che gira sempre di più, finchè il mio sguardo si ferma su una persona che riconosco dopo una frazione di secondo: Benoit, la più fidata guardia del corpo di mio padre. 

Me lo trovo a fianco senza avere la forza di oppormi, e con la discrezione che l'ha sempre contraddistinto (e per la quale mio padre l'ha sempre pagato una follia) getta il mio bicchiere in terra e mi stringe prima che io faccia la stessa fine. 

Non riesco neanche a chiedere aiuto, l'ultimo giramento di testa si porta via anche la mia coscienza.

Come una cometa // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora