Capitolo 23 - Catch a falling star (and put it in your pocket)

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Quando mi risveglio nel mio letto parigino, l'ovatta che sembra riempirmi il cervello mi regala la folle spiegazione che le mie avventure in Costa Azzurra siano state un lungo sogno. 

A riportarmi sulla terra è l'accorgermi di non essere sola nella camera: Benoit sta infatti facendo le parole crociate su una poltrona. Alza lo sguardo quando mi sente muovere un braccio. 

"Ben svegliata principessa, dormito bene?" 

Solo lui mi ha sempre chiamato con quel ridicolo soprannome. Un'altra cosa che non sono mai riuscita ad impedire. 

"Che ci faccio qui? Cosa mi hai fatto?"

"Bevi l'acqua che hai sul comodino e prendi l'aspirina. Io vado ad avvertire tuo padre."

Ovviamente ignora le mie domande, lascia la stanza chiudendo la porta a chiave dietro di sé. Non vorrei obbedire alle sue indicazioni, ma la mia gola è davvero secca come sabbia e il cerchio alla testa non mi dà tregua. Poco a poco mi appoggio alla spalliera del letto e prendo il medicinale con un sorso d'acqua.

Ero stata drogata e riportata a casa contro la mia volontà. 

La consapevolezza di questo gesto assurdo da parte della mia famiglia mi sconvolge. Mi lascia interdetta per quella che sembra un'eternità, finchè sento girare la chiave nella porta. Mia madre entra in camera quasi correndo, mio padre invece si ferma sulla soglia.

"Tesoro finalmente sei tornata!" La frase d'esordio di mia madre non poteva che essere una sciocchezza simile. 

"Non mi avete dato molta scelta, mi pare. Come se fosse una novità." Avrei potuto anche rispondere in cinese, non avrebbe fatto alcuna differenza. 

"Ci sei mancata tanto, ma adesso che le tue... vacanze improvvise sono finite..."

Questo è troppo anche per mio padre "Leonòre, le giustificazioni conservale per la gente." 

Il silenzio ci avvolge per diversi secondi, prima che il capofamiglia riprenda a parlare.

"Lo so che sei arrabbiata, ma non ci hai lasciato altra possibilità. Il povero Albèrt ha cercato di convincerti, ma..."

"Il povero Albèrt ha cercato di rapirmi contro la mia volontà, esattamente come avete fatto voi. Solo che lui ha cercato di farlo personalmente, mentre tu hai..."

"Pagato un mio dipendente perchè lo facesse. Esatto."

Sono arrabbiata per così tanti motivi che anche elaborare un pensiero coerente per me è complicato. "Non potete tenermi chiusa qui dentro per sempre. Me ne andrò ancora, e voi..."

"Tesoro non serve che tu te ne vada di nuovo..." Mia madre cerca di mantenere un tono accomodante, ma è interrotta da mio padre.

"Lascia, cara. Camille, un tuo gesto assurdo come quello che hai fatto in chiesa non sarà più tollerato. Ci porterebbe alla rovina, e tu lo sai."

"Non mi importa."

"Non ti credo."

"Non è un problema mio."

Mamma cerca di stringermi la mano per confortarmi, io la sposto di scatto. "Non essere così irragionevole figlia mia. Deve riposare e calmarsi Marc, lasciamola in pace."

Mio padre si scosta per far passare la moglie, ma io non perdo l'occasione di lanciare la mia ultima frecciata "Potete tenermi chiusa qui dentro un'ora, un giorno o un anno. Me ne andrò ancora, e voi non potrete farci assolutamente nulla."

Marc Delacroix mi lancia uno dei suoi sguardi penetranti "So essere un uomo molto paziente." 

Non lascio passare un minuto da quando la chiave gira nuovamente nella toppa, per lanciarmi fuori dal letto e cercare un modo per andarmene. Adesso che l'aspirina mi ha tolto il cerchio alla testa, ho il cervello che viaggia a mille.

Fuggire dalla finestra mi è impossibile: la mia stanza è al terzo piano e si affaccia sul cortile interno, non posso nemmeno chiedere aiuto all'esterno. 

Il mio cellulare è scomparso, e anche utilizzare il mio computer è inutile: o è stata criptata la connessione oppure mio padre potrebbe aver fatto oscurare il segnale. E' molto pratico di queste cose, non mancava mai di far perquisire le sue sale riunioni in cerca di cimici e microspie. 

Piena di frustrazione mi butto sul letto con la testa tra le mani, giusto in tempo perchè una domestica sia fatta entrare con un vassoio. "Le ho portato la colazione, Miss." 

Lascia il cibo sulla mia scrivania e se ne va sotto lo sguardo vigile di Benoit, che a quanto pare sta sorvegliando la mia porta.

Non posso neanche usare la scusa del bagno visto che ne ho uno privato.

Sono in trappola.

Come una cometa // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora