Capitolo 16

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«Allora - faccio una pausa - che hai combinato?» gli dico con un tono di rimprovero ma allo stesso tempo giocoso.

Lui sospira. «Problemi con Pino, abbiamo fatto una rissa».

«Come mai?» mi sembra strano.

«Stava rompendo troppo il cazzo» dice con uno sguardo duro.

«Ed era necessario picchiarlo?» lo rimprovero.

«So fatt accussí» alza le spalle con aria strafottente.

Io lascio perdere questa risposta che non condivido. Perché capisco che ormai lui è stato cresciuto ed educato a credere che la violenza e mettere le mani addosso siano il modo giusto per risolvere i problemi.

Ma se volesse potrebbe almeno provare a calmarsi o a gestire le cose diversamente. Anche se mi rendo conto che questo non è pensabile perché deve interpretare questo ruolo da boss e non può e non vuole permettersi di abbassare la guardia.

«Ma poi non eravate amici?» chiedo un po' sorpresa.

Lui alza le spalle con disinteresse. «Mah, io non definisco nessuno mio amico» dice con amarezza.

«Neanche Edoardo?» chiedo con un cipiglio sul volto.

Ciro fa una smorfia poco convinta che non riesco a decifrare e non dice niente.

Mi dispiace che lui si senta di non avere amici. Neanche io li ho. Cioè conosco delle persone con le quali ho un rapporto amichevole ma l'amicizia è un altra cosa, è una cosa importante e nemmeno io ho delle persone da poter definire davvero mie amiche.

«Prima avevo un amico - fa una pausa- ma mi ha tradito» il suo tono di voce è parecchio abbattuto.

Sono sorpresa da questa piccola confidenza che mi ha fatto, di solito lui dice poco di sé, anzi non mi ha mai detto nulla di personale, perciò lo apprezzo tanto.

«Cosa è successo?» azzardo a chiedere qualche informazione in più.

«Ha tradito la mia famiglia iniziando a vendere droga di nascosto prendendola da altre piazze di spaccio senza dirmi nulla. Mio padre l'ha scoperto e mi ha ordinato di ucciderlo» mi confida, vedo che per lui è difficile parlarne.

«E io l'ho fatto» precisa e mi guarda negli occhi per vedere la mia reazione.

Io, d'altro canto, ho una reazione composta.

Non so perché ma il fatto che lui l'abbia ucciso non mi ha sconvolto più di tanto. Insomma, l'ho immaginavo...

«Mi dispiace Ciro, non oso immaginare quanto possa essere stato difficile» lo guardo affettuosamente.

Ed è vero, non ne ho la minima idea e mi si spezza il cuore pensando a lui che deve convivere con questa sofferenza e il senso di colpa giorno per giorno.

«Ti dispiace per me?» mi chiede stranito.

«So che non volevi farlo. Sei stato obbligato... "la vostra legge", queste cose qua...» spiego.

Non continuo la frase lasciandogli intendere che mi riferisco al fatto che ha dovuto farlo per forza a causa di uno stupido codice che devono seguire alla lettera.

In più, suo padre l'avrà obbligato e immagino che Ciro non abbia avuto davvero scelta, o altrimenti ci sarebbero state conseguenze molto negative per lui.

«No certo che non volevo farlo, hai ragione su tutto. Per me era davvero un fratello» sospira.

«Come si chiamava?» chiedo accennando un sorriso.

«Francesco» il suo sguardo è perso mentre pensa al suo amico.

Il suo sguardo ritorna su di me dopo poco.

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora