Capitolo 4

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Ciro's pov

La figlia della direttrice in questo momento si trova fuori alla mia cella. E devo dire che sono sorpreso e quasi divertito da questa inaspettata situazione.

Cosa ci fa qui?

Mi chiama con voce calma e gentile e mi affretto a risponderle cercando di assumere anch'io il tono più gentile che riesco a fare, cosa difficile per me dato che mi rivolgo con arroganza a chiunque la maggior parte del tempo.

La parole gentilezza per me è un utopia, al solo pensiero che io stia pensando di volermi comportare in maniera gentile con qualcuno mi viene da ridere e prendermi per il culo.

Ma che mi prende? Sto diventato un idiota?

«Dimmi» spero che questa parola non sia uscita troppo come un'imposizione.

È quasi come se ci tenessi ad apparire bene ai suoi occhi, ma che cazzo me ne frega?

Forse mi importa perché non mi conosce.

Mi spiego, qua dentro sono considerato da tutti, per farla breve, una persona negativa e forse dato che lei non mi ha ancora conosciuto vorrei sembrarle un tipo apposto. Vorrei che almeno lei pensasse bene di me. Non so perché ho questo desiderio improvviso ma è così.

Lo so è ridicolo, infatti non so che cazzo mi prende. Lei è un estranea, non la conosco nemmeno e non so neanche il suo nome.

«Lino mi ha detto di darti questo» mi tende una scatolina marrone e capisco subito di cosa si tratta.

Mi scaldo subito cercando di non farglielo notare.

Ma è coglione?

Ha dato il cellulare a lei per farmelo consegnare.

Come ha potuto farlo?

Spero che la biondina non si sia accorta di niente sennò andrebbe dritta a dirlo a suo madre come minimo.

«Cos'è?» mi rigiro la scatola fra le mani fingendo di non saperne niente. Voglio capire in base alle sue risposte se sa qualcosa.

Mi guarda divertita. «Non lo sai?» alza un sopracciglio.

Mi alzo e le vado incontro.

La guardo meglio e lei sostiene il mio sguardo senza timore, d'altro canto io incrocio le braccia ed assumo uno sguardo duro cercando di metterla un po' a disagio.

Sospira. «Ciro - fa una pausa - non dirò niente, tranquilla» mi fa un cenno col capo come a farmi a capire che non devo preoccuparmi. Mi ha fatto intendere che lei sa tutto.

«Ora vado, ciao» fa per andarsene ma le prendo un braccio e lei si volta di scatto.

Passiamo qualche secondo così a guardarci negli occhi come se fossimo entrambi rapiti dallo sguardo dell'altro.

«Ora puoi lasciarmi il braccio» parla interrompendo questo momento tra noi.

Fa un cenno sulla mia mano che è poggiata delicatamente su di esso, a me piace questo contatto ma sono costretto a dover togliere la mano, non voglio darle fastidio.

«Allora? Che c'è?» mi chiede corrugando le sopracciglia.

«Davvero non lo dirai a tua madre?» dico mostrandole che sono sorpreso.

«No. Perché dovrei? Non mi interessa non è qualcosa che mi riguarda» dice con serietà.

Bene, mi piace. Ottimo ragionamento.

«Grazie» lei annuisce.

Ma che cazzo sto dicendo?
Ringraziarla per cosa?

Se non me l'avesse detto prima lei che non aveva intenzione di dire nulla l'avrei come minimo minacciata per non farle dire niente e ora come un coglione la ringrazio.

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora