Capitolo 2

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Ieri sono stata poco all'IPM, giusto il tempo di conoscere Naditza e Silvia e quella specie di incontro con Ciro, che io e mia madre siamo tornate a casa poiché non doveva lavorare tutto il giorno.

Oggi sono di nuovo qui. Stamattina fa più caldo rispetto a ieri e qui fuori al cortile si muore. Non oso immaginare come possano stare i ragazzi nelle celle. Spero non stiano soffrendo troppo per il caldo ma la vedo dura.

Dopo un po' arrivano tutti e Naditza mi corre incontro salutandomi animatamente.

«Che bella accoglienza» le sorrido salutandola con un bacio sulla guancia.

«Ti va di giocare con noi?» indica le altre ragazze che stanno giocando a pallavolo.

«Mi dispiace ma sono negata» faccio un espressione triste per farle capire che mi dispiace davvero rifiutare la sua proposta.

Ma è la verità. Sono negata negli sport, attività fisiche o qualsiasi tipo di gioco di squadra e in generale non mi piacciono proprio.

«Vabbè dai faccio una partita con le altre, ci vediamo dopo» mi manda un bacio e io la saluto con la mano.

Vedo un ragazzo riccio dai capelli castani seduto in disparte, ha lo sguardo cupo e il capo è rivolto in basso verso le sue mani.

Forse non è il caso e non mi va di essere invadente ma decido comuqnue di sedermi accanto a lui. Gli rivolgo un semplice "ciao", lui alza lo sguardo verso di me e ricambia il mio saluto.

«Sono Adele, piacere» gli stringo la mano cordialmente.

«Filippo» ricambia la mia stretta di mano e si sforza di accennare un sorriso ma con scarsi risultati. È davvero provato.

«C'è qualcosa che non va?» chiedo anche se è evidente.

Mi dispiacere vederlo così perché mi sembra un bravo ragazzo anche se lo conosco da praticamente qualche secondo.

«Tutto» risponde con una sola parola che racchiude chissà quante cose alle quali starà pensando.

Dopo poco aggiunge: «Sono qui da poco, credo un paio di settimane. È devastante stare qui per di più non sono neanche nella mia città. Qui mi sento totalmente spaesato a volte non capisco neanche bene cosa mi si viene detto. Mi sono ritrovato qui da un giorno all'altro. Sono ancora scioccato. Ed anche se già da ora non sto bene credo di non aver neppure realizzato pienamente quello che mi è successo. Quindi mi sa che questo è solo l'inizio» guarda davanti a sé con uno sguardo distrutto e gli occhi spenti.

Senza darmi il tempo di rispondere continua a parlare. «Poi devo fare anche i conti con il motivo per il quale sono qui che mi fa sentire una merda» sospira e scuote la testa tornando a guardare verso il basso.

«Oh, non volevo annoiarti. Non so che mi sia preso, scusa se ho parlato troppo» mi dice un po' imbarazzato.

«Tranquillo, nessun problema, fidati» mi affretto a rassicurarlo e lo guardo dispiaciuta a causa di ciò che mi ha raccontato.

Ha iniziato a parlarmi come un fiume in piena, forse aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e mi fa piacere che io gli abbia ispirato fiducia.

Non gli ho chiesto perché si trova qui dentro. Anche perché non saprei come accogliere tale confidenza e cosa potergli dire. Inoltre, non mi va di fare domande di questo genere così delicate.

Mi sono limitata ad ascoltarlo e spero che dopo essersi raccontato si senta un po' più leggero.

«Uè, guardate o chiattilo se ne sta ca figlia ra direttrice» scoppia a ridere un ragazzo dai capelli castani un po' lunghi tirati all'indietro che sta accanto a Ciro.

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora