capitolo 2

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da quando ero arrivata in Italia la mia vita non era diventata un granché.
c'ho messo un po' a imparare l'italiano e ciò vuol dire che ho dovuto saltare un anno di scuola.
non ho mai avuto amici lì, nessuno si avvicinava a me se non per prendermi in giro per le mie origini.
il motivo? non lo so.
non ha proprio senso, perché ridere se provengo da un altro paese?
cosa c'è da ridere?
ovviamente questo non alleviava per niente il dolore che provavo dopo aver abbandonato il mio paese natale, e lì le cose mie più care.
alle elementari sono stata la "bambina misteriosa", perché non mi andava di socializzare con nessuno, all'inizio parlavo a stento anche a mio padre.
alcuni persino pensavano fossi muta.
alle medie era sempre la stessa storia, solo che questa volta era la "ragazza misteriosa e nerd".
beh, si. non avevo amici e non ne volevo, poi non avevo nessun passatempo appassionante, quindi cosa potevo fare oltre lo studio? niente.
non sopportavo più la vita in Italia, volevo solo tornarmene a casa.
mio padre, invece, era ne felice ne triste.
ovviamente era arrabbiato per la faccenda di mia madre, ma oltre a quello non c'era altro che lo facesse smuovere un pochino.
a 13 anni ho iniziato a lamentarmi sempre di più, sul fatto di ritornare in Giappone, finché lui non decise di partire l'anno successivo.
ero super contenta, ma c'era un piccolo problema.
bakugo e midoryia.
la promessa di chiamarli tutti giorni diciamo che l'ho mantenuta per 1 annetto scarso..? non me lo ricordo nemmeno.
perché ho smesso? non lo so, ho solo smesso così all'improvviso.
probabilmente non avevo neanche le forze per continuare l'amicizia in quel modo.
così, dopo tutto quel dolore, la dolce e cara t/n se ne andò da quel corpicino e lasciò lo spazio alla t/n che preferivo non diventare.
anche se in realtà quella è la versione di me che si è dovuta assorbire tutti quei sentimenti repressi nel profondo del cuore, per ben 7 anni della mia vita.
è lei quella che ha sofferto di più, ma è quella che al solo pensiero, la mia mente diventa buia.

alla notizia del ritorno in Giappone, diciamo che il mio umore era iniziato a cambiare. immaginare la mia vita in Giappone mi faceva diventare felice anche se inconsapevolmente.
ovviamente ero contenta di ritornare a casa, ma c'era una piccola paranoia che mi attraversava la mente in continuazione insieme ai loro volti.
"come posso fare con loro?"
"si sono trasferiti da quel quartiere o sono rimasti lì?"
"sono arrabbiati con me?"
"se un giorno li dovessi incontrare, mi riconosceranno?"
panico non era la parola giusta, disperazione invece si.
ho passato l'intero anno a pensare alla mia vita di nuovo in Giappone, ed ero felice.
così tanto che persino ho fatto qualche amica.
il mio morale si era alzato di moltissimo, la voglia di parlare era tornata e la voglia di studiare era un po' scesa.
mio padre, invece, non aveva voglia di ritornare nel paese in cui aveva sofferto di più, per niente.
ma era d'accordo solamente perché "io faccio di tutto per mia figlia finché sia felice", quindi gli ero grata.

il momento era arrivato.
avevo davanti circa 12 ore di volo e la cosa mi spaventava un pochino.
con i miei quattordicianni alle spalle andai verso l'aereo e, per far passare quelle ore interminabili, decisi di dormire.
dissi addio all'italia con un sorriso sforzato e ritornai finalmente dopo sette lunghissimi anni in Giappone.
quando scesi dall'aereo, e facemmo tutte le cose da fare, il primo passo fuori dall'aeroporto fu la cosa che fece alleviare di molto lo stress che avevo accumulato nel tempo.
chiusi gli occhi e feci un sospiro grande.
guardai mio padre e finalmente sorrisi. sorrisi veramente dopo tanto tempo.
papà<<giappone, eh?>>
annuii ripetutamente e iniziai a camminare.

<<bella questa macchina, papo>>
dopo aver camminato a lungo, mio padre mi fece vedere la nuova macchina che aveva comprato.
in fin dei conti non eravamo messi male con i soldi, anzi.
quindi una macchina del genere potevamo permettercela senza problemi, per fortuna.
mi misi nei posti posteriori, così da continuare il sonno interrotto e successivamente mio padre partì. mi misi in una posizione abbastanza comoda e iniziai a pensare.
i miei erano pensieri confusi, senza un filo logico.
ma mi andava bene così.
poi, tra tutto quel disordine, mi venne una cosa specifica in mente.
<<papà, che scuola faccio?>>
mio padre mi guardò attraverso lo specchietto e, vedendomi abbastanza preoccupata, sorrise divertito.
papà<<quella che vuoi, tesoro>>
gli rivolsi un'occhiata abbastanza infastidita.
<<se te l'ho chiesto vuol dire che non lo so>>
papà<<mh, come ti andrebbe l'idea di fare la cuoca?>>
ci pensai su un attimo.
<<no, se ci penso non è una cosa che mi piacerebbe fare>>
papà<<peccato, sai pure cucinare bene>>
roteai gli occhi e continuai a pensare.
<<mi piace lo spazio...potrei fare l'astronauta?>>
papà<<non sarebbe male, ma sei pronta a studiare fino a quel punto?>>
<<...>>
<<no...non credo di potercela fare sinceramente>>
mi sdraiai sul sedile e continuai a pensare.
finché non mi venne in mente un'idea...
<<LA U.A>>
mi alzai di scatto e guardai mio padre speranzosa di una risposta positiva, ma quello che ricevetti fu solo un'occhiata di disapprovazione.
papà<<è troppo pericoloso tesoro, non dovresti fare qualcosa di più tranquillo? e poi dovresti essere a livelli molto alti di studio e intelligenza>>
lo guardai arrabbiata.
<<stai dicendo che non sono intelligente? e poi non hai negato subito l'idea dell'astronauta>>
ero triste e, soprattutto, convinta della mia idea.
<<tutti mi hanno sempre detto che ho un quirk molto forte, perché sprecarlo facendo la cuoca?>>
mio padre mi guardò arreso e, subito dopo riprese a guardare la strada.
papà<<sicurissima? potresti fare altre scuole per eroi>>
annuii fermamente.
niente e nessuno poteva ormai togliermi quell'idea dalla testa.
ero sicura.
volevo fare l'eroina.
papà<<se è quello che desideri, da testarda che sei, non posso impedirtelo>>
sorrisi soddisfatta e mi misi comoda, pronta a dormire nuovamente.
finalmente potevo fare la cosa che desideravo di più.
ma...

•le promesse si mantengono• |bakugoXreader|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora