Mugolo quando vengo svegliata dai suoi baci.
"Buongiorno scimmietta." mi passa le labbra sul collo.
"Buongiorno amore." mormoro con la faccia ancora nel cuscino.
"Ti alzi Rebecchina?"
"Non ne ho voglia amore. Mi hai tenuta sveglia... quasi tutta la notte. Se escludiamo le pause tette di tua figlia possiamo dire che mi hai sfinita."
"Amore io ti lascerei anche dormire ma tua figlia vuole le tette! E non posso dargliele io." mi volto verso di lui e lo vedo in piedi, in mutande, con Vittoria in braccio.
"Vieni polpettina." mi giro a pancia sopra e allungo le braccia verso Vittoria che mi fa un sorrisone e mi si getta tra le braccia. "Mi sei mancata amore." me la stringo forte al petto e mi viene quasi da piangere quando mi stringe la faccia con le manine e posa la testina nel mio collo. "Mi è mancata troppo."
"Sono due ore che l'ho in braccio e la annuso..." ridacchia Ignazio e si siede sul letto di fianco a noi. "Avere lei non cancella Margherita. Sono due persone diverse, e anche noi." mi bacia ripetutamente la guancia. Lascio cadere il lenzuolo dal petto e allatto Vittoria. "Ops." mi guarda e ride.
"Che c'è Ignà?!" aggrotto la fronte.
"Sei piena di succhiotti e ditate." abbasso in fretta gli occhi sul seno e lo trovo ricoperto di succhiotti.
"Io non vedo ditate." alzo leggermente le spalle e mi appoggio alla testiera del letto.
"Sui fianchi... e sulle cosce." cerca di trattenere un sorriso compiaciuto.
"Smettila di gongolare." mi sdraio e tengo Vittoria sul mio petto che continua a succhiare.
"È strano invidiare mia figlia?"
"Mh?" lo guardo senza capire.
"Ti sta spalmata addosso ogni volta che vuole. Chiede coccole ed ottiene coccole, chiede le tette ed ottiene le tette!" si sdraia accanto a me e mi rivolge un sorriso sghembo.
"Sei un coglione." lo guardo male.
"Un coglione che ti ama." mi bacia le labbra.
"Anche io lo amo quel coglione! Diglielo quando lo vedi." sorrido. "Lo amo più di ogni altra cosa, insieme alle nostre bimbe." preciso.
"Dammi un bacio, bellezza."
"Prenditelo." non riesco a cancellarmi questo stupido sorrisetto dalla bocca, ancora di più si avvicina e mi bacia languidamente.
"Ma ha detto mamma?" Ignazio si stacca improvvisamente e mi guarda con gli occhi sgranati e un sorriso ebete sulla faccia.
"No, avremo capito male." guardo nostra figlia che si è staccata dal seno e continua a borbottare un 'ma' ripetuto diverso volte guardandomi. Magari non ha nemmeno senso ciò che dice, ma non mi interessa.
"Nono, ti sta dicendo mamma!" mi guarda negli occhi e sorride felice.
"Mi sta dicendo mamma?" chiedo incredula e gli occhi lucidi. "Mi sta dicendo mamma." non riesco a controllare le lacrime e stringo Vittoria ancora di più sbaciucchiandole tutte le guance.
"Sei la sua mamma, e te lo sta dicendo con le parole." ci abbraccia forte e noto anche i suoi occhi farsi lucidi.
"Mi sento una stupida."
"Perchè amore mio?"
"Perchè insomma sto piangendo come una fontana solo perché nostra figlia sibila una specie di mamma."
"Ma noi lo sappiamo perché piangiamo per una sillaba. Lo sappiamo benissimo quanto l'abbiamo desiderata."
"Si, lo sappiamo." in questa sillaba stentata ci sono tutti i pianti per una bambina che non parlava, che soffriva, ci sono due genitori distrutti, c'è anche lei."Vedo che è servito tenerti la bambina l'altro ieri." dice Elisa seduta comodamente sul mio letto.
"Che dici?" chiedo e nel mentre continuo a infilarmi un paio di leggings.
"Hai delle ditate sul culo."
"Cosa?!" mi volto leggermente per vedere il riflesso del mio sedere dove effettivamente ci stanno sopra delle ditate nere.
"E sulle cosce e sui polpacci. Come cazzo te li sei fatti?!" mi guarda con gli occhi spalancati.
"Mh... mani e..."
"E...?"
"E il cambio della macchina, e gli sportelli... insomma queste cose."
"Uh... sesso bollente in macchina."
"Se così vuoi chiamarlo... comunque non solo in macchina."
"Cioè?"
"Appena siamo tornati a casa abbiamo provato la piscina sotto la luna, poi la vasca idromassaggio, poi il bancone del bagno e infine il letto."
"Tutto nella stessa sera?" mi guarda stranita.
"Già..."
"Avete mai valutato la pornografia? Sareste perfetti."
"Mh no grazie. Non voglio far vedere le grazie di mio marito al mondo intero." rabbrividisco all'idea di Ignazio in un film porno. Oddio, no grazie. Proprio no. "Sai, già mi viene difficile sopportare tutte quelle zoccolette di 18 anni che gli si tirano addosso con malizia, figurati altro."
"Va meglio tra di voi?"
"Si... lui continua a voler sapere tutto di me ed io continuo a non sapere cosa dirgli."
"Forse potresti iniziare dicendogli di cosa hai paura..."
"Gliel'ho detto... gli ho parlato di Margherita... di Vittoria... gli ho parlato un po' di tutto."
"E di come piangi ogni volta che parte e se ne va? Delle crisi di panico che hai ogni volta che devi andare a dormire da sola? Di come tu non riesca proprio a dormire perché hai il terrore che succeda qualcosa a Vittoria? Gliene hai parlato?"
"Non sono affari tuoi Elisa!" sibilo sulla difensiva. Infilo il maglioncino e scappo quasi dalla mia stanza.
"Vieni scimmietta." raggiungo Ignazio in cucina. Sospiro e lo abbraccio mentre guardo nostra figlia che mangiucchia un giochino nel seggiolone. "Che succede?"
"Niente."
"Ce l'ha con me. Tranquillo, poi le passa." Elisa ci raggiunge, prende la borsa e mi fa un sorriso. "Io raggiungo Piero e Andrea." si avvicina. "Potrai anche arrabbiarti e non parlarmi più fino al prossimo anno ma sai che ho ragione, e dovresti parlarne." mi sorride e si china a baciarmi una guancia. "Ciao amica mia."
"Ciao." borbotto innervosita, soprattutto perché so che ha ragione.
"Di che parlava?"
"Di qualcosa che dovrò dirti... ma non sono ancora pronta."
"Te l'ho mai detto che amo e odio alla follia la tua testolina?"
"Si... tante volte." gli bacio lo sterno. "Mi hai lasciato le ditate sul culo."
"Uh... scusa." mi prende in giro con un sorrisetto compiaciuto. Sorrido anche io e struscio il naso nel centro del suo petto. Inspiro profondamente il suo odore e ascolto gli urletti e le risatine di Vittoria. "Vittoria? Hai visto come è coccolona stamani la tua mamma?" parla alla nostra bimba e lei in risposta emette i soliti versetti.
"È abbastanza inutile il seggiolone per lei... vuole solo il latte." ammetto sconfitta.
"La pediatra ha detto che è abbastanza normale amore, non ti ci fossilizzare. Anche se avessi scelta mangerei sempre e solo le tue tette." riporta tutto sul malizioso.
"Va beh, allora dimenticati pure tutto il resto."
"Ma non ci penso neanche. Voglio tutto di te bellezza." mi prende in braccio dalle cosce e mi fa sedere sul bancone di marmo della cucina. Mi accarezza la guancia con dolcezza.
"Cosa devi dirmi?"
"Tra dieci giorni ho una settimana di promozione in giro per l'Europa." cerca i miei occhi e rimane lì, in attesa che io dica qualcosa.
"Okay." mormoro, improvvisamente incapace di proferire altra parola. A maggior ragione che adesso non gli dico cosa accade quando lui non c'è.
"Okay?"
"Okay. Cosa dovrei dirti di più? È il tuo lavoro. Va bene così."
"Mamma mia Rebecca." sbuffa innervosito.
"Che c'è?"
"Che palle! È frustrante non sapere mai come ti senti davvero."
"Starò bene, staremo bene. Parti tranquillo e quando torni io e la Vitto ti aspettiamo qua." ostento una sicurezza che non ho. "Devo andare a fare la lavatrice." gli premo le mani sulle spalle e cerco di spostarlo.
"Quando parto ti porto dai tuoi genitori!" mi blocca lì davanti a se.
"E perché?" incrocio le braccia sul petto e mi metto sulla difensiva.
"Perchè c'è qualcosa che non va, lo vedo dai tuoi occhi, e fino a che non me lo dici e non lo risolviamo non voglio che tu rimanga da sola."
"Sono perfettamente in grado di occuparmi di nostra figlia da sola!" alzo il tono della voce, forse anche per zittire il pensiero nella mia testa che mi dice di dirgli tutto.
"Non sono preoccupato che tu non riesca ad occuparti di Vittoria! Sono preoccupato per te cazzo! È così difficile da credere che mi preoccupi per te? Siamo sposati! E i mariti fanno così, si preoccupano delle proprie mogli!" alza il tono di riflesso a me, ma io non posso caricarlo delle mie paranoie inutili.
"Non importa!"
"Importa cazzo se hai attraversato mezzo mondo con una bimba di 6 mesi per raggiungermi!" mi urla.
"Ci sono i tuoi genitori e tua sorella qua. Non siamo sole."
"No, perché loro non riescono a metterti con le spalle al muro. Hanno troppo rispetto e hanno paura che tu ti offenda e ci rimanga male, hai bisogno di qualcuno che se ti vede crollare riesca a tirarti su. Ed io non posso esserci dannazione! Quindi, domani partiamo, raggiungiamo la tua famiglia, stiamo là qualche giorno e poi io me ne vado in Europa a fare la promozione e torno a prendervi. E quando torno, mi dirai quello che ti preoccupa, con le buone o con le cattive." sostiene il mio sguardo.
"Mi fai incazzare."
"Sapessi quanto mi fai incazzare tu...!" sospira. "Sono davvero preoccupato per te Rebecca. Lo vedo nei tuoi occhi che c'è qualcosa che non va, ma non me ne vuoi parlare. E mi rendo conto anche di un'altra cosa amore." riacquisisce il tono dolce che lo contraddistingue la maggior parte delle volte che si rivolge a me o a nostra figlia.
"Cosa?"
"Che non vuoi stare da sola. Che ti terrorizza rimanere da sola, ma ancora non ho capito perché." mi accarezza una guancia. "Quindi i tuoi genitori e tuo fratello si godranno e vizieranno gli amori della mia vita. L'amore grande e l'amore piccolo."
"Non mi piace quando urli."
"E a me non piace quando ti tieni tutto per te, ma così come io ogni tanto lo sopporto tu ogni tanto sopporterai le mie urla."
"Non ti incazzare con me. Mi rendi tutto più difficile." abbasso gli occhi sconfitta. Vederlo così mi fa sentire in colpa.
"Cosa ti rendo difficile di preciso?"
"Non ho bisogno di una baby-sitter! Non andremo dai miei." cambio nuovamente discorso.
"Va bene Rebecca, non andremo dai tuoi." mi sorride angelico. "Ti trascinerò dai tuoi!" sibila assottigliando lo sguardo.
"Amore." gli accarezzo la nuca e il collo provando a cambiare metodo. "Non voglio spostarmi da casa nostra. Voglio dormire nel nostro letto." addolcisco particolarmente la voce.
"Piccola mia. Scimmietta." lo vedo dai suoi occhi che si sta arrendendo. "Non funzionano più queste stronzate con me." mi lancia un'occhiataccia. "Cioè, in certi casi isolati funzionano, ma questo non è uno di quelli. Domani partiamo bellezza. Dovessi prenderti e trascinarti di forza in macchina."
"Ma perché?!" mi scrollo le sue mani di dosso innervosita.
"Te l'ho già spiegato perché. Non posso andare via ed essere preoccupato costantemente per te." addolcisce ancora una volta il tono e mi accarezza una guancia. "Ti prego, lo vedo che c'è qualcosa che non va, e sono preoccupato. Fammi partire sapendo che sei con la tua famiglia. I miei genitori non riescono ad aiutarti nel modo in cui lo faranno i tuoi. E cambiare un po' aria ti farà bene Rebecchina." mi bacia una guancia. "Farà bene a tutti e tre."
"Non mi va."
"Cosa?"
"Di andare là."
"Rebe... è un tour di promozione, cambio paese ogni giorno, è troppo stancante per la bimba... altrimenti lo sai che vi porterei con me." mi stringe forte a se nonostante la mia riluttanza. "Ti prego amore." mi bacia il collo e accarezza la schiena.

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Come te nessuno mai
Hayran Kurgu-Continuo di "L'amore non basta (quasi) mai", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Come si affrontano le paure che un tempo ci hanno bloccati quando abbiamo altre persone che dipendono da noi in tutto e per tutto? E l'amore...