Capitolo 2

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"Ordiniamo la cena in camera?" domanda Ignazio mentre percorre la mia schiena nuda con le dita.
"Si, non ho voglia di alzarmi e rivestirmi." mormoro, mi sento tutto il corpo molle, quasi come si gli arti mi si fossero staccati dal busto e stessero andando per i fatti loro.
"Cosa vuoi da mangiare?"
"È lo stesso, scegli tu." muovo di pochissimo il viso e raggiungo la sua coscia, dove lascio un bacio. Ordina velocemente qualcosa per telefono e si alza. "Che fai?" gli chiedo quando vedo che si veste.
"Non credo tu voglia che io accolga chi ci porta la cena nudo, o si?"
"Vestiti." sbuffo senza la minima intenzione di muovermi da come sono. Sdraiata a pancia in giù con le mani sotto la testa rivolta verso la carrozzina dove nostra figlia dorme beatamente. L'aereo sembra farle bene.
"Ma la bimba non deve mangiare? Sono passate 4 ore..."
"Penso che il volo l'abbia un po' stancata. E poi io mi sono rilassata e lei lo percepisce."
"In che senso ti sei rilassata?"
"Che ero un po' tesa." ammetto senza muovere un solo muscolo.
"Cioè?" mi accarezza la schiena con dolcezza.
"Era la prima volta che rimanevo da sola dopo la nascita di Vittoria... avevo così paura che per tre sere tua sorella è rimasta a dormire con me." ammetto a cuore leggero. Sono sempre propensa a lasciarmi andare dopo aver fatto l'amore... anche troppo.
"E perché non mi hai chiamato?" continua a farlo, continua a far scorrere quelle maledette dita sulla mia schiena nuda provocandomi brividi che si ripercuotono per tutto il corpo. Quando non ottiene risposta sento il fiato caldo che si infrange sulle fossette che ho alla base della schiena. "Quindi?" lascia dei baci caldi e umidi.
"Non volevo far star male anche te. Bastavo io." ammetto chiudendo gli occhi. Spero non smetta mai di baciarmi così. Sta per replicare ma viene interrotto dal bussare sulla porta. "Vestiti." sibilo.

"Metto l'accappatoio tranquilla, ti lascio l'esclusiva del vedermi nudo." ridacchia, si alza e lo sento infilarsi l'accappatoio dato il fruscio che fa la spugna quando scorre sulla pelle. Lo sento aprire la porta, ringraziare il cameriere e poi chiudere per tornare vicino a me. "Ceniamo sul letto amore?"
"C'è della roba che sbriciola?"
"No, ho ordinato la pasta."
"Mh." mugugno cercando di trovare la voglia di voltarmi e mettermi seduta, sto troppo bene così.
"Posso rivederti in faccia o vuoi rimanere così fino agli 80 anni?"
"Ci sto troppo bene così." mugugno.
"Si, ma io voglio vederti in faccia." mi sento sollevare di peso e mi ritrovo sdraiata sulla schiena.
"Contento?" sorrido e me lo tiro addosso, unisco le nostre labbra e mi godo il calore del corpo di mio marito.
"Molto." ricambia il mio sorriso e mi stringe. "Ma ora ho fame, quindi alza quel bel culo che hai e siediti. Devi mangiare con tutto quello che la polpettina ciuccia..." mi appoggia il piatto di pasta tra le cosce, sopra le lenzuola. "Ma stai mangiando Rebecca?" mi guarda. Ci risiamo.
"Si, sto mangiando. Non preoccuparti."
"Si che mi preoccupo! Allatti, devi mangiare sano ed equilibrato."
"Ma è con le verdure!" mi lamento appena guardo il piatto di pasta che ho davanti.
"Si, perché come minimo tu ne hai mangiate pochissime da quando sono andato via io."
"Ignà, è lei tua figlia." gli indico la navicella. "Non io."
"E quindi?" assottiglia lo sguardo e l'espressione lascia capire che non sa dove voglio andare a parare.
"Preoccupati di lei."
"Lei è mia figlia, ma tu sei mia moglie e la mamma delle mie figlie, mi preoccuperò sempre per te. Senza considerare un piccolo e tralasciabile dettaglio."
"Quale?"
"Che ti amo."
"Anch'io ti amo." mi sporgo, gli stampo un bacio veloce sulla guancia e mi arrendo a mangiare la mia pasta con le verdure. Che palle.
"Grazie per essere venuta fino a qua con la bimba, lo so che non dev'essere stato facile." mormora sdraiato con la testa posata sul mio petto.
"Non devi ringraziarmi per queste cose. Mai." sibilo e gli accarezzo i capelli lentamente. Mugola soddisfatto e mi passa una mano intorno al busto quando veniamo interrotti dai mugolii di Vittoria, segno che si è svegliata. "Prendi la polpetta?"
"Si." si alza da me e va a prendere nostra figlia che lascia andare un mugolio soddisfatto appena è tra le braccia del padre. Ignazio torna a sdraiarsi, questa volta sul materasso, e sdraia Vittoria sul suo petto.
"Ci si sta bene lì? Eh polpettina?" chiedo alla bimba e lei sembra quasi rispondere visto il versetto che emette. Una manciata di secondi dopo sgrana gli occhietti e inizia a rotolare su e giù del petto del padre.
"Che c'è piccolina?" le chiede.
"Dagli il tempo di rigirarsi ancora e vedi cosa vuole." la prendo tra le braccia evitandole la fatica di arrivare a me. "Vuole mangiare." me la metto addosso e lei mi stringe un seno tra le manine, trova il capezzolo con la bocca ed inizia a succhiare. Una mano la lascia sul seno e l'altra sulle mie labbra, abitudine che ha fin dalla nascita.
"Eri serio prima?" chiedo curiosa dopo qualche attimo di silenzio.
"Quando?"
"Quando parlavi di quando allatto la Vitto."
"Ti riferisci a quando ho detto che è un momento così bello che vorrei nasconderlo al mondo?"
"Si." sussurro.
"È la verità. Non sono geloso di te." lo guardo scettica. "Non solo." puntualizza poi. "O per lo meno non in questo caso." accarezza un piedino di nostra figlia che continua a nutrirsi. "Cioè, non è che mi faccia piacere che gli altri ti vedano a tette all'aria, ma nostra figlia spiaccicata contro significa sono impegnata, innamorata e mamma, quindi l'unico che mi può mettere le mani e gli occhi addosso è mio marito." specifica.
"Non sapevo che parlasse così tanto la Vitto, specie mentre mangia." lo prendo delicatamente in giro.
"Si è addormentata?" mi chiede quando le cade una manina giù dal seno.
"Si. Aspetto due minuti e la metto nella navicella."
"Dammela a me, ne ho bisogno." me la stacca dolcemente dalle braccia, se la posa sul bicipite e la bimba ci si accoccola stringendo i pugnetti. "Vieni anche te scimmietta." mi fa un gesto della mano ed io mi accoccolo sulla parte di braccio lasciata libera dalla polpetta. "Mi sento un braccio vuoto, e penso che me lo sentirò così per tutta la vita ma grazie di esserci e di avermi dato anche Vittoria." mormora dopo aver spento la luce.
"Vi amo, te, Vittoria e Margherita."

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