*POV Rebecca*
Passeggio avanti e indietro per cercare di far calmare Vittoria che piange annoiata, visto che suo padre e suo zio se ne stanno rinchiusi a provare vestiti da 45 minuti! Menomale sono uomini...!
"Ma che coincidenza trovarti qua!" una voce mi arriva da dietro. Mi sa che hanno sbagliato persona.
"Scusi?" mi volto e purtroppo non hanno sbagliato persona, è quel coglione di Marco, l'amico di mio marito che non vedevo da quella famosa cena, e sinceramente stavo bene anche così.
"Non mi aspettavo di trovarti in giro per la Toscana e con un bambino tra le braccia." mi fa un sorriso sornione. "È tuo nipote?" vuole fare il simpatico.
"È una bambina, ed è mia figlia!" lo guardo male.
"Figlia?" sgrana gli occhi.
"Figlia!"
"E il padre?"
"Scusa?!" sgrano gli occhi sorpresa. Ma questo davvero mi sta chiedendo di suo padre?
"Ti vedo da sola."
"Non sono sola."
"Posso offrirti un caffè?"
"No grazie."
"È solo un caffè."
"Senti, forse a quella cena non sono stata abbastanza chiara. Non ho mai voluto avere a che fare niente con te, e di certo non è diverso adesso, che ho una figlia con l'uomo che amo da sempre, e con cui sono felice." sibilo. "Non mi far essere scortese anche questa volta."
"C'è qualche problema Rebecca?" finalmente mi raggiungono Ignazio e Luca.
"No, tranquilli. Ti presento volentieri mio fratello e mio marito. Anche se credo che uno tu lo conosca già." Ignazio mi raggiunge con l'espressione dura e mi circonda il fianco con un braccio.
"Mirco...! Quanto tempo, amico." calca sulla parola 'amico'.
"Ignazio...! Che sorpresa." si guarda intorno imbarazzato. "Non credevo che..."
"Non credevi che?" lo incalza. "È una bella bambina vero?" mi prende Vittoria dalle braccia. "È la nostra!"
"Complimenti... non sapevo che voi due... altrimenti, cioè..." si ingarbuglia i discorsi da solo.
"Non sto capendo granché." Luca ci guarda stranito.
"Io devo andare! Ci vediamo in giro." Marco scappa.
"Ma che cazzo...? Che cosa è appena successo?" Luca guarda prima me e poi Ignazio.
"È successo che tua sorella attira i coglioni!"
"Guarda che è amico tuo eh!"
"Era amico mio! Io non rimango amico di chi ci prova in modo così dozzinale con una donna! Specie se la mia, di donna."
"Ci ha provato con mia sorella?!" Luca sta per scoppiarmi a ridere in faccia. "Davanti a te?!" continua poi senza riuscire a trattenersi.
"Cazzo ti ridi? Questo gli ha pure mollato un cazzotto."
"Tu?"
"Si, io. Stava parlando del nostro tatuaggio e mi è andato il sangue al cervello."
"Beh, magari se gli avreste spiegato che il tatuaggio parla di vostra figlia..."
"Non sono cazzi suoi." gli spiego. "E poi credimi, di ragazzi che ci hanno provato con me ce ne sono stati abbastanza, ma quello ha un modo veramente squallido. Se una ti dice di no, è no!"
"Che vuol dire che ce ne sono stati abbastanza?!" Ignazio si volta di scatto. "Ma non mi potevo prendere una brutta brutta?!" chiede a Luca.
"Eh no bello mio. Mi hai scelta e ora mi tieni."
"Ma io tutta la vita ti tengo bella bionda." mi stampa un bacio sulle labbra.
"Vieni da me amore mio, almeno la mamma e il papà limonano in pace." Luca si prende la mia bambina dalle braccia del suo papà. "Sganciati il marsupio Rebe. Me la tengo un po' io." eseguo e lo aiuto ad agganciarselo sulla schiena, le sistemo per bene la Vitto e incastro le dita fra quelle di Ignazio.
"Amore."
"Dimmi." mi volto a guardarlo con un leggero sorriso sulla bocca.
"Ho visto una cosa prima, mentre stavo pagando i jeans."
"Cosa?"
"Era un vestito nero, lungo, con lo spacco a mezza coscia e la scollatura a v."
"Mh, e quindi?"
"Ti ci vorrei vedere..."
"Vuoi che me lo provi?"
"Si."
"Ma il negozio non era di là?" chiedo stranita.
"Quello degli uomini. Quello delle donne è qua vicino."
"E come hai fatto a vedere il vestito?"
"Era esposto in vetrina."
"Okay..." accetto.
"Hai accettato? Così? Senza nemmeno brontolare od opporti un minimo?"
"I primi tempi che stavamo insieme mi sentivo a disagio a farmi regalare o pagare le cose perché mi sembrava di approfittarmi di te e di quello che sei." ammetto. "Crescendo poi ho capito che non ti faccio un torto se ti permetto di regalarmi qualcosa, anche perché io ci rimarrei male se tu rifiutassi tutto ciò che ti metto tra le mani." mi sorride dolcemente. "Siamo sposati, condividiamo la casa, le bimbe, il letto, l'amore, condividiamo la vita in generale. Quindi dobbiamo condividere anche quello che non mi fa sentire comoda o che mi fa arrabbiare."
"E cos'è che non ti fa sentire comoda?" si ferma un secondo e mi accarezza una guancia con dolcezza.
"Inizialmente non riuscivo a vederti come una persona." mormoro e lo vedo sgranare gli occhi. "Cioè si, aspetta fammi spiegare, sennò ti prende un colpo." ridacchio. "Avevo paura che tu mi giudicassi male, in realtà nemmeno tu, ma il mondo che ti circonda. Mi sentivo sotto esame, poi ho imparato a conoscerti davvero. Ho scoperto che anche tu ti senti spesso giudicato, che nascondi la timidezza dietro ad una specie di sfrontatezza. Che ti imbarazzi quando ti fanno dei complimenti in televisione, allora ti nascondi facendo lo sbruffone. Ho imparato che non sei solo Ignazio Boschetto, il cantante di fama mondiale de 'Il Volo', ma sei anche quello e mi va bene così. Mi sono innamorata di te nella tua totalità. Quindi non posso sentirmi a disagio se una volta la spesa e le bollette le paghi tu e la volta dopo io. Non mi interessa se mi compri un vestito, perché anche io se esco e vedo un jeans che secondo me ti starebbe bene o perché voglio farti semplicemente un regalo, te lo compro. Abbiamo una sicurezza economica che ci permette di stare tranquilli, ma lo sappiamo entrambi cosa significano i genitori che di notte piangono perché non sanno come comprare il pane e l'acqua... quindi, dopo tutto se vuoi comprarmi un vestito, perché ti fa piacere mi va bene." finisco con un sorriso appena accennato.
"Chi sei e che ne hai fatto di mia moglie?!" mi guarda stupito.
"Smettila cretino!" aggrotto le sopracciglia.
"Sei sempre la stessa che diceva che non bisogna sperperare soldi? A cui non potevo pagare nemmeno una cena?"
"Si e no."
"Cioè?"
"In alcune cose sono rimasta quella ragazzina, ma in tante altre sono tanto cambiata..." constato.
"È normale piccola... il cambiamento è inevitabile, che tu lo voglia o no. Gli eventi della vita cambiano le persone."
"Ti piace la nuova me?" chiedo sopo qualche secondo di riflessione. Ho paura della risposta.
"Si." afferma senza alcun dubbio nella voce. "Quindi ti sei arresa?"
"A cosa?"
"A tutto il mio mondo?" accenna un sorriso.
"Più o meno. Non mi arrenderò mai alle fan che oltrepassano il limite. Così come non capirò mai certe dinamiche del vostro mondo, ma come ho già detto sono ben felice di prendermi tutto il pacchetto se significa averti." lo guardo sorridendo.
"La mia gelosona." mi lascia la mano e mi stringe a se continuando a camminare con Luca leggermente davanti a noi.
"Si, ma sai cos'è che mi fa gongolare?"
"Cosa?"
"Loro ti guardano, e ti vogliono, ma la sera il letto lo condividi con me." sussurro al suo orecchio.
"Malefica." sussurra anche lui prima di scoppiare a ridere. "Luca, rimani te con la bimba?"
"Sisi, andate tranquilli."
"È questo il negozio?"
"Si, entra." mi poggia una mano sulla schiena ed entriamo.
"Salve, posso aiutarvi?" una signora che avrà più o meno l'età di mia madre ci riceve.
"Si, ho visto nel negozio di abiti da uomo un vestito nero in vetrina."
"Questo?" ci indica un vestito veramente bello indossato da un manichino.
"Questo!" afferma Ignazio.
"Lo abbiamo disponibile in diversi colori. Rosso, nero e bordeux." prende i vestiti degli altri due colori.
"Nero?" chiedo a mio marito con un sorriso.
"Nero."
"Se è possibile vorrei provare quello nero."
"Certo. Taglia credo vada bene questa." con un sorriso caldo prende il vestito nero dal retro e me lo porge. "I camerini sono da quella parte, se ha bisogno chieda pure." prendo il vestito tra le mani e mi chiudo dentro un camerino. Mi spoglio di tutto quello ho indosso tenendo solo la brasiliana. Indosso il vestito senza riuscire a chiuderlo completamente. Così esco fuori per chiedere aiuto.
"Potrebbe chiudermelo?"
"Certo." la signora me lo chiude. "La taglia è perfetta."
"Si, grazie."
"Le servono un paio di tacchi?"
"Mh, meglio grazie."
"Numero?"
"39." mi porta un paio di tacchi a spillo neri.
"Preferisce con o senza plateau?"
"Con, decisamente con." mi porge un paio di tacchi neri lucidi che indosso.
"Sta benissimo." mi scruta dalla testa ai piedi e sorride. "Suo marito l'aspetta di la." annuisco, mi guardo allo specchio e mi viene da sorridere. Effettivamente devo dare ragione a quel testone riccioluto. Questo vestito è stupendo e mi sta bene. Nasconde anche la pancetta che è rimasta dopo il parto. Raggiungo Ignazio lentamente ritrovando la stabilità sui tacchi che mi portano ad ancheggiare leggermente.
"Cazzo." deglutisce sgranando gli occhi.
"Ignà." gli lancio un'occhiataccia. "Le parole!" lo riprendo.
"Sei stupenda!" mi sorride e mi guarda.
"Ti piace?"
"Si, lo prendiamo assolutamente." si avvicina ancora a me. "Ma te lo metti solo quando ci sono io." sibila. "Ho già qualche idea su come togliertelo." abbassa ancora di più la voce ed io sgrano gli occhi, preoccupata che la commessa lo abbia sentito.
"Ignà." sento le guance andarmi a fuoco ottenendo un sorrisetto stupido. Ma veniamo interrotti dal pianto isterico di Vittoria.
"Salve, posso aiutarla?" la commessa accoglie mio fratello.
"Emh..." si guarda un attimo intorno e appena mi vede mi sorride nonostante il diavoletto piangente di mia figlia. "Cercavo loro."
"Cosa c'è? È piccolina? Non ci volevi più stare con lo zio?" mio marito si allontana da me e prende la piccola dalle braccia di mio fratello.
"Ah, è con voi." la commessa guarda la Vitto. "Che bella bambina. Complimenti."
"Grazie." rispondiamo insieme sorridendo. Ignazio prova a calmare la bimba ma mi guarda e piange disperata.
"Mi vado a cambiare e la prendo." mi faccio sganciare il vestito dietro e vado a rivestirmi.
"Eccomi." esco col il vestito posato sul braccio, la commessa lo prende immediatamente ed io prendo Vittoria che si accuccia sulla mia spalla e si calma lentamente.
"Andiamo?" Ignazio mi raggiunge con due buste tra le mani.
"Hai preso anche le scarpe?"
"Si."
"Le volevo prendere io." puntualizzo.
"Ora ti riconosco." ridacchia, saluta la commessa e si avvia fuori insieme a Luca. Saluto anche io, ringrazio e li seguo. "Ma che ha?"
"Sonno." me la sdraio sul braccio a pancia sotto e ci incamminiamo verso la macchina.
"Dorme già." Ignazio mi passa il braccio intorno al fianco e mi stringe a se.
"Stavi molto bene con quel vestito Becca." Luca mi affianca dall'altra parte.
"Grazie." sorrido beandomi della vicinanza dei miei uomini più importanti, oltre a papà.*POV IGNAZIO*
"Sei pronta?" urlo sbuffando impaziente seduto sul divano.
"Eccomi, eccomi." Rebecca scende le scale con i tacchi e il vestito comprato oggi, i capelli sciolti e leggermente arricciati e il trucco leggero in contrasto con le labbra rosso fuoco. Mi sorride quasi imbarazzata ed io impazzisco. Come cavolo facciamo a farci questo effetto dopo 8 anni? Mamma mia.
"Questa strafiga è mia sorella?" Luca si alza e le va incontro.
"Siete proprio belli, tutti e tre." Marta ci guarda sorridente. Finalmente le mie gambe trovano la forza per alzarsi e andare incontro a mia moglie. Le sorrido e le bacio una guancia. Sto per spostare i baci sulle labbra ma Vittoria si tira dalle mie braccia alle sue e lei ridacchiando la prende.
"L'allatto un'ultima volta e poi andiamo."
"L'hai allattata un'ora fa Rebe...! E mi hai lasciato 4 biberon! Quanto vuoi che mangi?"
"Mamma...! Già che non ce la portiamo dietro mi sembra assai... non rompere!" riesco a scorgere i dubbi e le insicurezze nel suo tono di voce, nell'espressione del suo viso e anche nelle movenze. Si siede sul divano, sospira agitata e allatta nostra figlia che di certo non si tira indietro.
"Andiamo amore? La bimba dorme, è il momento migliore per lei." le accarezzo la schiena. "E anche per noi." non ci viene per niente facile lasciare la bimba. Fino ad ora l'abbiamo lasciata solo una volta ad Elisa, ma siamo stati quasi costretti, quindi non conta molto.
"Andiamo." la stacca dal seno, si riveste e la mette con dolcezza nella navicella.
"Tra un po' non ci sta più..." constato guardando la mia bambina che dorme beata con l'orsacchiotto.
"È cresciuta un sacco..." Rebecca si mette accanto a me e mi posa la testa sulla spalla.
"Abbiamo fatto proprio un capolavoro." sussurro circondandole la vita con un braccio.
"Si amore, ma il capolavoro l'hanno fatto per primi i tuoi genitori 27 anni fa." mi sorride leggermente imbarazzata e infila la testa nel mio collo.
"Scema!" la stringo forte per non imbarazzarmi anche io.
"Andiamo piccioncini?"
"Si Luca." sbuffa arresa Rebecca. Accarezziamo con lo sguardo nostra figlia, salutiamo ed usciamo insieme a Luca.
"Vieni in macchina con noi?"
"No... anche perché spero di non tornare a dormire a casa stasera."
"Okay." sorrido malizioso.
"Piantala!" mi guarda male ed apre la sua macchina. "Ci vediamo al ristorante! Non vi fermate a scopare in un vicoletto per favore!"
"Luca!" strilla Rebecca imbarazzata.
"Come se non fosse mai successo...!" mormora mentre sale in auto.
"Ma...! Tu non gli dici niente?" mi accusa con il dito puntato.
"Che dovrei dirgli? C'ho perso le speranze ormai." cerco di trattenermi dal ridere. "Dai, monta amore." montiamo in auto.
"Ti ricordi dov'è il ristorante?"
"Si." accendo l'auto ed inizio a guidare verso il ristorante. "Tutto bene scimmietta?" le poso la mano sulla coscia.
"Sisi." lascia andare una risatina. "Stavo pensando alla faccia di Lisa quando le abbiamo detto come Luca ha ottenuto i vostri biglietti."
"Sei un po' malefica." scappa una risatina anche a me. "Si è stupita tanto?"
"È un pochetto si. Ma secondo me non ci crede ancora fino infondo." poggia la mano sulla mia e me la stringe.
"Dici?" alzo la mano senza togliere la sua, scalo la marcia e la riposo sulla coscia coperta dalle calze semitrasparenti. Mamma mia che voglia di staccargliele a morsi queste calze...
"Dico dico..." mormora. "A che pensi?"
"A come ti strapperei volentieri le calze a morsi." le dico osservando con la coda dell'occhio le sue guance arrossarsi. "Possibile che ancora dopo anni non ti sei abituata a queste mie uscite improvvise?" chiedo retorico sorridendo.
"No." sbuffa.
"Mi piace."
"Cosa?"
"Riuscire ancora a stupirti e farti arrossire ancora oggi. Mi piace metterti in imbarazzo." stringo le dita sulla coscia. "In senso buono ovviamente."
"Non c'era bisogno di specificarlo." sento i muscoli della sua gamba farsi tesi e il suo respiro cambiare impercettibilmente. Mi nasce un sorriso compiaciuto quando la sento spingere le cosce l'una contro l'altra.
"Siamo arrivati." sbuffo una risatina per riportarla con i piedi a terra.
"Si." il tono di voce leggermente strozzato.
"Andiamo." mi scappa una risata mentre apro lo sportello dopo aver posteggiato l'auto.
"Ciao!" mia moglie saluta quella che riconosco da quel famoso concerto.
"Ciao! Piacere Ignazio."
"Piacere mio, Lisa!" mi stringe la mano saldamente e non abbassa lo sguardo, cosa non scontata.
"Andiamo." Luca ci esorta ad entrare dentro.
"Salve, ho una prenotazione per 4 a nome Andreini."
"Prego venite." il cameriere ci accoglie. Mi starebbe anche più simpatico se evitasse di squadrare mia moglie per poi fermarsi nella scollatura profonda che le evidenzia il seno pieno così le poso la mano sul fianco marcando impercettibilmente il territorio mentre andiamo ad un tavolo appartato.

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Come te nessuno mai
Fanfiction-Continuo di "L'amore non basta (quasi) mai", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Come si affrontano le paure che un tempo ci hanno bloccati quando abbiamo altre persone che dipendono da noi in tutto e per tutto? E l'amore...