Capitolo 10

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*POV Rebecca*

"Martedì ricomincio a lavorare..." sospiro.
"E come ti senti per questa cosa?"
"Bene." mento istintivamente.
"Rebe..." mi ammonisce con lo sguardo.
"Un po' in ansia, ma alla fine prima o poi dovevo farlo."
"Andrà tutto bene amore." si avvicina, mi circonda i fianchi con le braccia e mi bacia sulle labbra.
"Senti ma visto che la bimba dorme e noi abbiamo già cenato, che ne dici se ci mettiamo sul divano a vedere una serie tv?" propongo stretta al suo petto senza la minima intenzione di lasciarlo andare, mi fa sentire bene stare così con mio marito.
"Che guardiamo?" sposta le mani sulla schiena e mi stringe ancora di più a se, poi mi lascia un bacio sui capelli.
"Non lo so in realtà." mi viene da ridere, improvvisamente felice e leggera tra le sue braccia.
"Allora fai una cosa scimmietta, mettiti sul divano, prendi la copertina che io vado a prendere le patatine e una birra per me e una coca cola per te." si stacca da me.
"Ho appena allattato, una birra piccola me la posso anche bere... basta non attaccarla al seno per le prossime 2-3 ore."
"No amore! Vi fa male."
"Ignà! Dammi una benedetta birra, sei diventato insopportabile! E le verdure, e la frutta, e la cioccolata no, e la roba fritta no, e la birra manco l'odore! Mica voglio ubriacarmi eh!" sbuffo innervosita, mi controlla tutto quello che ingoio da quando ho partorito!
"Rebe, non ti arrabbiare, mi preoccupo semplicemente di come state te e la Vitto!"
"E io questo lo so! Ma ti sto dicendo che io so come si allatta! So come devo mangiare e riesco a prendere la decisione di bere una birra o meno! E per la cronaca, dal punto di vista scientifico una birra una volta ogni tanto posso berla, la smaltisco in un paio d'ore e quindi la bimba non ha problemi! Non sono una cretina." mi lascio prendere dal nervosismo. Sua figlia dorme nella culletta, non sono io!
"Va bene, va bene." alza le mani e sparisce in cucina. Stringo i denti e mi siedo incazzata sul divano.
"Vengo in pace...!" Ignazio si lascia cadere sul divano accanto a me. "E con due birre!" mi guarda negli occhi con un mezzo sorriso e mi da una delle due bottiglie.
"Hai preso quella piccola anche te?" chiedo ancora innervosita ma non quanto prima.
"Si... ti faccio compagnia." striscia a sedere di fianco a me e mi mette un braccio intorno al collo attirandomi al suo petto. "Lo so che sono pesante, e che spesso esagero, ma preoccuparmi per voi mi rende un po' più facile affrontare la vita... Se potessi vi rinchiuderei in un castello, lontane dal mondo." gioca con l'angolo di un cuscino. "E non lo farei perché credo che non possiate affrontare il mondo. Sono io che ho difficoltà ad affrontare l'idea di voi due nel mondo. E lo so che sono il primo a spingerti a tornare a lavoro, a fidarti degli altri e a provare a lasciare la Vitto qualche volta, ma il sapere che sia giusto non implica che per me sia facile o che lo faccia volentieri. Quindi mi sfogo su ciò che posso, mi preoccupo che tu mangi bene, che la Vitto abbia più di quello che magari realmente necessita e altre cose..."
"Sono una stupida..." ammetto. Non sono stata nemmeno in grado di capire cosa provasse. Non mi sono chiesta nemmeno il perché delle sue azioni.
"Non sei una stupida. Gli stupidi siamo stati entrambi quando abbiamo creduto che ce l'avremmo fatta da soli. Che avere Vittoria ci avrebbe aiutato a superare il dolore per la morte di Margherita."
"Non credo che Vittoria sostituisca Margherita. Non perché le voglio meno bene, ma sono due bambine diverse. Ognuna ha il proprio posto."
"Lo so, pensavo semplicemente che con Vittoria avrebbe fatto un po' meno male... non so se capisci ciò che intendo."
"Si... ma perché non me ne hai mai parlato fino ad ora?" mi volto lentamente verso di lui e lo guardo negli occhi. Sono tristi e spenti e se potessi spaccherei il mondo per vedere un po' di serenità sul suo volto.
"Perchè..." si imbarazza e le guance gli si imporporano.
"Questa me la segno sul calendario! Ignazio Boschetto che si imbarazza!" cerco di scherzarci un po' su.
"Smettila Rebecca!" mi guarda male.
"Ma tu guarda questo...!" sbuffo fintamente innervosita. "Lui può prendermi in giro ed io no! È così che funziona il matrimonio?!"
"È esattamente così che funziona il matrimonio!" ride e mi toglie la birra di mano, posa la sua accanto alla mia, a terra, e mi trascina a cavalcioni sulle sue gambe. "Io ti prendo in giro, tu ti imbarazzi e ti fai mangiare queste guanciotte." mi mordicchia scherzosamente una guancia con le mani sui fianchi.
"Ahi!" lo scosto da me con una mano sulla fronte. "Scemo." gli sorrido e gli accarezzo il labbro inferiore con il pollice. "Dimmi perché non me ne hai mai parlato." gli accarezzo il volto ricoperto dalla barba.
"Perchè lo sai come sono fatto, finché riesco non voglio far pesare ciò che provo agli altri." ammette colpevole e abbassa lo sguardo.
"Però io non sono gli altri... io sono tua moglie."
"E infatti te ne ho parlato, forse non proprio subito ma l'ho fatto." si morde un labbro. "Adesso però ho un'altra idea." mi sorride furbo, porta una mano dietro alla mia nuca e sfiora i nostri nasi prima di far scontrare le nostre labbra. La sua mano preme ancora di più per farmi avvicinare ulteriormente. È un bacio lento, fin troppo calmo, così lontano dai baci frenetici che siamo soliti darci. Così, obbligata a sottostare al suo ritmo mi lascio baciare portando semplicemente le mani sul suo volto. Ignazio inclina leggermente la testa, prima a destra e poi a sinistra senza mai smettere di baciarmi, un sorriso mi sfugge dalle labbra quando sento i brividi percorrermi la schiena. È piacevole anche baciarci così. È così tanto piacevole che mi sfugge un mugolio sommesso, accolto con orgoglio dall'uomo che mi tiene in grembo. Sposta la mano dalla nuca fino ai fianchi, poi mi circonda la vita con le braccia e inizia ad accarezzarmi tutta la schiena, senza mai smettere di baciarmi così lentamente che abbiamo persino modo di respirare tranquillamente dal naso, contrariamente a quando dobbiamo staccarci per la tanta foga.
"Madre santissima!" mi viene da ridere quando ci stacchiamo.
"Addirittura?!" mi schernisce, con la testa piegata di lato e un sorrisetto stupido sulla bocca.
"Si, quant'è che non mi baciavi così?" chiedo senza nemmeno pensare.
"Non decido io in che modo baciarti, ascolto quello che mi viene da dentro." arriccia le labbra saputello.
"Forse abbiamo davvero bisogno di qualcuno che ci aiuti a superare determinati momenti..." lo rendo partecipe di un pensiero che mi aleggia nella mente da quando me l'ha detto a casa dei miei genitori.
"Si, ne abbiamo bisogno." poso la guancia sul suo petto.
"E abbiamo bisogno anche della palestra..."
"Eh?!" mormora stupefatto.
"Si bello mio, io voglio buttare giù questa pancetta che mi è rimasta dalla gravidanza e tu..." mi alzo e lo guardo. "Tu vai bene così, visto che ti alleni già, ma voglio compagnia." sbuffo imbronciata come una bimba di 3 anni.
"Vuoi venire in palestra con me?"
"Si, anche se odio andare in palestra, e poi voglio ricominciare almeno a camminare... non ti dico tornare a correre, ma almeno camminata veloce. Lì posso portarmi dietro anche la bimba."
"Se vuoi va bene, ma per me vai benissimo anche così." mi ripete per l'ennesima volta.
"Sono io che non mi vado bene così." spiego. "Già ho due tette che sembrano due palloni enormi... almeno la pancetta devo buttarla giù."
"A me non dispiacciono i palloni..." puntualizza.
"Non avevo dubbi..."
"Anche qui..." mi passa le mani sul sedere. "Senti che bellezza."
"Sei uno scemo!" mi stacco da lui e torno a sedermi al suo fianco. "Guardiamo la TV che è meglio." mi appoggio al suo petto e mi concentro sulla televisione.
"Quindi che guardiamo?"
"Boh. Vediamo cosa c'è." mi stringe a se e mi lascia un bacio sulla testa.
"Amore c'è una cosa che mi ronza in testa da un po', ma non so come potresti prenderla."
"Dimmi Rebe."
"Io tra un po'... e ribadisco un po', voglio un altro bambino."
"Cosa?" si tira su di scatto e mi guarda con gli occhi sgranati ed un sorriso genuino sulla bocca.
"Si... lo so che sono stata la prima a dire che un altro bambino adesso non lo voglio... ma tra un po' di tempo mi piacerebbe... se ti va, ovviamente." improvvisamente senza capire bene perché abbasso lo sguardo imbarazzata.
"Se mi va?!" mi guarda come se avessi tre teste. "Io lo farei anche subito!" in un battito di ciglia mi ritrovo sdraiata sul divano con il suo corpo sopra al mio.
"Subito? Nono, subito no! Almeno fammi perdere i chili che ho preso con la Vitto." gli poso le mani sulle spalle e lo stringo a me.
"Ma che me ne fotte a me di quei chili!" sbuffa e mi sfila la maglietta prima di fiondarsi sulla mia bocca.
"Mh. Non siamo un po' cresciuti per il divano?" mi scappa una risata interrotta da un gemito quando sento i denti sul collo.
"Non si è mai troppo cresciuti per il sesso sul divano." sibila tornando con la bocca sulla mia.
"Ah no?" ricambio il bacio e infilo le mani sotto la maglietta.
"No." mi accarezza la coscia che ho incastrato sul suo bacino.
"Via 'sta cavolo de maglia!" gli sfilo in fretta la maglietta. "Come sei bello amore mio!"
"Io? Ma ti sei vista tu amore mio?" spinge il bacino contro il mio ma veniamo interrotti dal pianto di Vittoria. "Dimmi che è uno scherzo." borbotta lasciando cadere la testa nel mio collo.
"Eh no amore." scoppio a ridere nonostante stia cercando di trattenermi. "Dai, alzati che vado a prenderla." premo le mani sulle spalle per farlo alzare.
"Si. Ma che ha già fame?" si alza.
"Non credo... ha mangiato un'ora fa."
"Anche perché hai bevuto la birra..." mi ricorda con la voce bassa.
"Mi sono tirata due biberon di latte." mi alzo in piedi, gli lascio un bacio sulla spalla e scappo di sopra dalla bimba. "Eccomi polpettina! Cosa succede?" appena mi affaccio al lettino dove dovrebbe dormire beatamente Vittoria smette di piangere e sgambetta in maniera eccessiva per essere presa in braccio. "Tu sei una polpetta viziata! Ecco cosa sei!" la prendo in braccio e la sdraio tra le mie braccia. "Dormi cucciola." sussurro, le bacio piano la fronte e le metto il ciuccio in bocca. Le accarezzo piano il visino rotondo, passo la punta delle dita sulle sopracciglia chiare che le contornano gli occhioni azzurri, così espressivi e felici. La sento rilassarsi sempre di più tra le mie braccia mentre continuo ad accarezzarle le sopracciglia e i suoi occhioni si chiudono lentamente.
"Si è già riaddormentata?" Ignazio mi appare alle spalle e il tono di voce basso non disturba minimamente la bimba che si è appena riaddormentata profondamente.
"Si." mi volto e gli lascio un bacio sulle labbra. "La metto nella culla che abbiamo in camera."
"Okay, vado a farmi una doccia." mi accarezza una guancia, bacia quasi impercettibilmente la testa con ancora pochi capelli della figlia e sparisce dalla mia visuale. Spengo la lampada a forma di orsetto che sta sul mobile in camera di Vittoria e vado verso la nostra. Accendo la lampada sul mio comodino e ripongo la bimba nel lettino vicino alla mia parte di letto, la copro e indosso il pigiama.
"Eccomi." Ignazio entra in camera coperto da un paio di boxer e i capelli umidi.
"Asciugati i capelli che ti ammali."
"Non c'ho voglia amò."
"Amò nulla, poi ti ammali." ribatto senza dargli modo di replicare. Ignazio sbuffa ma alla fine mi da retta e torna dopo qualche minuto con i capelli asciutti.
"Eccomi mamma." mi prende in giro mentre si sdraia accanto a me.
"Sdraiati qui amore." sbatto la mano sul cuscino di fianco a me e appena si sdraia lo stringo al petto.
"Mh." socchiude gli occhi sorridendo.
"Ti ho mai detto cos'è che mi ha fatto perdere la testa per te?" gli passo una mano tra i capelli ricci.
"Mh, no." risponde dopo qualche secondo, con un'espressione curiosa stampata in faccia.
"Mi sei piaciuto fin da subito, ma la cosa che mi ha fatto perdere completamente la testa per te è stata quando vi ho visti per la prima volta ad un concerto." gli accarezzo piano il lobo dell'orecchio.
"Quindi ti sei innamorata di me mentre cantavo?"
"No, cioè si ma no."
"Non capisco..."
"Se mi fai spiegare..." sbuffa fintamente innervosita. "Mi sono innamorata del modo in cui sorridevi mentre cantavi. Avevi un sorriso così bello che in quell'esatto momento ho pensato che sarei voluta essere anche io la causa di quel sorriso. Che mi sarei voluta impegnare affinché quel sorriso dalla tua bocca non sparisse mai."
"Rebecca..." mi fa un sorrisetto stupido ed imbarazzato contornato dalle guance leggermente rosse.
"Ma che ti sei imbarazzato?"
"No!" nega immediatamente guadagnandosi uno sguardo scettico. "Cioè un po'. Mi dici queste cose, all'improvviso..."
"Che ti devo mandare un telegramma prima?!" lo prendo in giro.
"Scema." borbotta prima di mordermi un braccio.
"Ahi." mi lamento. "Non smettere mai di sorridere così, quel sorriso è la cosa più bella al mondo."
"Come mai sei così dolce stasera?" gira il capo e mi guarda negli occhi.
"Che vorresti dire che di solito non lo sono?" spalanco gli occhi e la bocca. Ma guarda tu questo...
"Non in questo modo." mi punta gli occhi addosso e mi scocca un'espressione furba e maliziosa.
"Non ti preoccupare, ti amo anche se sei acida come il limone." mi piazza le mani sui fianchi e si abbassa a mordicchiarmi la pancia.
"Sei un cretino!" lo guardo male ma lo sguardo corrucciato dura poco quando mi alza il pigiama e si mette a farmi le pernacchie poco sopra l'ombelico.
"Scimmietta appena torno dal tour andiamo 3 giorni a Parigi, ti va?"
"Weekend romantico in famiglia?" mi mordo le labbra.
"Mh, si." mi bacia le labbra. "Tre giorni di cibo, coccole e tanto tanto sesso." mi stampa tanti bacini giocosi su tutto il viso.
"Se tua figlia te lo permette." mi scappa una risata.
"Non nominare quel mostriciattolino che secondo me lo fa di proposito."
"Cosa? Svegliarsi nei momenti meno opportuni?"
"Si, sembra abbia il sesto senso quando stiamo per scopare!"
"Oh! Piantala!" scoppio a ridere. "Vieni qua." lo spingo ad alzarsi e baciarmi. "Comunque adesso la Vitto dorme." mi mordo il labbro inferiore e allaccio le gambe intorno alla sua vita.
"Mh. Hai ragione." divora letteralmente la mia bocca e poi mi sfila il pigiama.
"Io ho sempre ragione!" puntualizzo e faccio passare le mani sotto la maglietta, percorro tutta la schiena muscolosa di mio marito. Arriccio le dita imprimendo le unghie nella schiena quando mordicchia e bacia la pelle sensibile del mio collo.
"Nei tuoi sogni bambolina!" ribatte continuando a torturarmi con la bocca e le dita che percorrono il mio busto nudo.
"Non mi chiamare bambolina!" sbuffo irritata da quel soprannome.
"Certo che tu zitta non ci stai nemmeno se ti pagano eh!" mi guarda male.
"Mai!" infilo le mani nei pantaloncini e poi ancora sotto i boxer. Ignazio geme sulle mie labbra quando Vittoria incomincia a piangere, di nuovo.
"Io non ci credo." mi guarda sconfortato, con le braccia a trattenere il suo peso ed il viso a pochi centimetri da me.
"Amore." cerco di consolarlo ma scoppio a ridere.
"Io davvero non ci credo." si alza da me e torna dopo qualche secondo con Vittoria tra le braccia che sorride beata. "Guardala come ride ora questa stronzetta!" mio marito tiene la nostra bimba tra le braccia che sgambetta e sorride fiera di essere tra noi due. "La addormento e la metto nella culletta attaccata al letto."
"Si, anche perché tra un po' non c'entra più."
"È cresciuta tantissimo!" la stende tra le braccia, pesca il ciuccio di silicone rosa che pende dalla catenella e glielo mette tra le labbra.
"Siete bellissimi insieme." un sorriso mi rapisce le labbra senza riuscire a distogliere lo sguardo dallo spettacolo più bello che ci sia al mondo, mio marito che tiene in braccio la nostra bimba.
"Tu sei bella." mi fa un sorriso genuino e poi intona la canzone con cui addormentiamo Vittoria fin dalla nascita. "Dorme." dopo qualche minuto la posa nella culletta attaccata al letto dalla mia parte, spegne la luce da notte che sta sul comodino e si stende di fianco a me. Con una mossa delicata mi attira al suo petto ed insieme ci addormentiamo.

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