Capitolo 24

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*POV Rebecca*

Mi sveglio improvvisamente, sentendo una pressione strana al basso ventre. Mi tocco la pancia prima di rendermi conto che il letto è bagnato. I casi sono due, o mi sono fatta la pipì addosso mentre dormivo, oppure... mi si sono rotte le acque. Merda. Merda. Merda!
"Ignà!" lo scuoto. "Ignazio!" lo richiamo.
"Oddio Rebè. Che minchia succede?" si alza di scatto.
"Mi si sono rotte le acque."
"Come ti si sono rotte le acque?!" mi guarda impanicato. Accende improvvisamente la luce accecandoci entrambi. "Non è che ti sei pisciata addosso?!" mi guarda dove ho bagnato il letto.
"No mister delicatezza!" lo guardo male. "Mi si sono rotte le acque e non so da quanto. Mi sono svegliata perché ho sentito una pressione molto forte al basso ventre."
"Ah..." mi fissa ma non si muove.
"Stai bene...?"
"Si dai... tu?"
"Per ora si." lo guardo stranita. "Vado a farmi una doccia." mi alzo e mi rinchiudo in bagno senza dargli il tempo di dirmi niente. Cazzo! Non voglio partorire. Inspiro profondamente e mi spoglio. Mi infilo sotto la doccia e ringrazio il cielo che dall'estetista sia andata pochi giorni fa. Il visino dolce e distrutto dal dolore di Margherita mi appare davanti agli occhi. Ti avrei voluta qua bambina mia. Gelosa di condividere mamma e papà, ma innamorata dei tuoi fratellini. Me la immagino con i capelli lunghi, gli occhietti furbi e le manine calde, invece il ricordo nitido del suo corpicino stremato e vinto dalla malattia mi annebbia il cervello. Perché proprio a me? Perché a noi? Perché non mi sono ammalata io? Una risposta molto probabilmente non c'è, ma posso provare a cercarla nel pensiero insistente di Vittoria e di questo bambino che sta per venire al mondo, che mi piombano addosso. Vi amo bambini miei, vorrei semplicemente avervi qua, tutti e tre. Vorrei poterti dire, Margherita, fiorellino della mia anima, che ti amo. Che sono orgogliosa di essere la tua mamma, nonostante non sia facile fare la madre di una bambina che non si può toccare e vedere, ma che si può sentire.
"Rebecca." la voce di Ignazio mi fa tornare alla realtà. "Amore." mi guarda con gli occhi lucidi ed io lo so che non sono l'unica a pensare a lei. "Vieni tesoro." mi fa uscire dalla doccia e mi avvolge nell'accappatoio, stringendomi a se.
"Ho paura." ammetto.
"Andrà tutto bene. Questa volta andrà tutto bene." mi fa una tacita promessa.
"Cazzo." mi piego su me stessa, aggrappandomi al suo braccio quando una contrazione mi investe in pieno.
Mi accarezza il viso con un sorriso e poi mi accompagna in camera, mi fa sedere sul letto, dalla parte asciutta e torna con uno slip. "Ti aiuto io." mi infila l'intimo su per la gambe. "Sono abituato al contrario ma va beh." mi fa un sorriso sghembo.
"Sei uno scemo." ridacchio di fronte al suo modo di combattere l'ansia. Finisce di vestirmi e prende la borsa con i miei vestiti e quella del bimbo.
"Ti accompagno in salotto e vado a prendere la bimba così la portiamo dai miei e poi si va in ospedale. Riesci a resistere?"
"Si, le contrazioni non sono così ravvicinate." andiamo in salotto, mi siedo sul divano e Ignazio sparisce a prendere la bimba. Guardo l'ora e quando mi rendo conto che sono le 5 mi sento improvvisamente in colpa, speriamo che riesca a non svegliarla, povera cucciola.
"Mamma dove vai?" inizia a piangere Vittoria. Cazzo.
"Amore la mamma va in ospedale, vedi il fratellino che c'è nella pancia?" le dice Ignazio.
"Si."
"Vuole nascere. Ora ti portiamo dalla nonna, così noi andiamo a far nascere il fratellino poi la nonna ti porta da noi. Va bene amore?" le spiega tutto come se fosse più grande dei suoi 18 mesi.
"Si." accuccia la testina sulla spalla di Ignazio e mi fa un sorrisone che mi scalda il cuore.
"Andiamo. Riesco a camminare." ci mettiamo tutti in macchina ed io approfitto di questi momenti, consapevole del dolore che arriverà tra poco.
"Come stai?" chiede tutto trafelato mentre guida verso casa dei suoi genitori.
"Per ora bene." faccio un piccolo sorriso. "Stai tranquillo amore." stringo la mano che tiene sulla mia coscia. "Ma l'hai chiamata tua madre?"
"No... mi sono dimenticato." ammette dopo qualche secondo facendomi sospirare. "Ormai siamo arrivati." scende e prende Vittoria. "Dai un bacio alla mamma amore." la avvicina a me e la bimba si aggrappa al mio collo e inizia a piangere.
"Voglio stare con te." si aggrappa ancora di più ed io inizio a piangere insieme a lei. Sarà l'ansia, la preoccupazione per questo bambino che deve venire al mondo, Margherita, sarà tutto ma non riesco a smettere di piangere e nemmeno a calmare mia figlia.
"Cucciola papà ti ha già spiegato..." le accarezza i capelli. "Vado a suonare a mia madre." me la lascia in braccio e va a suonare al campanello. Poveri, gli faremo prendere un infarto.
"Amore, come ti ha spiegato papà il tuo fratellino vuole nascere. Noi andiamo all'ospedale e tu rimani un po' con nonna Caterina, nonno Vito e la zia Nina, poi ti portano da me così stai con la mamma e con il papà e vedi anche il fratellino. Va bene cucciola?" annuisce continuando a piangere. "Ora basta piangere amore." sibilo senza voce quando una contrazione mi porta a stringere con forza la maniglia dello sportello.
"Mamma bua?" mi chiede Vittoria. Annuisco in silenzio, cercando di sorridere per non spaventarla più del dovuto. È già traumatico così per lei. Con Ignazio vuoi o non vuoi c'è abituata, ma io e lei non ci siamo mai separate.
"Eccomi." Caterina appare trafelata ed in pigiama. "Amore, vieni dalla nonna." Caterina prende Vittoria che continua a piangere disperata.
"Ti prego amore, non piangere."
"Vitto, ascolta un attimo la nonna." la prende in braccio nonostante la bimba continui a piangere disperata. "Adesso andiamo in casa, svegliamo la zia Nina, facciamo colazione e poi ti porto dalla mamma va bene amore?"
"Io voglio la mia mamma!" si arrabbia.
"Amore mio. Ascolta un attimo papà." Ignazio le si avvicina e Vittoria gli si getta in braccio. "Lo so che vuoi stare con la mamma, ma ora la nonna ha bisogno di te. Tu ora l'aiuti con la zia Nina poi ti mangi il dolce con la nutella e la nonna ti porta dalla mamma, okay piccolina?"
"Dolce con la nutella?" smette immediatamente di piangere e si getta su Caterina.
"Mi hai scambiato per un po' di nutella Ignà?!" lo guardo male ma un'altra contrazione mi fa piegare in due dal dolore.
"Andate all'ospedale se non volete che questo figlio di cui non ci avete manco detto il nome nasca nel mio giardino."
"Nonna, nutella!" Vittoria le prende il viso tra le mani e ci saluta con la manina.
"Ignazio. Ti prego!" non ne posso più dal dolore e si stanno ravvicinando le contrazioni.
"Si amore, andiamo." monta in macchina. "Mamma!" urla.
"Ti dai una mossa?! Cazzo!" sbraito. Io impazzisco dal dolore, ho una testa di 10 cm che vuole uscirmi da lì e questo si fa i cazzi suoi.
"Si amore, si. Mamma. Chiama Marta, Andrea e Luca."
"Si li chiamo io! Ma ora vai. Questa povera ragazza sta partorendo!" sbraita pure mia suocera. Grazie al cielo, qualcuno che capisce. Ignazio annuisce finalmente mi porta in ospedale.
"Guai a te se osi chiedermi un altro figlio! Intesi?!" sbraito mentre parcheggia ed io sono in preda all'ennesima contrazione.
"Andiamo Rebecchina."
"Rebecchina un cazzo!" sbraito. Adesso posso anche parlare male, la bimba non c'è. "Aiutami cretino. Non riesco nemmeno a camminare." lo insulto. Il cretino mi fa un sorriso dolcissimo che mi fa innervosire ancora di più, e mi piazza una mano sul fianco per aiutarmi a camminare. Ma possibile che nel 2023 ancora dobbiamo patire le pene dell'inferno per mettere al mondo un figlio?!
"Posso aiutarvi?" un'infermiera ci viene incontro.
"Mi si sono rotte le acque." le dico ovvia.
"Hai già le contrazioni?"
"Si..."
"Le hai monitorate?"
"Si... una ogni 10 minuti circa."
"Okay." mi fa un sorriso caloroso e riappare dopo qualche secondo accanto a noi. "Riesci a camminare?" annuisco e basta, sempre più paralizzata dalla paura. "Allora andiamo dal ginecologo di turno. Vediamo quanto sei dilatata e facciamo il tracciato. Ti hanno spiegato già tutto quello che succederà?"
"Si..."
"È il primo figlio?"
"No..." stritolo il braccio di Ignazio in preda ad un'altra contrazione. Maledizione! Voglio l'epidurale! Cazzo!
"Va tutto bene... tranquilla." l'infermiera mi accarezza i capelli finché non finisce questo strazio. Riprendiamo a camminare fino a che non bussa ad una porta.
"Dottoressa! Travaglio con contrazioni ogni 10 minuti circa."
"Si, arrivo." la dottoressa spunta dalla porta.
"Anna!" esclamo improvvisamente sollevata nel vedere la mia ginecologa.
"Rebecca! Ci siamo?" ci fa un sorriso e ci fa entrare nel suo studio.
"Lo sento giù." sospiro.
"Spogliati e vediamo la dilatazione." guarda un attimo Ignazio. "Tu siediti accanto alla sua testa."
"Sto bene..." deglutisce.
"L'hai detto anche l'altra volta, e poi sei svenuto per aver visto i capelli della bimba." ridacchia prendendolo in giro. "Quindi siediti." lo obbliga a sedersi dopo avermi aiutata a spogliarmi.
"Cavolo Rebecca! Sei già di quasi 7 cm." sorride felice. Lei è felice! Ovviamente, mica è lei che deve farlo passare da lì questo figlio...
"Quindi?" chiede Ignazio.
"Quindi facciamo il tracciato che quando arriva a 10 cm si va in sala parto." finisce di fare l'ecografia. "Rivestiti pure, il bimbo è incanalato bene e sta bene." Ignazio mi aiuta a rivestirmi e mi mettono seduta su una poltrona con delle sonde sulla pancia a fare il tracciato.
"Amore." Ignazio mi accarezza i capelli ripetutamente senza staccarsi da me di mezzo centimetro. "Riposati un po'."
"Non riesco Ignà... ho troppa paura."
"Vieni qua." si sporge e mi stringe a se. "Chiudi gli occhi qualche attimo amore."
"Non riesco." le lacrime mi scorrono inevitabili sul viso. "Non voglio che nasca."
"Amore, lo so che sei terrorizzata. Ma andrà tutto bene. Non sei sola." mi stringe ancora di più. "Io sono qua e non me ne vado." mi accarezza la schiena. "Ora e sempre."
"Mi sento in colpa per Vittoria." continuo a piangere in preda a mille emozioni contrastanti.
"Vittoria sta bene, piangeva perché ha percepito che noi siamo agitati. E poi stai tranquilla, mamma ce la porta appena abbiamo anche questo piccolino tra le braccia."
"Cazzo." gli stringo forte le braccia in preda all'ennesima contrazione. Non ne posso più, diamine!
"Finita amore?" mi accarezza il collo.
"Si..." sospiro sfinita. Mi lascio andare ancora di più addosso ad Ignazio.
"Ti amo. E ti invidio." mi prende le guance tra le mani e mi bacia dolcemente.
"Mi invidi?" lo guardo stranita.
"Si Rebecchina." mi sorride timidamente.
"E perché?"
"Perchè io sono padre, e amo i miei figli! Li amo più di me stesso. E ti sto vicino, sono presente quando nascono, voglio esserci e mi piace esserci, anche se mi viene la nausea." fa una piccola risatina ed io non parlo aspettando che prosegua. "Ma per quanto tu soffra, e per quanto faccia male partorire, io non potrò mai capire cosa significa sentire di mettere al mondo un figlio. Non so cosa significa affrontare una delle fatiche più grandi al mondo ed essere ripagato con una cosina minuscola e gigante allo stesso tempo che ti viene posata sul petto e per il quale sei l'unica cosa fondamentale al mondo." piango ancora di più per le sue parole e mi chiedo cosa abbia fatto nella mia vita per meritarmi un uomo così profondo.
"Amore... sei uno stronzo!" strillo all'ennesima contrazione.
"Shh, ora passa cucciola." mi accarezza e mi bacia ripetutamente la fronte e le guance, fino a che non passa.
"T'ho visto che ti viene da ridere stronzo!" Ignazio sta per rispondere ma si apre la porta.
"Finito il tracciato tesoro!" arriva un infermiera e mi smonta tutte queste cinture. "Hai le contrazioni regolarissime!" mi sorride. Cazzo sorride?! Io sto male e questa mi sorride.
"Chiamo l'ostetrica e la ginecologa." sparisce e torna poco dopo.
"Rebecca, vediamo come sei messa." dice Anna. "Spogliati pure." chiude un separè ed io mi spoglio, aiutata da mio marito. Diciamo che se conto le volte che mi sono spogliata per partorire tra le bimbe e questo principino qua mi hanno visto più volte loro che Ignazio da quando ci conosciamo... e credetemi che non siamo due monaci di clausura. "Rebecca, ci siamo!" Anna mi guarda felice.
"Che intendi?" sgrano gli occhi.
"Sala parto! Andiamo a far nascere questo principe!" si toglie i guanti. "Mettiti la camicia da notte, sei più comoda ed è più semplice da togliere." escono tutti dalla stanza e aiutata da Ignazio tolgo i vestiti e metto la camicia da notte, leggera e comoda.
"Ci siamo Rebecca!" mi bacia euforico. "Cazzo!" va a chiamare Anna.
"Sei pronta?" mi chiede.
"Si."
"Allora andiamo, cammina però che scende il bimbo."
"Non riesco." stringo forte le mani per un'altra contrazione.
"Ti aiuto io." Ignazio mi piazza una mano sotto al braccio per sostenermi e mi tiene l'altra mano e mi aiuta a camminare.
"Mettiti qui Rebecca." mi fanno sdraiare. "Devi decidere tu come metterti." alzo gli occhi e cerco il viso di mio marito.
"Sono qui. E non ho nemmeno la nausea." mi sussurra sorridendo. "Almeno non troppa."
"Rebecca, siamo vicine alla prossima contrazione, devi respirare come hai imparato al corso preparto." in risposta mugolo e basta. "Appena senti la contrazione spingi."
"Si." respiro forte, e quando arriva la contrazione spingo.
"Amore..." mormora quando gli stritolo la mano.
"Stai zitto e soffri con me!" gli urlo. "È colpa tua se sto così!" lo guardo malissimo. "Fatemi l'epidurale! Vi prego." piango come una disperata in preda ai dolori.
"Vuoi provare a cambiare posizione Rebecca?"
"Piccola, prova a metterti seduta come con Vittoria." Ignazio mi aiuta a tirarmi su.
"Mettiti dietro, stronzo." sussurro, e si, posso dirlo mentre sto sputando suo figlio da . In fretta si siede dietro di me e mi tiene le mani. Un'altra contrazione mi colpisce e d'istinto spingo. "Mi svengo... non ce la faccio. Non riesco."
"Si che ce la fai. Andiamo Rebecca, manca poco e avrai il tuo bimbo in braccio." chiudo gli occhi qualche attimo. "Fai una cosa Ignazio. Appoggiati allo schienale e fai appoggiare lei a te. Se si calma e respira bene sarà più veloce e semplice." sento che dice qualcosa la ginecologa ma non riesco a distinguere, sento solo parole vaghe.
"Rebecca." Ignazio mi accarezza una guancia. "Amore devi respirare. Ci siamo quasi."
"Rebecca, il tuo bimbo sta per uscire, ha la testina qua. Due spinte e ce l'hai in braccio."
"Non ce la faccio più. Voglio il cesareo."
"Lo so Rebecca che sei stanca, ma manca poco. Sei bravissima, quando arriva la prossima contrazione vai. Il tuo bimbo vuole assolutamente conoscere la sua mamma."
"Sei bravissima scimmietta. Bravissima." mi stringe forte quando spingo.
"Eccoci Rebecca, vai con l'ultima che sta uscendo la testa."
"La mia bimba." sospiro e spingo sentendo scemare una pressione.
"Eccolo!" grida Anna. "È nato!"
"Oddio." sospiro e un sorriso mi si dipinge naturalmente sulle labbra.
"Papà, lo tagli tu il cordone?"
"Si." risponde dopo qualche attimo. Mi sposta dolcemente, mi fa rimettere sdraiata e taglia il cordone.
"Ecco il tuo bimbo, mamma." un'infermiera mi sorride e mi posa il bimbo sul petto nudo.
"Ciao piccolo." sussurro piangendo a singhiozzi, non si può spiegare cosa si prova. "Ignazio." lo guardo negli occhi.
"Grazie Rebecca." gli accarezza la testina con la punta delle dita. "Ti amo." sussurra con le lacrime che gli bagnano il volto.
"Rebecca, allatti tu?" mi chiedono ed io annuisco stremata. "Allora prova ad attaccarlo subito." attacco il bimbo al seno che inizia subito a succhiare.
"Uguale alla sorella!" ridacchia Anna.
"Che nome metto sul braccialetto?" chiede l'infermiera con il sorriso.
"Mattia, Mattia Boschetto." sorride Ignazio tra le lacrime. Mi bacia sulle labbra mentre stringo tra le braccia nostro figlio. "Il nostro regalo più bello." fa riferimento al significato del nome.
"Allora, questo principino è lungo 53 cm e pesa 3,350 kg. Ed è nato il 20 ottobre alle 10." compila un foglio. "Adesso dammelo che lo laviamo, gli facciamo le analisi di routine e poi te lo riportiamo." l'infermiera me lo prende e lo so che non è così, ma non posso fare a meno di sentire la sensazione che mi stiano togliendo un altro pezzo di cuore. "Sei stata bravissima, nemmeno un punto!"
"Sta bene il bimbo?" chiedo sfinita.
"Si, tranquilla."
"Chiudi gli occhi amore. Vado ad avvertire i tuoi e i miei." seguo il consiglio di Ignazio e mi lascio vincere dal sonno. Sono stremata.

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