CAPITOLO 14 - TI AVREI RICONOSCIUTO TRA MILLE

356 26 455
                                    

Nei mesi successivi, dovetti abituarmi a una Salute fragile. Non sapevo perché il mio corpo avesse scelto di cedere proprio quando mi ero allontanato dalla magia numitates e molte notti, assalito da dubbi, paure e sensi di colpa, fui sul punto di tornare a Vicus Tuscus, ma riuscii a resistere. L'immagine del fanciullo che si tagliava le vene mi atterriva più di qualunque promessa avanzata dagli stregoni; i miei amici e ciò che stavamo costruendo erano, di contro, l'àncora a cui restare aggrappato.

Intanto, però, il miraggio di Pace scorto nella domus di Marco svaniva. Ogni settimana udivo notizie di tumulti, Quinto ci informava dei numerosi intrighi nel Senato ed entrambi i consoli perirono sul campo di battaglia. Due morti insolite che qualcuno imputò a Ottaviano.

I guadagni di Valerio subirono un drastico calo a causa dei legami commerciali con Bruto, io scrissi la mia nuova opera evitando qualsiasi verso fraintendibile e, alla prima messa in scena, esaminammo di sottecchi i presenti.

«Non si deve pensare che confluiscano qui i sostenitori dei cesaricidi» mormorò Volumnia, allacciandosi i sandali «Marco Catone è nel pubblico?»

Cornelio scosse il capo. «Ha raggiunto suo cugino in Oriente.»

«Ottimo.»

«Non direi. Significa che la morte di Cesare non è bastata: lui, Bruto e gli altri implicati nella congiura si preparano a sfidare ancora la Repubblica.»

«Sfide, guerre, risse... È possibile che voi uomini non conosciate un modo civile per risolvere i vostri problemi?!» Volumnia si aggiustò i fiori nell'acconciatura e sbuffò «Almeno, finché Bruto e i suoi complici sono lontani da Roma, non rischiamo di trovarli ai nostri spettacoli.»

«Una magra consolazione» mi sforzai di sorridere, con lo sguardo perso nel pubblico. D'improvviso, ai margini della platea, intravidi una donna dimessa. "Porzia? È davvero lei?"

Zigomi scavati, capelli ingrigiti, schiena curva. Sembravano trascorsi anni dal nostro ultimo incontro e, seduto al suo fianco, pure Sabino era invecchiato.

"Metà della loro anima è insieme a Marco e Bruto" riflettei "Ecco perché appaiono tanto spenti". Ero tentato di avvicinarmi, ma sapevo quanto fosse incauto e mossi gli occhi sulla prima fila, rintracciando Quinto e i suoi famigliari. Avevano un aspetto impeccabile, avvolti in toghe candide, eppure un'ombra gravava anche su di loro.

Marco Tullio Cicerone squadrava i presenti, magari nella speranza di ottenere parole e gesti d'ammirazione che, però, stentavano ad arrivare, mentre suo fratello osservava il palco con un ghigno famelico, attendendo impaziente l'entrata in scena di Volumnia. La sua Volumnia, come la considerava da dopo le Idi.

"Dovresti pagare per ciò che hai fatto" desideravo gridargli addosso. Invece, presi posto accanto a Cornelio. «L'hai visto?» bisbigliai «Cicerone importunerà...»

«Non gli conviene» m'interruppe lui, scostando le pieghe della tunica. Appeso alla cintura, c'era un pugnale ben affilato.

«Per Giove! Cosa...?!»

«Suvvia, non intendo usarlo a sproposito. Voglio solo girare per l'Urbe in sicurezza» Cornelio esaminò gli spalti, soffermandosi sul padre e lo zio di Quinto. «Chissà se si pentono di aver favorito Ottaviano» ragionò sottovoce «Adesso che è console, ha praticamente la Repubblica in pugno e i suoi alleati possono dormire sonni tranquilli. Tuttavia, scommetto che Cicerone lo immaginasse un burattino da manovrare e non sia felice di com'è evoluta la situazione. Insomma, Ottaviano ha l'intraprendenza di Cesare, arguzia politica, doti diplomatiche... Virgilio? Mi stai ascoltando?»

«Ehm... sì...» biascicai in tono distante. Condividevo i pareri del mio amico, ma in quel momento avevo lo stomaco sottosopra e l'attenzione fissa sul pubblico. C'era gente di cui preoccuparsi? Spie? Detrattori? La famiglia della mamma? Qualcuno capace di riconoscermi nei versi che Volumnia avrebbe declamato?

Acheronta MoveboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora