cedro

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Il tempo.
Invisibile, informe, forse anche infinito.
Scorre indisturbato, non aspetta e non ti da' modo di poterne godere un poco di più.
Tutto è tempo.
Viviamo in preda di esso, a quando terminerà, a come dovremo maneggiarlo e a come custodirlo.
La paura di perderlo ti divora a tal punto da non renderti nemmeno conto di starlo sprecando, aspettando invano che possa continuare la sua corsa in base al tuo piacimento.
Si può contare il suo scorrere attraverso un orologio, un cronometro o un qualunque altro mezzo per numerarlo.
Ma se si parla del futuro?
Del presente?
E del passato?
Come viene contato?
Il futuro è il presente stesso, sono le azioni che si compiono nel presente e che influenzeranno il supposto futuro.
Il passato è una frazione di tempo scaduta, che può essere stata utilizzata in modo corretto o sprecata.
Crea un ciclo infinito e sta' proprio a te non perderti in balia del ticchettio dello scorrere.

NEPHELE

22 giorni.
Sono trascorse esattamente tre settimane e un giorno da quella notte piovosa e caotica.
La scuola è rimasta chiusa per quasi una settima a causa del meteo e ho sfruttato quei giorni per riprendermi, fisicamente intendiamoci.
Il livido è ormai scomparso e il taglietto al labbro è guarito subito con la pomata che ho applicato.

Ho appena rischiato di essere investita con un toast in bocca e una scarpa slacciata.
Sono ovviamente in ritardo.
Stanotte ho dormito davvero poco, gli straordinari a lavoro sono delle vere e proprie torture psicofisiche.
Naturalmente ho ripreso a lavorare subito dopo l'apertura del locale, e devo dire che mi era mancato.
Risulta da pazzi ammettere di aver sentito la mancanza della schiena a pezzi e le gambe che non sostengono più il tuo peso, ma faticando e occupando la testa, in automatico non penso spesso all'accaduto.
Ci sono notti in cui mi impongo di non pensarci, di proseguire con la mia vita, e più quelle immagini non nitide si trasformano in vere e proprie proiezioni.
I miei fratelli non hanno fatto altre domande a riguardo, mentre la loro sopportazione nei propri confronti, è sul punto di sparire totalmente.
Non so cosa sia successo fra loro due, ma credo qualcosa di davvero grave.

Tra dieci minuti dovrebbero iniziare le lezioni ed io sono ancora a metà strada.
Il tempo è perennemente nuvoloso e pungente, soprattutto quello di stamani.
Continuo a camminare a passo svelto, ingozzandomi con l'ultimo boccone e con il telefono che vibra ininterrottamente nella tasca posteriore.
Lo afferro e sulla schermata appare la chiamata da parte di Michael.
-Nephele, dove diavolo sei?!
Mi si stanno congelando i peli del culo ad aspettarti!- urla dall'altro capo.

-Io sono quasi arrivata, tu, però, non aspettarmi.- lo avverto con il fiatone e i bronchi in fiamme.

-Per quasi arrivata cosa intendi?-

-Ehm...Sono a metà strada, ma sto arrivando.- posiziono anche l'altra bretella dello zaino sulla spalla.

-Certo che stai arrivando, in ritardo madornale pero'!
È appena suonata, devo andare in classe, oggi ho il test di storia.
Ci vediamo a mensa, un bacio.- lo saluto in fretta e rimetto il telefono in tasca.

Intravedo le bandiere svolazzanti e consumate della scuola in lontananza.
Avanzo affaticata verso l'edificio e controllo l'ora.
08:10, perfetto, sono in ritardo di dieci minuti, mi faranno entrare lo stesso, spero.
Arresto i miei passi e controllo nello zaino di aver messo la bottiglietta d'acqua o meno.
E non ho nemmeno il tempo di realizzare la scia di fumo che lascia dietro a sé una moto, che i miei jeans sono completamente fradici di acqua stagnante.

-Idiota!- strillo con le mani strette in due pugni.
Arrivo a scuola con i jeans appiccicosi e la voglia di uccidere il proprietario di quella bellissima Kawasaki Ninja, parcheggiata bellamente proprio qui di fronte.
Le suole delle mie converse bagnate si scontrano con il pavimento liscio e pulito, creando rumori che riecheggiano in tutto il corridoio desolato.
Ormai la prima ora è saltata, proprio quella di matematica.
Recupero dall'armadietto un paio di leggings che avevo lasciato per ogni evenienza e mi avvio verso i bagni, lasciando lo zaino in sala d'attesa.
Lo specchio lungo mostra interamente il mio aspetto.
La felpa rubata di Clay è larga e arriva a metà coscia, i leggins neri con un piccolo buchetto sul ginocchio, fasciano alla perfezione le mie gambe.
Non mi sono truccata oggi, non ne avevo voglia, come non avevo voglia di passarmi la piastra.
Sciacquo il viso con l'acqua tiepida e rimango per qualche secondo ad osservare il mio riflesso.

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