cuore

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Dedicato a chi ama
i propri fratelli.



NEPHELE

Rileggo una quinta volta il messaggio che mi ha inviato Clay.
Sembra che io sia congelata in questa stanza e che non capisca più un cazzo.

Sono certa che pur di non mandarmi un messaggio del genere, si sarebbe fatto amputare entrambe le braccia.
Di fatto lo trovo molto strano.

Avrebbe evitato come la peste di farmi preoccupare e me ne avrebbe parlato soltanto al mio ritorno da scuola.
Però sa anche che voglio essere a conoscenza di ciò che accade, soprattutto se si tratta di cose importanti.

Continuo a non capire, però.
Come non continuo a capire cosa ci sia che non vada in loro.

C'è ancora qualcosa che non mi convince nel loro rapporto ultimamente, ma ovvio che nel momento del bisogno, ci si aspetta un aiuto.

Non mi sono ancora dimenticata di quella discussione, dopo la mia aggressione, anzi.
Si palpava la tensione fra i due, qualcosa di così grave in grado di farli discutere in quel modo.

Di cosa si tratta?

E perché non ho ancora scoperto nulla?

Forse è qualcosa di intimo e non vogliono che io lo sappia.
Siamo fratelli, ci raccontiamo le cose più importanti, di sicuro non voglio essere a conoscenza di ogni loro dettaglio.

Si chiama privacy, e non potrei mai violarla.

Allora perché ho una sensazione negativa?

Mi alzo dalla sedia in maniera automatica, dopo svariati secondi passati a fissare lo schermo per assicurarmi che i miei occhi abbiano letto male qualche parola.

Spengo il cellulare e lo ripongo in tasca, poi mi avvio verso la porta e proprio in quel momento la professoressa la spalanca con un caffè fumante fra le dita e un sorrisone stampato in faccia.

«Nephele, dove stai andando?» non le rispondo nemmeno.
La supero senza darle ulteriori spiegazioni e con il respiro accelerato mi dirigo verso le scale antincendio, ovvero sul retro della scuola.

Il corridoio è deserto, si sentono soltanto i miei passi e il rumore fastidioso dell'asciugatore elettrico, presenti nei bagni.

I vari bidelli mi eviteranno l'infinità di domande e di perdere così del tempo.

Scendo le scale in ferro con il cuore che pulsa in gola e le gambe che tremano per l'agitazione.
Il pensiero che abbiano fatto del male ad Azrail è inaccettabile per il mio cervello.

Le conseguenze della mia fuga iniziano a riempirmi la mente, ma le scaccio prontamente.
Sono solita a farmi tante paranoie e a pensare prima di fare qualsiasi cosa.

Almeno, fino a qualche tempo fa era così.

Ci sono due cose che temo per davvero: la vecchiaia e che possa accadere qualcosa ai miei fratelli.

Forse sembrerò esagerata, troppo protettiva nei loro confronti, ma il fatto è che io ho solo loro.
Ho sempre avuto solo loro, sono stati l'unico vero appoggio solido, la spalla su cui contare realmente.
E gli unici ad avermi dimostrato sinceramente di volermi bene.

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