promessa

368 12 64
                                    

(Vi chiedo scusa
per l'attesa:'( )




NEPHELE

Il cielo ha smesso di piangermi addosso.

Giro la chiave nella serratura e le adagio sul piccolo portachiavi accanto alla porta.

Ho le labbra completamente fredde, così come il naso e le dita.
La tuta comoda che ho indossato è costellata da macchie più scure sulle cosce per via della pioggia, mentre il giubbotto è umido.

Lo sfilo velocemente e con le dita gelate, raccolgo i capelli in una delle mie solite acconciature disordinate, avvicinandomi alla cucina.

Tutte le luci sono abbassate e la casa è avvolta da un silenzio calmo.

La lampadina calda che penzola dal soffitto riscalda l'atmosfera, alleggerendo di poco il mio stato.
Recupero un bicchiere dalla credenza e ci verso del succo ai frutti rossi.

Sì, amo qualsiasi cosa sia composta da frutti di bosco o da soli frutti rossi.

Lo sorseggio con gusto e ne riempio ancora metà bicchiere, riponendolo poi nel lavandino.

Sento lo stomaco brontolare, così apro l'anta del frigorifero e ci trovo poco o niente.
Bene.

Mi sono dimenticata di fare la spesa oggi, e a quanto pare nemmeno i miei fratelli ci hanno pensato.

La parola fratelli si annoda alla gola e quasi l'appetito svanisce.
Staranno dormendo, o almeno credo.
Penso che dormire non sia fra le loro priorità attualmente.

Non sono l'unica a stare male.
Anche loro sono sicura abbiano un magone carico proprio sul petto che li opprime.
Vorrei essere partecipe dei loro pensieri, che mi raccontino in che guaio si sono infilati, che si sfoghino e che tornino i miei fratelli di sempre.

Richiudo il frigorifero con lo stomaco serrato e la gola arsa, di nuovo.
Abbasso l'interruttore della luce e salgo le scale buie.

Da piccoli si è terrorizzati dal buio, lo si immagina come il nascondiglio perfetto di ogni creatura spaventosa, un manto perfido che ti si incolla addosso e la perdita della cognizione degli oggetti circostanti.
Lo si sente persino dentro.
Crescendo si capisce che il buio è tutto, fuorché un nemico accanito.
È un amico.
Ti abbraccia con la sua sfumatura scura e ti protegge dai mostri che regnano nella tua testa.
Crea una pellicola di pace momentanea e ti coccola come una madre.
Ti accarezza ogni paura e ne assorbe l'integrità.
Mentre chiudi gli occhi, ormai già abituato al buio da non averne più paura.

Cammino a passo leggero e senza far alcun rumore, mi sporgo verso la camera di Azrail.
La porta è semichiusa e intravedo la schiena incurvata di mio fratello all'angolo del letto.
Regge la testa con le mani e guarda verso il basso.

Lotto con il mio orgoglio e dopo attimi di ripensamento, entro nella sua stanza ordinata.

Lui si accorge subito di me e solleva il mento con uno scatto.

Ha il viso esausto, le spalle rilassate verso il basso e gli occhi attraversati dalle parole che non riesce a pronunciare.

Così mi avvicino e lo affianco senza parlare.

HelianthusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora