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La Nevermore Academy era una scuola speciale: costruita per accogliere studenti con poteri fuori dal comune, per aiutare i giovani a controllare le proprie capacità e trovare loro stessi grazie al confronto con i loro simili.

La Nevermore Academy stimolava l'appartenenza, lo spirito di squadra e la competitività.

La Nevermore Academy era tutto questo e molto altro ancora, o più semplicemente la "Scuola per Reietti" della sfortunata cittadina di Jericho.

Per quanto la Preside e i professori della scuola cercassero di romanzare la situazione il più possibile, la verità era che per gli studenti non fosse sempre facile: tutti coloro che indossavano la divisa della Scuola erano automaticamente ignorati, evitati come infetti o perseguitati.

Questo però non impediva ai ragazzi di approfittare delle ore di "libertà" che venivano concesse: in questi momenti agli studenti era concesso di uscire dai confini della Nevermore per recarsi a Jericho ed assaporare, per quanto possibile, un assaggio di normalità approfittando delle attività di svago che la cittadina aveva da offrire.

Tutto questo a patto che non creassero problemi o mettessero in cattiva luce la Scuola.

Sicuramente Xavier Thorpe questo lo sapeva bene.

Non teneva più il conto di quante volte aveva dovuto scontare punizioni a causa dei suoi comportamenti a Jericho.

C'era stata quella volta in cui un cretino aveva cancellato uno dei suoi murales: Xavier lo aveva rintracciato e aveva fatto in modo che si scusasse. Ovviamente aveva dovuto insistere un po' a modo suo, ma aveva sentito distintamente le parole "mi dispiace" uscire dalla sua bocca, tra i singhiozzi, e questo gli era bastato.

Un'altra volta invece un gruppo di ragazzi accerchiarono il suo amico Eugene come dei vigliacchi, se ne accorse appena in tempo per intervenire.

Ah, di questa cosa invece non andava fiero, ma è risaputo che quando si è in compagnia le situazioni sfuggono sempre di mano: un pomeriggio insieme al suo migliore amico, Ajax, avevano rubato delle birre da un supermercato ed erano ovviamente stati beccati dalle telecamere di sicurezza.

Sicuramente in passato aveva esagerato, ma erano i suoi primi tempi alla Nevermore e ancora doveva abituarsi ad avere a che fare con l'odio incondizionato che le persone normali provavano verso i Reietti.
Le sue bravate da adolescente invece venivano sfogate più raramente ormai, era cresciuto ed era conscio del fatto che, più teneva buona la Preside Weems e più poteva continuare a vivere "quasi" liberamente.

Xavier amava dipingere ed era anche il suo unico modo per esprimere ciò che nella sua testa era sempre confuso e sfocato.
Era un sensitivo, aveva spesso delle visioni e i suoi disegni erano allo stesso tempo uno sfogo e una persecuzione: le visioni spingevano con forza per essere liberate dalla sua mente e sussurravano, una volta sulla tela, per essere animate e diventare ancora più reali.

Queste erano le capacità di Xavier, ma negli ultimi tempi i suoi quadri erano diventati quasi tutti simili: da giorni una ragazza che non conosceva si presentava nella sua testa e faticava ad uscirne.

Durante le visioni accadevano molte cose, ne era sicuro, ma al risveglio l'unica cosa che ricordava erano un paio di occhi verdi, con lunghe ciglia scure, che lo scrutavano e gli facevano percepire un forte peso nel petto e una mancanza viscerale che non riusciva a spiegarsi.
Più spesso di quanto voleva ammettere, queste sensazioni al risveglio erano accompagnate da un'ingombrante presenza in mezzo alle gambe che pregava per essere soddisfatta.

Xavier non si spiegava chi potesse essere la ragazza delle sue visioni e si sentiva un pazzo, più del solito: nella sua stanza aveva ormai decine di tele raffiguranti quegli occhi.
Se li sentiva sempre addosso, anche in quei momenti in cui il bisogno di trovare la loro padrona e sentirla più vicina, più reale, lo spingeva ad auto-soddisfare le sue pulsioni per calmarsi e tornare nuovamente lucido.

Si convinse che sicuramente aveva bisogno di svagarsi, e che la sua testa glielo stava comunicando attraverso una ragazza misteriosa: il frutto proibito, ciò che non conosci, che desideri, ciò di cui senti il bisogno.
Doveva distrarsi e sfogarsi ad una festa, magari trovare una ragazza.
Sì, ecco di cosa aveva bisogno.

Scoprì che quella che pensava essere la soluzione a tutti i suoi problemi era proprio a sua disposizione, come se anche il destino avesse voluto aiutarlo: la preside Weems aveva infatti autorizzato per gli studenti un'uscita serale.

Le uscite autorizzate di questo tipo erano più rare rispetto a quelle alla luce del sole, era la sua occasione finalmente.

Eyes - Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora