𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒𝟔. 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐥𝐨

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Draco

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Draco

Draco stava urlando contro Madama Chips e la McGranitt da una mezz'oretta abbondante, perché le due donne erano ostinate a tenerlo fuori dall'infermeria e lui insisteva per restare al fianco di Hermione.

Aveva provato a farle cedere in tutti i modi; promesse di donazioni, finanziamenti e sponsorizzazioni, la minaccia di restare dietro la porta a far baccano finché non lo avessero fatto entrare, persino quella di dare fuoco al Platano Picchiatore, ma la Preside sapeva che non lo avrebbe mai fatto veramente perché non si sarebbe giocato la sua sola occasione di libertà per niente al mondo, non quando aveva ancora la speranza di poter trascorrere il resto della sua vita con Hermione Granger.

«Cosa succede?»

La voce di Adrian Pucey sovrastò sia le urla di Draco, sia i tentativi di Potter di farlo calmare, sia le proteste delle due donne.

«Oh, signor Pucey!» esclamò Madama Chips, con aria grave. «C'è stata un'altra vittima! La signorina Granger... Le avevo detto di avvisarti della sua condizione...»

Il biondino cessò di agitarsi tutto d'un colpo. Studiò la reazione di Pucey con una smorfia in volto, mentre lo guardava irrigidirsi e deglutire forte.

Lui sapeva. A Pucey, ovviamente, lo aveva detto.

«Ero stato informato, in effetti», confermò l'ex Serpeverde dopo qualche istante di silenzio. «Hermione era convinta di avere ancora tempo. Un mio errore di giudizio fidarmi delle sue rassicurazioni in merito.»

Se Potter non avesse avuto le mani serrate sulle sue braccia, Draco ne era sicuro, si sarebbe scaraventato contro il giovane e lo avrebbe preso a pugni. Era sul punto di urlargli contro, di chiedergli dove diamine fosse l'onnipotente Auror mentre la sua ragazza si buttava giù dalla Torre d'Astronomia, - e forse lo avrebbe anche fatto, se il senso di colpa per non essersi accorto che si era alzata dal letto non fosse stato così acuto -, quando Pucey lo spiazzò completamente.

«Entro a vederla», disse Adrian in tono fermo. «Malfoy viene con me.»

Potter dovette sentire i suoi muscoli rilassarsi, perché lo lasciò andare immediatamente.

Non proferì parola, mentre lo seguiva all'interno dell'infermeria.

Hermione giaceva in una brandina, nascosta alla vista di occhi indiscreti da ampie tende; era stata lavata dal sangue che aveva perso e le avevano messo addosso una vestaglietta da ospedale. Sembrava così piccola e indifesa, immobile su quel materasso duro, che Draco riuscì appena a sopprimere l'impulso di scoppiare a piangere di nuovo.

Deglutì forte e le si avvicinò lentamente, inginocchiandosi al suo fianco per guardarla da vicino e accarezzarle i capelli con dolcezza; era innaturalmente pallida e sul suo volto aleggiava ancora la stessa espressione di dolore che le aveva visto quando l'aveva afferrata al volo; Draco aveva sperato, almeno, che il sonno in cui era sprofondata fosse tranquillo, ma sembrava più che fosse bloccata in un incubo e non riuscisse a svegliarsi. Fu tentato di baciarla, di stringerla, di sussurrare il suo nome per vedere se poteva riportarla a sé come faceva quando era in procinto di fare un brutto sogno ed erano a letto insieme... le prese una mano e la sollevò, portandosela alle labbra; le premette contro la sua pelle, serrando gli occhi, desiderando con tutto sé stesso che potesse percepire la sua presenza, il suo amore.

Salazar's Code | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora