4. (Ri)conoscersi

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Charles
Arrivò a Maranello con la sua Portofino rossa; nessuno gli rivolgeva troppe attenzioni e pensò che Mattia avesse già reso pubblica la sua decisione. Scese dalla macchina e squillò il telefono. Charlotte.
"Sono a Maranello, ti chiamo dopo."
"Cazzo mi hai lasciata ad Abu Dhabi, non mi rispondi per giorni e poi mi parli così?"
"Ho detto dopo." E mise giù.

"Allora Mattia, eccomi. Dammi i fogli che non vedo l'ora di uscire da qui."
"Charles, siediti per favore, parliamone."
Ma Charles rimase in piedi, consapevole che un discorsetto del team principal sarebbe riuscito a mettere in dubbio la sua decisione.
"Non voglio parlare, voglio uscire da qui libero."
"Ti costerà un occhio Charles, rescindere un contratto non è semplice come credi."
Charles tirò fuori dalla tasca le chiavi della Portofino e le lanciò sulla scrivania.
"Che dici, è sufficiente?"

Charles si stupì dell'arroganza con cui si stava rivolgendo al suo team principal, non aveva mai trattato nessuno così. Per non parlare del modo in cui si era comportato con la sua fidanzata. Le incomprensioni dell'ultimo periodo non erano una ragione sufficiente per lasciarla sola a 6000 km di distanza.
Binotto sembrava essersi accorto del suo momento di riflessione, perché attaccò col discorsetto.
"Tutti i sacrifici che hai fatto, non ci pensi? Jules, tuo padre..."
"Non nominarli. Loro non c'entrano niente." Disse Charles, più a sé stesso che a Mattia.

"Senti, so che sei combattuto, altrimenti mi avresti fatto mandare le carte dal tuo avvocato. Facciamo una cosa, ok? Tu adesso ti metti nella stanza di vetro e ascolti il colloquio che sto per fare. Si tratta di una ragazza, ha la tua età, e penso che dovresti conoscerla."
Charles, troppo stanco per ribattere, annuì. E si posizionò nella stanza alla sua destra: poteva vedere e sentire, senza essere visto. E aspettò che il suo destino bussasse alla porta.

Silvia
Pagò il taxi e entrò nel complesso di Maranello. Mostrò la mail che Binotto le aveva inviato per accedere al suo ufficio e venne gentilmente accompagnata all'edificio indicato. Notò subito una Ferrari fiammante e si sentì più inadeguata che mai. Si fece coraggio e prese l'ascensore, poi bussò all'ufficio indicato.
Binotto era seduto alla scrivania, sembrava aver avuto una brutta giornata. Il suo sguardo cadde sulle chiavi della Ferrari tra i fogli.

"Buongiorno Silvia, benvenuta a Maranello. Piacere di conoscerla di persona."
"Il piacere è mio."
Silvia si mise a sedere e attese la porta in faccia che si aspettava di ricevere. Invece arrivò una richiesta decisamente particolare. Il giorno prima aveva maledetto il fatto di non avere tempo per prepararsi: alla luce della domanda di Binotto, qualche giorno in più non sarebbe comunque servito. Non si aspettava nulla di simile.

"Senta, mettiamo il caso che il mio primo pilota volesse abbandonare la scuderia. Cosa farebbe per convincerlo a restare?"
"Gli offrirei delle garanzie: supporto, fiducia." Silvia sperava che quella frase non fosse uscita come una frecciatina.
"Quindi pensa che la scuderia non lo abbia fatto fino ad adesso?"
"Beh, mi baso solo su ciò che ho visto da fuori, ma direi di no. Leclerc è il primo pilota giusto? Allora perché a Silverstone è stato favorito Sainz? Perché in Olanda è stato chiesto al pilota di mantenere la sesta posizione, invece di tentare l'assalto al podio?"
"Perché non esistono solo gli obiettivi individuali, e grazie a quel sesto posto abbiamo festeggiato un secondo posto di squadra. So già cosa ne pensa, ma me lo ripeta, per favore."
"Onestamente, credo che avere Leclerc e festeggiare un secondo posto costruttori sia da imbecilli. La macchina funziona, lui guida meglio di tutti gli altri."
"Quindi secondo lei quale sarebbe un obiettivo percorribile per la prossima stagione?"
"Il mondiale."
"E se le dicessi che il nostro obiettivo è di mantenere il secondo posto costruttori, come si comporterebbe, accetterebbe comunque l'offerta di lavoro?"
"Sinceramente? Se l'obiettivo dichiarato è questo, non accetterei neanche per i milioni che prende Leclerc, figuriamoci per 800 euro."

Binotto sorrise, la porta di vetro alle sue spalle si aprì. Charles Leclerc uscì di corsa.
"Resto." Disse. Poi prese le chiavi della Portofino dalla scrivania e se ne andò senza considerare la ragazza più di tanto.
"Sei assunta."

PROMISES - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora